L’anticipo di Renzi che ha spiazzato Zingaretti

Foto: © Imagoeconomica, Benvegnu' Guaitoli

Nel quartier generale del Nazareno si aspettava che fossero i Cinque Stelle a chiedere a Zinga un governo di salute pubblica. L’ex rottamatore ha giocato d’anticipo. Adesso però i Dem non possono permettersi il lusso di spaccarsi. E arriva “zio” Goffredo.

Ha giocato d’anticipo, Matteo Renzi: togliendo la palla dai piedi di Nicola Zingaretti e spezzandogli l’azione con la quale puntava di raggiungere la rete e segnare il goal – partita. La conferenza stampa tenuta ieri dall’ex segretario del Pd è stata una mossa con la quale spiazzare gli avversari esterni (Lega e M5S) ma soprattutto quelli interni.

Nicola Zingaretti © Imagoeconomica

Giocando d’anticipo, Renzi ha voluto anticipare uno scenario che nell’entourage zingarettiano stavano solo aspettando che si concretizzasse nel giro di qualche giorno. Su iniziativa del Movimento Cinque Stelle, con Luigi di Maio che si sarebbe rivolto proprio a Zingaretti. E non certamente a Renzi. Proponendo una sorta di Patto d’Aula tra Dem e pentastellati per evitare l’aumento dell’Iva e lo scatto delle clausole di salvaguardia. Ma soprattutto per mettere fuori gioco Matteo Salvini, come sta succedendo adesso.

Soltanto che Renzi ha “fiutato” prima il possibile scenario e ha anticipato il quadro.

La giocata d’anticipo fatta da Matteo Renzi è uno sgarbo a Nicola Zingaretti, un modo per dire alla Politica che non è lui il vero Segretario dal momento che non ha il controllo dei Parlamentari: quasi tutti di fede renziana, selezionati in modo scientifico al momento delle candidature.

Bruno Astorre – Foto © Imagoeconomica

Ma Nicola Zingaretti è il segretario e non ci si può permettere di scavalcarlo. Perché, facendolo, non si scavalca lui come persona: ma tutto un Partito. Mettendo in discussione l’unità. Che per ora non traballa. A metterlo in chiaro è il senatore Bruno Astorre, segretario regionale del Pd: sulla sua pagina Facebook ha postato un messaggio esplicito:

“Nessuno regge con due centri di direzione. E’ tempo di ristabilire regole essenziali: 1) le decisioni si prendono negli organismi dirigenti; 2) l’unico titolato a darne esecuzione è il segretario eletto dal congresso; 3) l’autonomia degli eletti si esercita nell’ambito delle decisioni assunte dagli organismi dirigenti del partito e non a prescindere da esso”.

La direzione del Pd è convocata per il 21 agosto, prima del possibile voto sul taglio dei 345 parlamentari proposto dai Cinque Stelle e fissato per il 22. Ma comunque dopo il 20 agosto, quando Giuseppe Conte riferirà alle Camera.

Il passaggio cruciale sarà quello: si dimetterà, Salvini ritirerà la mozione di sfiducia, ci saranno i numeri per un governo diverso, magari guidato da Roberto Fico?

Renzi e Zingaretti

Domande essenziali. Il Pd ha preso coscienza un anno e mezzo dopo quel 4 marzo 2018 che il 19% ottenuto dagli elettori gli attribuisce un ruolo fondamentale. E’ comunque il secondo Partito. Per questo motivo Matteo Renzi ha ricordato a Salvini che alle politiche i Cinque Stelle hanno ottenuto oltre il 32%, il Pd il 19% e la Lega il 17%. Aggiungendo che la Costituzione prevede che la legislatura duri 5 anni e che comunque siano le dinamiche parlamentari ad essere prevalenti.

Nicola Zingaretti, però, è il segretario: finora nella sua agenda al primo posto c’è stata l’unità del Pd. Ma in quella stessa agenda sta scritto che la linea deve dettarla lui. Il gesto di Renzi è quanto di più renziano e meno zingarettiano ci sia: nello stile e nella strategia.

Goffredo Bettini e Francesco De Angelis

La formula chiave per evitare la rottura è il “lodo Bettini”. Sì, Goffredo Bettini, quello abituato a mediare tra Walter Veltroni e Massimo D’Alema, quello che ha tenuto a battesimo politico tutti i sindaci di Roma, da Francesco Rutelli a Walter Veltroni, fino a Ignazio Marino. Una mente, Goffredo Bettini, che si è reso perfettamente conto che occorre trovare una sintesi tra la posizione di Matteo Renzi e quella del segretario nazionale Nicola Zingaretti.

A Goffredo Bettini il compito di ricucire e di far quadrare il cerchio. Se c’è uno che può riuscirci, quello è lui.