Sinistra senza Pace. Salta il patto Pd-Civici: con due versioni dei ricordi (di F. Ducato)

Salta l'ipotesi di intesa tra Pd e civici. Il banco salta sul nome del candidato. No all'ipotesi di primarie. Il grande mistero della conferenza fantasma.

Franco Ducato

Conte del Piglio (ma non) in Purezza

Pirandello recitato ad Anagni. Con un dato reale (lo strappo nelle trattative tra Pd e civici su alleanze e candidato a sindaco) che viene raccontato in almeno due versioni differenti. Ognuna delle quali serve a dare la colpa all’altro per la fine della trattativa. Ed una conferenza stampa annunciata e poi annullata nel giro di poche ore.

Sembra, appunto, la trama di Così è se vi pare. Con gli esponenti del Pd e delle liste civiche vicine al Partito Democratico (almeno fino a ieri) del ruolo del signor Ponza e della sua surreale famiglia.

 

Tre nomi e nessun accordo

Quella che segue è anzitutto la cronaca della riunione che va in scena la sera del 25 aprile scorso ad Anagni, per cercare di arrivare alla quadra nel centrosinistra sia sul piano della definizione delle forze in campo che su quello del nome del candidato.

Sul campo ci sono gli esponenti del Pd (tra i quali il segretario locale Francesco Sordo e quello provinciale Domenico Alfieri) e quelli di Polo A…nagni, la rassegna civica che racchiude tra gli altri, gli ex di Progetto Anagni, i componenti de La rete dei cittadini. Oltre agli esponenti di Anagni democratica, rappresentata da Cesare Giacomi.

La discussione verte subito sulla necessità di arrivare alla sintesi, visto che una precedente riunione, tenutasi la sera prima con le stesse finalità, non è arrivata a buon fine.

Schieramenti a parte, il nodo è quello del candidato a sindaco. Con tre proposte: Sandra Tagliaboschi per il Pd, Simone Pace per Progetto Anagni, Simone Ambrosetti per La rete dei cittadini.

 

La riunione

A rompere il ghiaccio è Domenico Alfieri (Pd), che chiede se “ci sono decisioni sui tre nomi
La replica è affiata ad Alfredo Cicconi (Progetto Anagni), per il quale “no, non ci sono passi avanti, non siamo arrivati ad una sintesi”.
A questo punto, a porre la questione politica è Cesare Giacomi: “al di là del nome del candidato, rimaniamo nella stessa coalizione?”.

La domanda genera il primo strappo. Illustrato da Cicconi, che chiarisce “accettiamo come candidati Pace o Ambrosetti, o non se ne fa niente”.

La stessa cosa la dice anche, per La rete dei cittadini, Enzo Colantoni: “la penso anch’io così. Il candidato a sindaco deve essere espressione dei civici”.

A questo punto riprende la parola Alfieri, che protesta: “ma così volete imporci il candidato!

E si sente rispondere da Alfredo Cicconi: “Per noi, il fatto che il candidato debba essere un civico, è un elemento non negoziabile”.

A cercare la sintesi a questo punto è Francesco Sordo: “se le cose stanno così, affidiamoci alle primarie”.

Proposta respinta. E ribadito il concetto che il candidato deve essere un Civico.

Ed è a questo punto che Cicconi Pace e Ciprani se ne vanno.

 

La versione di Cesare

Nella versione di Cesare Giacomi, corrisponde quasi tutto. Con la sola variante, decisiva, rappresentata dal fatto che, al culmine della tensione, sono gli esponenti del Pd ad andarsene, dopo aver sondato la refrattarietà sul nome della Tagliaboschi.

Va detto però che, secondo le indiscrezioni che circolano da giorni, il nome dell’ex consigliera del Pd anagnino sarebbe non del tutto gradito nemmeno ad una parte del Pd provinciale. Quella che avrebbe, in più di una occasione, cercato di imporre il nome dell’onorevole Nazzareno Pilozzi. Sentendosi ogni volta rispondere più o meno così:
Ad Anagni i voti li mettiamo noi – questo il senso delle parole dei dem locali- e non si capisce perché dovremmo cederli ad altri. Abbiamo già dato”, dicono i dem riferendosi, ovviamente, all’operazione Fausto Bassetta, quando il colonnello, quattro anni fa, servì a superare le resistenze della base locale sulla figura di Aurelio Tagliaboschi.

Insomma, il Pd dice “siamo stati già responsabili, ora vorremmo far pesare i nostri voti”.

 

La conferenza fantasma

Una ipotesi che spiegherebbe anche la surreale scena di ieri mattina. Quando, poche ore dopo la trattativa saltata, si sparge la voce che, invece di lavorare per trovare un accordo, il Pd locale vorrebbe tenere alle 19 una conferenza stampa per blindare Sandra Tagliaboschi come candidato. Andando da solo alle comunali. Un suicidio politico.

Lo pensano, evidentemente, anche nello stesso Partito. Visto che da Anagni parte una raffica di telefonate dirette alla Segreteria provinciale del Partito. Lo scopo è uno solo: bloccare quella che appare una vera e propria follia. Che azzererebbe il Partito cittadino per quella che, a più di qualcuno, appare una mossa dettata dall’orgoglio.

Le pressioni hanno effetto, e la conferenza viene annullata. E tutti smentiscono che sia mai stata convocata.

Anche qui, puro Pirandello.

 

E ora che succede?

E ora che succede?

Bella domanda. Il rapporto con il Polo A…nagni appare a questo punto compromesso. Spunta però l’ipotesi di un approccio con il gruppo di Domenico Beccidelli. Che, nel frattempo, ha visto raffreddare il forno leghista, visto che il tentativo di Zicchieri di staccare la Lega dal centrodestra locale non si è rivelato praticabile.

Il matrimonio Pd- Beccidelli, del resto, potrebbe servire ad entrambi. Al Pd, per evitare al Partito democratico il suicidio di una corsa solitaria. Al gruppo dell’imprenditore anagnino per trovare una sponda politica a cui legare le sue forze.

Il problema è che nel gruppo Beccidelli gravita il movimento Idea Anagni. I cui legami con Casapound renderebbero molto difficile un accordo con Il Pd. Vero è che il Partito Democratico ha già dato prova di disinvoltura qualche settimana fa, cercando un approccio con il centrodestra. Ma i dem avrebbero certamente molte più difficoltà a motivare un flirt con le tartarughe anagnine.

Ben più pesanti di Fiorito. Almeno dal punto di vista politico.