Venti di guerra all’orizzonte di Area Popolare

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

L’operazione parte da Cassino. Come nella migliore tradizione aeronautica, Massimiliano Mignanelli vorrebbe uscire dalle nuvole ed attaccare alle spalle Alfredo Pallone, vice presidente dell’Ente Nazionale Aviazione Civile, segretario regionale di Area Popolare, già parlamentare europeo e potentissimo coordinatore regionale del fu Popolo delle Libertà.

Mignanelli sta lavorando in alta quota e cercando di non farsi vedere, per ottenere il riconoscimento di un posto in prima linea nella nuova formazione che sta per nascere con il I congresso di Area Popolare. Punta ad una segreteria provinciale con cui controllare la piazza di Frosinone, togliersi di torno l’ingombrante presenza di Pallone: scegliere squadra e uomini sul territorio. Insomma, costruirsi il Partito intorno.

A Beatrice Lorenzin ha portato i numeri. Quelli delle ultime due elezioni in cui si è misurato. Le Comunali di Cassino e le Provinciali di Frosinone. Le Comunali lo hanno visto il più votato tra tutti i consiglieri, strategicamente ha centrato il bersaglio di non far rivincere Petrarcone. Soprattutto ha dimostrato la sua capacità di costruire consenso. Non a caso, il presidente della Provincia Antonio Pompeo, subito dopo il ko, subì un’aggressione verbale da chi gli rimproverava di avere tenuto Mignanelli alla Formazione Professionale: da lì aveva moltiplicato la sua rete di consenso. L’altra votazione, le Provinciali. Una prova d’amore (politico) per Beatrice. Mignanelli aveva l’orticaria solo a nominare il Pd. E invece questa volta si è candidato (da indipendente) nella lista del Partito Democratico: ed ha preso una marea di voti.

La contrapposizione con Alfredo Pallone ha origini antiche. Risale ai tempi in cui Mignanelli era legato a filo triplo con il sindaco di Cassino Bruno Scittarelli. C’erano le elezioni politiche: alla Camera si candidava Antonello Iannarilli mentre Pallone si accingeva alla galoppata trionfale alle Europee. Il sindaco di Cassino in chiusura di mandato reclamava il suo spazio nello scenario politico. Fu Alfredo Pallone a piombare nello stanzone all’ultimo piano di Palazzo Grazioli in cui era asserragliata la commissione di tre persone nominata da Berlusconi per vagliare le candidature. Chiusi lì per evitare pressioni. Pallone era di casa, tra i pochi ai quali il divo Silvio aveva detto “Alfredo, dammi del tu“. Pallone entrò e disse: Scittarelli non deve essere candidato.

Il veto ebbe i suoi effetti. Scittarelli, che le ossa politiche se l’è fatte nella Democrazia Cristiana e quindi non propriamente tra i carmelitani, capì che occorreva una manovra diversiva per spezzare l’accerchiamento. E puntò sull’allora ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi. Il quale gli garantì la candidatura: fecero insieme pure un convegno a Cassino (pagato da Scittarelli). Poi, rientrato a Roma, Bondi salì all’ultimo piano di Palazzo Grazioli, avanzò il nome di Scittarelli. E si sentì rispondere: «Non si può fare, Alfredo ha già detto no».

Da quel momento Cassino è sempre stato terreno minato per Alfredo Pallone. Che per pacificare l’ambiente lasciò campo libero a Mignanelli. Il quale ha sempre mantenuto una buona interlocuzione politica con Bruno.

E Massimiliano Mignanelli ha ripagato la fiducia di Alfredo con uno strepitoso successo alle provinciali di due anni fa: il più votato in Ncd. Proprio quella massa di voti è stata il motivo della rottura. Al tavolo delle trattative, il Partito impone al neo presidente Antonio Pompeo il nome di Andrea Amata per la vice presidenza. Non quello di Mignanelli. Il quale pazientemente aspetta. Rivendica almeno la Formazione Professionale. E studia la situazione.

Alle Comunali di Cassino Mignanelli gioca la partita in autonomia, senza ascoltare Alfredo. Appoggia Francesco Mosillo e rinsalda con Bruno Scittarelli che alla fine risulterà strategico per la vittoria di Carlo Maria D’Alessandro (leggi qui).

A Roma intanto, sul tavolo di Angelino Alfano e Beatrice Lorenzin iniziano ad arrivare ritagli di giornale e veline con le quali si tenta di tracciare un profilo poco edificante di Alfredo Pallone. Il quale scopre la cosa solo perché tarda più del previsto la nomina all’Enac. Appena viene a sapere dell’attività di dossieraggio, Pallone fa il diavolo a quattro e chiude le ali: fate voi, io aspetto. L’incarico alla fine arriva e nel modo più solenne: con Angelino Alfano che viene a Fiuggi per dire urbi et orbi che Alfredo gode sempre della sua stima.

Alfredo non dimentica. Finge di dimenticare. E’ il suo modo di perdonare. ma così non sai mai se ha davvero dimenticato o sta solo facendo finta di perdonare. Lui ha sempre avuto la convinzione che quei fogli partissero da Cassino.

L’ultimo scontro con Mignanelli è stato alle scorse Provinciali. Max da Cassino è un altro che non frequenta i carmelitani. Ha capito che candidarsi nella lista di Area Popolare avrebbe rappresentato un rischio: ha riconosciuto le tattiche ostili di Alfredo. O meglio: ha ritenuto di riconoscerle. “Sta facendo una lista con la quale fare eleggere solo Amata” ha detto ai colonnelli del suo enturage. Così si è candidato insieme al Partito Democratico.

L’ultimo affronto.

Ora Alfredo ha puntato su Michele Nardone, già vicesindaco di Cassino quando il compagno Max era presidente del Consiglio Comunale. Ha deciso che candiderà lui. Max lo stratega ha deciso che combatterà la sua battaglia. Sta costruendo le alleanza per ottenere la segreteria provinciale del nuovo Partito.

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