Niente Camere per Andrea Augello: Il centrodestra lo lascia a casa

Fine della carriera parlamentare per Andrea Augello. Il senatore non viene ricandidato dal Centrodestra. Lui lo annuncia sulla sua bacheca Facebook. E si toglie qualche sassolino

Fine della corsa. Andrea Augello lascia il Parlamento dopo dodici anni. Non per sua volontà. L’hanno silurato nella lunga battaglia tra ‘alleati’ per accaparrarsi le candidature.

«Le forze politiche che compongono la coalizione del Centrodestra non hanno ritenuto opportuno riconoscermi l’opportunità di concorrere almeno in un collegio uninominale. È una scelta legittima, preso atto della quale non ritengo decoroso insistere o richiedere udienza, in zona Cesarini, ai leader della coalizione. Si conclude così un lungo percorso parlamentare, durato dodici anni, iniziato nelle liste del Senato di Alleanza Nazionale».

Andrea Augello lo ha scritto in un post sulla sua bacheca Facebook. Con non poca amarezza.

Una carriera iniziata da giovanissimo, quando è entrato nelle file del Fronte della Gioventù: il movimento giovanile del Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale. Sono i primi anni Ottanta e insieme al fratello Tony guida la riorganizzazione su Roma.  Con il tempo, Augello diventa uno dei colonnelli della componente di Pino Rauti. Subito dopo la svolta di Fiuggi è uno degli emblemi dello svecchiamento della Destra e della sua svolta in Alleanza Nazionale. Viene schierato alle elezioni Regionali del Lazio nel ’95 ed eletto, confermato al successivo mandato quando a guidare lo schieramento è Francesco Storace. Proprio il Governatore lo chiama in Giunta e gli affida l’assessorato al Bilancio, con la missione di spendere tutti i fondi Ue: il Lazio sarà tanto efficace da ottenere in premio 40 milioni di euro in più, presi dai fondi non utilizzati dagli altri Paesi.  Rieletto in regione passa poi in Parlamento dove rimane dodici anni.

 

 

«Rimangono sul campo – spiega – i frutti del lavoro svolto, decine di giovani quadri promettenti, una serie di successi, sconfitte, illusioni e delusioni, che compongono la trama di una più che dignitosa vicenda umana e politica. Ad altri spetta poi giudicarla e sono certo che molti, anche commentando questo post, lo faranno con rude schiettezza».

 

Nelle ultime righe, il senatore manda un segnale a chi ha deciso di metterlo fuori. Lo fa salutando «lo straordinario gruppo umano che fin qui mi ha seguito: soltanto nel Lazio più di cento amministratori, decine di migliaia di semplici elettori, centinaia di militanti, giovani e meno giovani sempre pronti a sacrificarsi. Oltre agli amici come Vincenzo Piso e Gaetano Quagliariello».

 

Andrea Augello considera questa esclusione «nulla di più che un incidente di percorso, che alla fine non cambierà nulla di fondamentale. Lo specchio delle difficoltà e delle frequenti crisi di lucidità politica ed organizzativa del centrodestra si riflette e si misura in ben altri episodi incomprensibili, che raccontano dissapori, risse e baruffe mediatiche ed una grande confusione ogni volta che é necessario compiere scelte per candidature di qualsiasi livello. La mia vicenda personale e’ solo un modesto effetto collaterale di queste più ampie difficoltà».

 

Amarezza? «Ce ne faremo facilmente una ragione. Dopo tutto io sono Andrea Augello e credo che nella mia storia personale e politica questa lunga parentesi parlamentare sia stata certamente importante ma non essenziale. Non ho mai barattato la certezza di una rielezione con le mie scelte e le mie decisioni politiche. Ecco perche’ ho sempre consapevolmente accettato il rischio di trovarmi in una situazione scomoda, come quella che si e’ concretizzata in queste ore».

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