Antica Masseria ‘A Canc’llera (Nunc est bibendum)

La storia di un bambino predestinato. Alle Elementari non faceva i temi sui giochi ma su come bisognava organizzare la vigna per ottenere un buon vino. E da grande ha realizzato la Masseria 'A Canc'llera. la storia di Giuseppe Lavorgna e dei suoi splendidi rossi

Marco Stanzione

Non invitatemi mai a bere...

La storia di Giuseppe Lavorgna viticoltore nasce in campagna, seguendo il duro lavoro di nonni e bisnonni… Ma quel ragazzino delle Elementari che bazzicava le vigne di famiglia già in tenera età aveva una marcia in più: quando la maestra a scuola dava il tema lui non parlava di giocattoli o supereroi, lui parlava già di vinificazione! 

Marco guarda qui, questo è il mio quaderno delle elementari, questo è un tema che parla della raccolta e delle problematiche in vigna, facevo la 4 elementare e già avevo in testa come dovevo organizzare la raccolta! “. Signori miei è tutto vero, visto con i miei occhi. I temi, i riassunti, i disegni dei grappoli d’uva, delle botti: “Marco io sono nato per fare questo“. La schiettezza di Giuseppe è uno dei suoi più grandi pregi, insieme alla cura e alla professionalità con la quale lavora il suo vino. 

Alle pendici del Monte Erbano

Questa settimana Nunc Est Bibendum torna nel Sannio beneventano e vi parla Antica Masseria ‘A Canc’llera”. Siamo a San Lorenzello, piccolo comune incastonato alle pendici del Monte Erbano, parte del Massiccio del Matese lato beneventano.

San Lorenzello vanta un centro storico molto curato e rivalorizzato negli ultimi anni e, soprattutto, una secolare tradizione legata all’arte della ceramica. Numerose sono le botteghe degli artigiani che hanno commesse da tutta la nazione e persino dall’estero.

Ad accogliermi in azienda trovo Giuseppe e tutta la famiglia al completo, non è una mattinata come tante altre, alle 9 del mattino è prevista una visita dei corsisti AIS di Benevento, quindi ci sono dei preparativi in corso per accogliere come si deve la delegazione… Fanno capolino da lontano dei peperoni imbottiti… e anche oggi la dieta la inizio domani!

Ma procediamo con ordine e andiamo alle origini, come mai questo nome all’azienda? “Il nome deriva dall’ubicazione dell’azienda, zona Cancello Massone appunto, via Tratturo Regio, antica via della transumanza che saliva verso Cerreto Sannita ed arrivava alle Puglie passando per il Molise. Noi veniamo da 4 generazioni di viticoltori, genitori, nonni e bisnonni coltivavano la terra e vendemmiavano per conferire le uve alle cantine sociali della zona (Solopaca e Guardia). ‘A Canc’llera era mia trisnonna, che era di grossa corporatura e si imponeva su tutta la famiglia con l’autorità che le derivava dal fatto di essere la matriarca. Così tanto da essere identificata con quel luogo nel quale si occupava delle terre, con i figli ed i nipoti. Loro venivano chiamati i Canc’ller e lei era A Canc’llera. “

“La svolta è avvenuta proprio con me, sono stato io che ho deciso di intraprendere questa strada e iniziare a vinificare qui, a casa. L’ho fatto perchè ci credo, credo nel nostro territorio, nelle sue potenzialità“.

Fu così che nel 2007 Giuseppe e sua sorella Imma iniziano quest’avventura. L’intento fin dall’inizio è quello di valorizzare i vitigni autoctoni, soprattutto quelli delle terre a loro vicine, quindi Barbera del Sannio, Coda di Volpe e l’Agostinella.

Mentre Giuseppe mi racconta la storia di famiglia arriva la delegazione Ais e iniziamo il giro nella piccola cantina; dando un’occhiata si capisce che Giuseppe è un vignaiolo meticoloso. L’azienda lavora nel pieno rispetto della natura e dell’ecosistema circostante, nei 4 ettari e mezzo di terra c’è biodiversità, con coltivazione di frutti ed ortaggi vari. In cantina ordine, pulizia ed un piccolo laboratorio con ampolle e microscopio dove Giuseppe studia ed analizza il prodotto.

L’esperimento Agostinella

Proprio dalle ricerche, dalle analisi genetiche e le schede ampelografiche si scopre che l’Agostinella avrebbe parecchie similitudini con il Prié Blanc della Val D’Aosta, vitigno utilizzato per produrre spumanti metodo classico di elevata qualità. Perchè dunque non provarci con l’Agostinella? Ed ecco che il primo assaggio della mattinata è proprio un esperimento di Metodo Classico a base di Agostinella.

