E la riunione di maggioranza finì con il gioco del cerino: chi si brucia? (di F.Ducato)

Franco Ducato

Conte del Piglio (ma non) in Purezza

 

di Franco DUCATO
Conte del Piglio (ma non) in Purezza

 

 

Un massacro. Una carneficina. Un tutti contro tutti che, in confronto professionisti come Quentin Tarantino, regista di The Hateful Eight, o Sam Peckinpah Peckinpah, autore de Il mucchio selvaggio, dovrebbero vergognarsi. Oppure, pensate a Perfetti sconosciuti, il film di Paolo Genovesi in cui una serata tra amici diventa il pretesto per trovare gli scheletri negli armadi dei presenti. E nessuno è innocente. Non del tutto, almeno.

E’ stata tutto questo la riunione di maggioranza che ad Anagni si è tenuta ieri. Che vi fossero i presupposti per un confronto caldo era nell’aria, visti i presupposti. Che tutto deflagrasse in un j’accuse senza soluzione di continuità, meno.

A scaldare tutto ci ha pensato, e c’era da aspettarselo, Fabio Roiati. Che, libero da vincoli ufficiali, ha vuotato il sacco sulle questioni che lo hanno portato alla restituzione della delega alla Sanità. E dunque (dicono i presenti): “ho fatto un passo indietro perché non ce la facevo più a stare in una situazione in cui Iil Pd, locale e regionale, non ha fatto un passo per difendere davvero l’ospedale. Un Pd che ha svenduto Anagni ad altre realtà più pesanti sul piano politico”. Questo il senso dello sfogo di Roiati. Che, ovviamente, ha avuto la solidarietà di tutto il gruppo di Progetto Anagni.

Ma non è finita qui. Lo scontro ha coinvolto anche Alberto Floridi, accusato senza mezzi termini di essere stato, a suo tempo, troppo critico nelle dichiarazioni relative al voto sul Bilancio.

Ma dove si è raggiunto l’apice, dicono i bene informati, è stato durante l’intervento di Maurizio Bondatti. Il consigliere comunale (e provinciale) del Pd ha cominciato a sparare a zero contro i dipendenti del comune. Accusati di essere troppo assenteisti e votati al cappuccino, più che alle pratiche. Chiedendo senza mezzi termini un sistema di controllo più rigoroso. Arrivando a minacciare “il tintinnio delle manette”. E innescando un’epocale diatriba con Roberto Cicconi.

Per non dire di Sandra Tagliaboschi, che ha platealmente accusato il vicesindaco Simona Pampanelli e l’assessore Alessandra Cecilia di non essere all’altezza. Dicendo, senza mezzi termini, di provare “imbarazzo e vergogna agli occhi della cittadinanza” per quanto fatto finora.

Dicono quelli che c’erano che la Pampanelli nella replica avesse le lacrime agli occhi.

E poi, Giuseppe De Luca arrabbiato con Egidio Proietti che faceva le domande su suggerimento di altri. Urla strepiti, toni scomposti.

Difficile non pensare che tutto questo possa avere a che fare (forse) anche con la Caporetto del Pd a Frosinone. Inevitabile che qualcuno voglia adesso presentare il conto. Il problema è chi quel conto ora deve pagarlo. A occhio, Progetto Anagni (e altri) attaccano il Pd. Che reagisce attaccando a sua volta (vedi la Tagliaboschi vs. Pampanelli e Cecilia).

In gergo, si chiama gioco del cerino.

Vediamo chi si brucia.

 

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