Aria pulita, la Regione ha un Piano per la Valle del Sacco

Presentato il protocollo della Pisana per la salubrità dell’aria. Con 80 soggetti fra governi ed associazioni in squadra. Soldi per rottamare le auto vecchie. Ma anche i riscaldamenti. Per fare green economy nel concreto. E puntare a pulire le zone ancora oltre il livello di guardia, fra cui la Valle del Sacco è in pole.

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

L’abbattimento delle polveri sottili pm10 e del biossido di azoto, contrasto al traffico e alle emissioni generate dal riscaldamento delle case. Questi due, in particolare, sono i nemici che intende combattere il nuovo piano della qualità dell’aria approvato in giunta ad agosto (l’ultimo approvato risale al 2010).

Un piano che ha lo scopo di fare rientrare entro il 2025 il Lazio nei limiti consentiti attraverso 42 azioni e nove misure rivolte a cinque settori: Trasporti (16), combustione civile (13), industria (4), agricoltura-zootecnia (6) ed emissioni diffuse (3).

L’agglomerato urbano di Roma e la Valle del Sacco (sito storicamente interessato da un’alta concentrazione di industrie) sono le aree di intervento cui piu’ di altre si rivolge il documento presentato dal vicepresidente della Regione Daniele Leodori, dall’assessore all’Ambiente, Ernica Onorati, dal dg di Arpa Lazio Marco Lupo e dal direttore della direzione Politiche ambientali Flaminia Tosini.

Coinvolgere tutti i soggetti

Daniele Leodori

Da oggi e fino al 9 novembre il piano coinvolgerà tutti i cittadini del Lazio che, nell’ambito della Valutazione Ambientale Strategica: potranno avanzare osservazioni e suggerimenti al testo adottato.

Ancora una volta Covid non ha solo squassato ogni schema e sicurezza sociale. Ha anche messo in evidenza aspetti della vita collettiva che possono essere fatti oggetto di intervento. Perché? Perché il virus ha ‘dimostrato’ due cose: che la salubrità dell’aria è questione primaria. E che la stessa non è una chimera irraggiungibile.

Daniele Leodori, vice presidente della Giunta Regionale ed Enrica Onorati che ha l’assessorato ad Ambiente ed Agricoltura, lo sanno benissimo. Ed hanno voluto coinvolgere tutta la filiera dei governi locali e delle associazioni di categoria e tematiche.

Ma perché il Piano regionale dell’Aria è così importante oggi? Leodori lo spiega bene. «A seguito del lockdown le polveri sottili si sono abbassate in maniera significativa. E non sono più andate oltre i limiti di legge. Questo a testimonianza che si può fare tanto per combattere l’innalzamento dei livelli di polveri sottili. E questo piano costituisce strumento importantissimo».

«Questo dato ci serve da punto di partenza. Da elemento di cui poter fare tesoro. Per lanciare una grande campagna di sensibilizzazione e di contrasto all’innalzamento delle polveri sottili».

Via agli incentivi

Tra le azioni che la Regione intende mettere in atto ci sono incentivi per sostituire le vecchie automobili (ma anche i veicoli commerciali e mezzi pubblici) con quelle elettriche o almeno di categoria Euro6, per la costruzione di colonnine di ricarica per auto elettriche e gli impianti di riscaldamento domestico alimentati a biomasse (legna).

In particolare ‘La Regione– si legge in una delle schede poste alla fine del piano- intende incentivare la dismissione dei veicoli più inquinanti e la loro sostituzione con mezzi a basso impatto ambientale da parte di cittadini e imprese‘.

L’intervento ‘rinnovo del parco veicolare auto‘ punta a sostituire il 5% delle auto circolanti nell’agglomerato di Roma e della Valle del Sacco alimentate a benzina di categoria inferiore a Euro3 e a diesel con categoria inferiore a Euro5 (45mila veicoli).

La quota di incentivo da modulare in funzione della categoria di partenza del veicolo e delle emissioni del veicolo acquistato (es. elettrico massimo incentivo), è di 1.000 euro. Per incentivazione le nuove auto acquistate devono essere di categoria maggiore o uguale a Euro6, con esclusione dei Diesel. Si prevede complessivamente un contributo a fondo perduto pari a 45 milioni di euro in 5 anni per le autovetture’

Lupo: Valle del Sacco area critica

Marco Lupo, direttore di Arpa Lazio

Polpa tecnica e taglio operativo li ha dati Marco Lupo, che è direttore generale di Arpa Lazio. Cioè dell’agenzia che ha in tacca di mira la qualità dell’Ambiente della Regione, le azioni di tutela dello stesso. E i protocolli del suo monitoraggio.

Se la Pisana è il medico dell’ambiente, Arpal è il termometro. «Negli ultimi 10 anni c’è stato un miglioramento, sia sul biossido di azoto che sul Pm10. Dal 2009 al 2019 i loro valori sono andati diminuendo».