Esperimento perchè il prodotto che assaggiamo ancora non ha ultimato il suo percorso ma posso tranquillamente affermare che si tratta di un tentativo riuscito, prima di tutto perchè è una iniziativa più unica che rara: l’Agostinella è un vitigno autoctono molto antico, sopravvissuto alla fillossera, tuttavia non è molto diffuso e sono pochissimi i produttori che lavorano questo tipo di uva. Un plauso per averci creduto. E poi perchè è un Metodo Classico, quindi ci vuole particolare dedizione ed impegno; lungo affinamento sui lieviti, seconda fermentazione con mosto fresco dell’uva stessa.

Quindi, a tre anni dalla presa di spuma assaggiamo un prodotto già di buona qualità ma ancora piuttosto arcigno. Il suo carattere però è ben definito, al naso si possono avvertire sentori agrumati, erbe aromatiche, leggere note gessate, in bocca e fresco e anche abbastanza persistente. Non ci resta che aspettare la sboccatura con l’inserimento del “liqueur de expedition” per equilibrarlo con il giusto dosaggio zuccherino. Sarà molto probabilmente un Brut ma a me piace già così. Quindi per questo spumante ci salutiamo con un “arrivederci a presto…e non vedo l’ora”

Barbera Grotta di Futa 2017

Punto di forza de “A Canc’llera” è sicuramente il Barbera, o la Barbera. Come già specificato in un precedente articolo la Barbera del Sannio non ha nulla a che vedere con la più famosa Barbera piemontese. E’ un nome scelto qualche decennio fa per idendtificare un vitigno che comunque tra Castelvenere, la piana di Telese e altre zone limitrofe era prodotto in maniera massiccia.

I veri cultori della Barbera del Sannio amano chiamarla col nome antico di Camaiola. Rispetto ai rossi più celebri della zona (Aglianico, Piedirosso) il Barbera è, generalmente, un vino con molte meno pretese, di pronta beva e non ha le caratteristiche per durare anni. Però quello di Giuseppe Lavorgna lo riconosci subito, ha la sua personalità ed i suoi tratti distintivi. Conosco bene le ultime annate di Grotta di Futa, le ho servite molto spesso nella mia vineria e l’ho fatto provare spesso a clienti che non apprezzavano particolarmente la Barbera. Risultato quasi sempre lo stesso: “Marco aprine un’altra!“.

E’ la classica bottiglia con la quale “vai sul sicuro”, nessuno dice di no alla Barber da Canc’llera. Anche questa 2017 non fa eccezione, colore rosso rubino con riflessi violacei, profumi intensi di frutta rossa, amarena su tutti. In bocca è secco, caldo e di buon corpo. Mi colpisce anche questa volta, forse più delle annate precedenti, l’equilibrio e l’armonia.

E ora i peperoni

Dunque abbiamo chiacchierato, ci siamo scambiati pareri, abbiamo visitato la cantina…ragazzi non vi nascondo però che quei peperoni imbottiti sono rimasti nei miei pensieri tutto il tempo, quindi ci accingiamo finalmente a ritornare in sala dove troviamo un sontuoso buffet preparato dalla madre di Giuseppe (Santa subito!), tutto rigorosamente fatto in casa.

Quindi per questa volta niente abbinamenti, riempio di nuovo il bicchiere e vi faccio un elenco di cose che abbiamo degustato per farvi morire d’invidia, a volte riesco proprio ad essere un bastardo, ma in fondo vi voglio bene: raccontarvi dei peperoni imbottiti è una dimostrazione di affetto, parlarvi del rustico con i cavolfiori è un atto d’amore, assaggiare il culatello ed il formaggio fatto in casa è un sacrificio che faccio per la causa, fare il bis dell’insalata con pomodori e taralli di San Lorenzello è puro scopo didattico al fine di descrivere il biscotto tipico della zona…

In arrivo il Passito

Si, è vero, sono un bastardo ma sono felice, sono le 10 del mattino e credo che l’inventore della parola “Brunch” debba cospargersi il capo di cenere e farsi un giretto nel Sannio.

Grazie a Giuseppe e a tutta la sua famiglia per la splendida mattinata, il mio è solo un arrivederci, attendo la sboccatura e anche, udite udite, il passito di Agostinella! Work in progress cari, a prestissimo!

Consiglio di degustare i vini di Antica Masseria ‘A Canc’llera con Good On You Son di Mark Knopfler in sottofondo.


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Recensione a cura di Marco Stanzione, sommelier di Officine Sannite


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