Quelli che ballano mentre il Titanic Ciociaria si prepara ad affondare

Le analisi degli istituti di statistica nazionali di Italia Germania e Svizzera tracciano un quadro del futuro. Sul quale si è soffermata la presidente della Banca Mondiale. Ma anche uno dei principali analisti Usa. La provincia di Frosinone è in prima linea

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

L’Automotive, la Plastica, il Chimico – Farmaceutico: stanno tutte in provincia di Frosinone e passerà da lì la prossima crisi industriale. Rischiamo di prenderla in pieno. Ma naturalmente i nostri parlamentari non lo sanno e gioiosamente dicono che invece va tutto bene.

A non pensarla come loro sono Kristalina Georgieva, direttore esecutivo della Banca mondiale e ex segretario al Tesoro Usa Larry Summers che lo ha scritto in un’analisi proprio in queste ore.

In Italia nessuno lo sa perché c’è l’editoria più provinciale d’Europa. Ed i giornali sono i meno letti.

Cosa dice l’analisi

Rallenteremo e perderemo proprio nei tre pilastri sui quali si basa l’economia della provincia di Frosinone. A dirlo è uno studio congiunto che è stato sviluppato dai tre istituti nazionali di statistica di Italia, Germania e Svizzera (Istat – Istituto Nazionale di Statistica, l’Ifo di Berlino e la Kfo elvetica). Nel 2019 prevedono un rallentamento del Pil: in tutti e quattro i trimestri, in particolare in Germania ed Italia.

Lo scenario vede più esposto il nostro Paese perché è più debole strutturalmente. Invece, la maggiore solidità tedesca potrebbe rendere solo temporaneo il suo calo della produzione.

A determinare la recessione tedesca c’è per il rallentamento dell’industria automobilistica. Invece di approfittarne e stimolare il nostro Automotive, il governo italiano lo ha ulteriormente appesantito introducendo l’Ecotassa. Che – è stato ribadito anche nelle ore scorse dai quadri e dirigenti Fca andati in Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati – avrà pesanti ripercussioni sulla produzione negli stabilimenti italiani. (leggi qui I 40mila tornano in campo per Fca: «Rischi di impatto negativo per l’Ecotassa») .

A parlare sono i numeri degli istituti di Statistica. In Germania c’è stata la discesa degli ordini manifatturieri (-1% a novembre contro il +0,4% che era stato previsto). La conseguenza immediata è stato il ribasso degli indici di fiducia. E per capire quanto sia decisiva per un’economia la fiducia è sufficiente leggere il nostro report delle ore scorse su Carige (leggi qui Un Formisano in prestito per capire cosa c’è dietro il soccorso Lega-M5S a Carige).

Tutto questo si sta già ripercuotendo sull’Italia.

In casa nostra

I dati statistici letti sito la luce dell’analisi di Larry Summers sul Financial Times di assumono una luce molto preoccupante.

Perché in provincia di Frosinone c’è lo stabilimento Fca Cassino Plant che nel 2017 è stato strategico per i conti dell’Automotive nazionale. Ed il suo futuro andrà ridisegnato sulla base delle nuove strategie (leggi qui Il guru della Bocconi che ha predetto la crisi di Fca Cassino).) e del nuovo scenario mondiale (leggi qui  Perché Fca rischia di lasciare il deserto a Cassino).

I numeri del 2018 mettono in evidenza un calo di immatricolazioni pari a 61mila vetture vendute in meno (pari al -3,1%), con una proiezione negativa legata alle conseguenze dell’Ecotassa sui modelli italiani. Ad oggi, in barba a tutto quello che dicono i parlamentari della provincia di Frosinone, i 5 miliardi di investimenti Fca sono congelati come conseguenza diretta dell’Ecotassa. (leggi qui Fca rimette in discussione gli investimenti in Italia: colpa dell’ecotassa)

Il rallentamento dell’Automotive si riversa direttamente sul comparto della chimica. Per informazioni, domandare al vice presidente nazionale degli industriali italiani Maurizio Stirpe che ha trasformato il gruppo Prima in un’eccellenza globale nella lavorazione delle plastiche e dei prodotti sintetici per autoveicoli. Perché dentro ogni auto ci sono più o meno 2.500 euro di componenti in materie plastiche e/o sintetiche.

C’è anche questo nella frenata registrata dal comparto chimico a fine 2018. Un settore – il Chimico e Farmaceutico – sul quale si basa la larga parte dei dati positivi ottenuti dall’economia Laziale nella prima parte dello scorso anno. Ora invece Federchimica parla di una crescita che dall’1,5% di inizio 2018 si è ridotta all’1% a fine anno. La proiezione 2019 parla di un +0,7% nella migliore delle ipotesi.

Lo scenario globale

Il tutto rischia di inserirsi in uno scenario globale che non aiuta. Il report di Kristalina Georgieva dice che ad inizio 2018 «il motore dell’economia mondiale marciava a pieni cilindri, poi ha perso velocità nei mesi successivi e la corsa potrà essere molto più accidentata nel 2019».

A noi in provincia di Frosinone che ci frega, potrebbe domandare qualche parlamentare. Tanto. Perché finora Fca Cassino Plant non ha risentito più di tanto della crisi grazie al fatto che buona parte delle Giulia e Stelvio prodotte sono andate all’estero. In particolare al mercato Usa (leggi qui Giulia e Stelvio, la salvezza arriverà dagli Usa). Ma ora il report avverte che gli Stati Uniti rallenterebbero dal 2,9% al 2,5%. E la Cina, dal cui mercato dipendeva la riassunzione dei 500 interinali saltati a Cassino Plant? È previsto un rallentamento dal 6,5% al 6,2%.

Il rallentamento globale previsto dalla Banca Mondiale è stimato intorno allo 0,1%. Ma il vero problema sarà l’Europa, il cui Pil si ridurrà da qui al 2020 in 24 paesi su 27. Soprattutto in Italia.

Dove non stiamo preparando alcuna contromossa ma dedichiamo il nostro tempo a tutt’altri temi.

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