«Tuttavia permangono due criticità. Una sul biossido di azoto. Ha superato i livelli in sei comuni dell’agglomerato di Roma, di Roma stessa. E poi nei comuni più popolosi della Valle del Sacco. L’altro, che riguarda il Pm10, caratterizzante ancora 17 comuni della Valle del Sacco. Non parlo del problema dell’ozono perché è connesso ai primi due e supera i confini regionali».

La norma prevede un numero massimo di sforamenti giornalieri per le Pm10 pari a 35 in un anno per ogni comune, per quanto riguarda invece il biossido di azoto (inquinante legato al traffico veicolare) la media annua deve essere inferiore a 40 microgrammi per metro cubo.

Lupo ha poi elencato le attività svolte. «Un’indagine statistica molto importante sul consumo delle biomasse nel Lazio. Consumo che è causa scatenante principale specie per il Pm10. Fino ad uno studio delle caratteristiche meteorologiche della Valle del Sacco, che area molto critica. Tutte attività aggiunte ad un patrimonio di conoscenze di cui già disponiamo».

E’ il centro di controllo regionale della qualità dell’aria il core dell’attività sul campo di Arpal. E’ costituito da 54 centraline fisse e 3 laboratori mobili. Poi da 8 stazioni micro meteorologiche e dalla sede centrale che raccoglie ed elabora dati e modelli.

Tutte le armi di Arpa Lazio

Daniele Leodori e Francesca Onorati

Tra l’altro c’è un accordo di programma fra Agenzia, Regione e Ministero. Accordo che ha permesso la creazione di un nuovo spazio sul sito, con mappe in tempo reale. E con tutti i dati degli inquinanti principali a disposizione di tutti i comuni. Sono dati registrati nei 10 giorni precedenti e previsionali per i 5 a venire.

Si, ma come si è arrivato ad elaborare un Piano? Lupo lo spiega bene. «Partendo dai dati del 2015 ed elaborando uno scenario fino al 2025. Questo senza alcun intervento da parte della Regione. E poiché questo scenario, questo modello non consentirebbe di stare entro i limiti abbiamo individuato quelle misure che ci permettono di rientrare nei limiti. Lo scenario che ha permesso il rientro nei parametri è stato definito Scenario di Piano».

Onorati: in linea con l’Europa

Enrica Onorati, assessore all’Ambiente della Pisana

Enrica Onorati non ha fatto mistero dell’importanza di una soluzione operativa e di governo territoriale che punta dritta al nocciolo della questione.

«Laddove vorranno tutti i cittadini della regione potranno avviare le procedure. Procedure per partecipare al processo di rinnovamento del piano che si è aperto. L’aggiornamento del Piano di risanamento della qualità dell’aria è stato realizzato dalla Direzione Politica Ambientale e del Ciclo dei Rifiuti in collaborazione con Arpa Lazio».

Si, ma dove? In un documento passato in giunta ad agosto. L’aggiornamento illustrato dalla Onorati ha individuato «un nuovo scenario emissivo. Scenario che ci pone un obiettivo principale. E cioè il raggiungimento entro il 2025 dei valori limite indicati dal Dlgsl 155 del 2010 per l’intero territorio della Regione Lazio». Un progetto ambizioso che coincide con gli obiettivi della strategia Europa 2020. E’ dunque un «matching di dati. Dati che vanno sempre più incontro alle politiche europee in materia ambientale».

La via di Flaminia

Flaminia Tosini

Suggello e chiosa li ha dato Flaminia Tosini, responsabile della Direzione regionale Politiche ambientali e Ciclo dei Rifiuti. Ma soprattutto è il totem vivente in materia di normative ambientali: dicono che non ci sia carta, legge, decreto, interpretazione di ogni codicillo che lei non conosca e non sappia mettere in relazione.

«Questo è il terzo piano che la Regione approva nell’ultimo biennio. E’ uno sforzo enorme che la Regione ha fatto per avere una programmazione complessiva. Il primo è stato il Piano dell’Acqua approvato a fine novembre del 2018. Poi il Piano dei Rifiuti e quello sulla qualità dell’Aria. La programmazione della qualità ambientale è fondamentale per fare qualsiasi valutazione ed investimento. Il tema dell’aria è stato impegnativo».

«Deriva da importanti accordi fatti con il ministero per individuare le azioni utili ed applicabili nella Regione Lazio. L’inquinamento dell’aria è uno dei più difficili da contenere. Proprio per la mobilità dell’elemento che prende in esame. Con Arpa è iniziato questo procedimento già da diversi anni. E l’aggiornamento del catasto delle emissioni ha rappresentato un impegno importantissimo. Perché prima nel Lazio non c’era un catasto. Noi invece oggi conosciamo, previo aggiornamento, tutti i punti di emissione esistenti e legati ad attività. Questo significa conoscere i punti su cui intervenire».

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