Anno Domini 2018: la morte dell’opposizione. Quello che Pd e Forza Italia non hanno capito

I numeri parlano chiaro: non c'è appello per Pd e Forza Italia. La sconfitta del 4 marzo viene ribadita con il sondaggio che riconosce il 60% di gradimento all'attuale governo. Nonostante siano chiare le balle spaziali promesse. Cosa c'è dietro a quel maxi apprezzamento. Cos Pd e FI non hanno ancora capito. o fanno finta.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Nemmeno se il Movimento 5 Stelle non riuscisse a creare il Reddito di cittadinanza. Nemmeno se la Lega non riuscisse a ridurre neanche di un solo uomo il numero dei migranti che approderanno in Italia.

Quello che Pd e Forza Italia non hanno capito è che non torneranno più a governare. Con questi uomini e questi progetti sono destinati ad estinguersi.

Il 60% di gradimento nei confronti del Governo Lega-M5S tributato dai sondaggi è un dato che nella storia Repubblicana non s’è mai visto. Deve far riflettere soprattutto perché quel dato arriva quando ormai è chiara a tutti o quasi la presa in giro fatta sui palchi, tanto da Luigi Di Maio quanto da Matteo Salvini.  Il reddito di cittadinanza non si farà, al limite sarà una rivisitazione di quello che il centrosinistra di Gentiloni aveva messo a punto e doveva presentare durante la visita al Centro per l’Impiego di Cassino saltata all’ultimo minuto. Gli sbarchi non potranno essere fermati, i rumeni non potranno essere rimpatriati perché sono europei.

Nonostante questo il governo è al 60% di gradimento.

Gli italiani sono schifati da chi ha preceduto l’esecutivo gialloverde. Talmente disgustati che si sentono meglio rappresentati da chi ha fatto promesse degne delle balle sparate dal barone di Monchausen. Segno che le balle proposte da Renzi, tette e curve elogiate da vent’anni di berlusconismo, li hanno disgustati ancora peggio.

 

Non c’è speranza di salvezza. Perché né il Partito Democratico né Forza Italia lo hanno capito. Annaspano, cercano una soluzione rovistando al loro interno e proponendo qualche nome nuovo. Che puzza già di vecchio solo per questo.

 

Quello che non hanno capito Pd e FI è che il voto del 4 marzo scorso non è stato di protesta. È stato la più sonora bocciatura che fosse possibile decretare. Perché l’Italia è esattamente quella che il voto ha mandato in Parlamento. Non c’è dubbio, non c’è pentimento: il 60% di gradimento è la prova inconfutabile.

 

Abbiamo impiegato due settimane per smettere di fumare nei locali pubblici. Altrettanto per imparare ad andare a 130 all’ora in autostrada. Significa ch gli italiani non sono una manica di indisciplinati fancazzisti in attesa di un sussidio sul quale campare alle spalle dello Stato. Semplicemente: vogliono chiarezza, norme chiare, soprattutto che siano uguali per tutti.

 

Si sono stancati di doversi difendere da uno Stato che è sembrato il più furbo, contro il quale non era possibile difendersi. Uno Stato che li ha fatti sentire abbandonati. Perché eliminare la preferenza ha bruciato ogni forma di contatto diretto tra elettori ed eletti, ha cancellato l’obbligo di dover rispondere all’elettore del proprio operato.

L’ennesima furbata di una classe politica mandata a casa senza appello il 4 marzo. E che ora riceve la conferma di quella bocciatura.

O si cambia gente e progetto oppure Lega e Movimento 5 Stelle governeranno a lunghissimo. Anche senza reddito di cittadinanza e senza blocco dell’immigrazione.

 

Quelli che dovrebbero fare opposizione appaiono divisi, smarriti e ridimensionati. Il Partito Democratico non riesce a riprendersi dallo choc del 4 marzo, mentre Forza Italia di Silvio Berlusconi precipita sotto il 10% e oscilla tra la voglia di rompere con la Lega di Matteo Salvini e la necessità di mantenere la coalizione di centrodestra, con la quale governa tante Regioni e moltissimi Comuni. Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni sostiene la Lega di Salvini nelle battaglie politiche più importanti: immigrazione, sicurezza, rapporto con l’Europa. Insomma, l’opposizione non c’è più.

Alla Regione Lazio l’anatra zoppa di Nicola Zingaretti vola senza troppi problemi, sia per il patto d’aula con le opposizioni promosso dal capogruppo regionale Mauro Buschini, sia per la benevola astensione (del giudizio) del Movimento Cinque Stelle. Almeno finora.
A pensarci bene, però, in ogni contesto l’opposizione arranca. All’Amministrazione Provinciale Antonio Pompeo fa quello che vuole. Il centrodestra, adesso corroborato dalla Lega, non è mai riuscito a metterlo in difficoltà.

Nei Comuni la situazione non è tanto diversa. A Frosinone le opposizioni sono divise tra centrosinistra (diviso a sua volta), Movimento Cinque Stelle e Frosinone in Comune. Impossibile soltanto pensare di mettere in difficoltà Nicola Ottaviani. A Cassino tutte le dinamiche sono interne al centrodestra. L’opposizione non riesce a lasciare il segno. Stesso discorso anche altrove. Per non parlare degli enti intermedi come Asi, Cosilam e Saf. Il patto d’acciaio tra Mario Abbruzzese e Francesco De Angelis ha retto benissimo in questi anni.

Eppure il ruolo dell’opposizione è straordinariamente importante, non soltanto per la funzione di controllo che svolge. Ma pure perché serve a preparare un’alternativa di governo. In questo momento però quel ruolo è sparito. In Italia e in provincia di Frosinone.

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright