Il Pd cambia generazione ad Anagni: Proietti è segretario (di F. Ducato)

Fine del commissariamento nel Pd di Anagni: Proietti è il segretario. Come a Formia, si volta pagina. E come a Formia c'è una lacerazione con il passato. Cosa accadrà ora.

Franco Ducato

Conte del Piglio (ma non) in Purezza

Non è la stessa spiaggia. Ma è lo stesso mare. C’è una invisibile linea politica ad unire Anagni con Formia. La città sul Tirreno l’altro giorno ha voltato pagina, mandato in soffitta figure storiche del Partito Democratico e si è affidata a due ragazzi che messi insieme sommano poco più di cinquant’anni, eleggendoli Segretario e Presidente del Partito. (leggi qui Rivoluzione Pd: segretario giovane e fusione dei tre circoli). Ora è il turno di Anagni: anche in collina, lontano dal mare, il Pd cambia generazione, manda in soffitta i vecchi generali e si affida ad Egidio Proietti.

Ad Anagni come a Formia, l’elezione non è stata indolore.

L’elezione di Egidio Proietti a segretario del Partito Democratico di Anagni colma senz’altro una lacuna che in città, da troppo tempo, tutti quanti, più o meno velatamente, avevano denunciato. Senza nulla togliere alla figura di Francesca Cerquozzi, che ha gestito una fase difficilissima per il Partito, dopo la batosta elettorale che ha consegnato la città alla guida della destra e di Daniele Natalia, da troppo tempo si aspettava che il Partito riprendesse a percorrere una strada vera, non solo l’ordinaria amministrazione che il commissario straordinario, forzatamente ricordiamolo, ha dovuto portare avanti negli ultimi mesi.

Il punto centrale è: che cosa può fare adesso l’ex consigliere comunale del Pd, il più votato nell’elezione del 2014 che aveva portato alla vittoria Fausto Bassetta, all’interno di una realtà, quella del Pd, che appare quantomeno lacerata?

Non è un caso infatti che proprio pochi giorni fa alcuni tra gli appartenenti al Partito, che si sono però riconosciuti critici rispetto alla linea di maggioranza, capeggiati dal ribelle per definizione Vittorio Save Sardaro, si sono incontrati per cercare di esprimere una idea alternativa di Partito. Oltre a Vittorio era presente a quella riunione Maurizio Bondatti, non propriamente un personaggio poco importante all’interno del Partito. Segno che in ogni caso il malessere c’è.

Ora l’elezione c’è stata. Egidio Proietti è il personaggio giusto per gestire questo malessere? Dipende ovviamente da come si comporterà adesso, a partire dai suoi primi passi. L’indicazione di Egidio Proietti come segretario è, per dirla in modo chiaro, il tentativo di arrivare ad una mediazione tra le due anime del Partito. Esattamente come a Formia dove le anime erano addirittura tre ed ognuna aveva un Circolo di riferimento.

Ad Anagni, da una parte c’è quella sensibilità che vorrebbe la permanenza nel Pd di una voce comunque importante come quella dei Tagliaboschi. Dall’altra quella di chi vorrebbe invece tagliare i ponti con il passato per scrivere un’altra storia. Proietti, per storia e per atteggiamenti, rappresenta la continuità con il passato. Ma ha dimostrato di avere comunque autonomia quando, per fare un esempio,  ha deciso di non ricandidarsi non essendo completamente d’accordo, secondo più di qualcuno, con l’indicazione del candidato a sindaco.

Queste qualità gli serviranno per un percorso che dovrebbe articolarsi in due direzioni.

La prima è il tentativo di rinsaldare una minoranza che in molti casi, negli ultimi tempi, è sembrata andare in modo disorganico. È chiaro che è difficile mettere assieme casapound e 5 Stelle in consiglio; ma è ancora più chiaro che un coordinamento che insista su alcuni punti, e che individui le contraddizioni della maggioranza su cui puntare, è improcrastinabile. Vicende giudiziarie, stadio comunale, ex polveriera, parcheggio di San Giorgetto, equilibri di giunta e di maggioranza; sono tutti punti su cui insistere in modo pressante, non con una nota stampa ogni tanto. 

La seconda è il tentativo, forse ancora più difficile, di ricostruire, prima ancora che la pace tra dirigenti e figure storiche, il tessuto del Pd in città. Quello che è successo ad Anagni dal 2016 in poi è stato, più o meno parallelamente rispetto a quello che è accaduto a livello nazionale, la perdita dell’identità del Pd. In tanti hanno cominciato a sentirlo come il partito dell’istituzione, ed a tirarsene fuori. La reazione è stata quella dell’arroccamento nella difesa dell’esistente. Fino al punto di arrivare, si ricorderà, a 33 tessere.

Ma, come insegna il tenente Drogo ne Il deserto dei Tartari, di sterile difesa dei confini si può morire. Il Pd, ad Anagni e non solo, ha bisogno di tutt’altro. Di parlare con voce chiara, magari anche critica; di riaprirsi alla società civile, ai tanti giovani ( e non solo) che non vogliono rassegnarsi all’esistente. Di essere una promessa di cambiamento vero.

Il destino di Proietti dipende da questo. Se, come segretario, si limiterà a gestire il gioco delle correnti, magari tacitando qualche ribelle con una poltrona, la sua partita sarà persa prima di cominciare. Se riuscirà a parlare con una voce sua, potrebbe invece quasi far risvegliare una sinistra che in città è addormentata, ma non ancora morta.