I 5 Stelle finiscono nel buco nero della corruzione: arrestato il presidente dell’Assemblea Capitolina

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Le Cinque Stelle finiscono nel buco nero della corruzione. Arrestato all'alba il presidente dell'Assemblea Capitolina. Le telefonate shock. Sconcerto tra i consiglieri. Chi è mister preferenze.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Tutto è cominciato da Roma. Tutto rischia di finire a Roma. L’arresto del presidente del Consiglio Comunale della Capitale pomposamente chiamato Assemblea capitolina, Marcello De Vito, rischia di essere il punto di arrivo della parabola a Cinque Stelle iniziata con l’elezione di Virginia Raggi a sindaca.

Un tragico punto d’arrivo, la chiusura di un cerchio: nel quale il punto di partenza e quello di arrivo coincidono drammaticamente. Perché tutto era cominciato con una storia di scontrini ed il permesso di parcheggio per la Panda del sindaco Ignazio Marino. Che ha rischiato di finire al rogo per quei conti portati da una segretaria e quel pass rilasciato in maniera rocambolesca.

Al grido di onestà, la piazza ha reclamato chiarezza, limpidezza, efficienza per una Roma da sempre capitale dell’intrigo. Dimenticando la sua stessa storia, che Cesare era sopravvissuto a congiure e ne aveva ordito a sua volta con Catilina, finendo la carriera sotto le pugnalate alle idi di marzo. Ma conoscere la storia non è un obbligo per la piazza di oggi. Che così acclama e porta al Campidoglio un Movimento felice dei suoi tagli, dei suoi risparmi e delle sue riforme. Disposto ad accettare in cambio la monnezza che sommerge la Storia, i bus che prendono fuoco, il caos peggiore dalla calata dei Lanzichenecchi.

Ma l’onestà ha un prezzo. Che si è disposti a pagare. Fino alla chiusura del cerchio. Cioè fino a scoprire che il punto di arrivo è identico a quello di partenza. Che la disonestà denunciata è la stessa che regna ora nella propria casa.

L’arresto di Marcello De Vito è di una gravità devastante per le motivazioni che hanno costretto il giudice a firmare quel provvedimento. È sufficiente scorrere le intercettazioni.

“Questa congiunzione astrale … è tipo l’allineamento della cometa di Halley, hai capito? Cioè è difficile secondo me che si riverifichi così …. e allora noi, Marcè, dobbiamo sfruttarla sta cosa, secondo me, cioè guarda…ci rimangono due anni”.


Cos’è questa congiunzione astrale di cui parlano al telefono l’avvocato Camillo Mezzacapo ed il presidente dell’Assemblea Capitolina Marcello De Vito  il 4 febbraio 2019?

Lo spiega il giudice Maria Paola Tommaselli nel momento in cui controfirma le richieste di arresto che le ha sottoposto la Procura della Repubblica. È il “valore commerciale” dell’incarico pubblico di Marcello De Vito: quanto ci può ricavare, fino dove può arrivare, chi può contattare, cosa può spostare, cosa può ottenere. Un potere “di influenza e di intervento che è stato notevolmente amplificato per il fatto che il Movimento risulta essere non più solo al governo di Roma ma al governo del Paese“, scrive il giudice.

E quando ti ricapita un’occasione del genere: M5S al governo di Roma e del Paese? Per questo, la congiunzione astrale della quale parla Mezzacapo nella telefonata, viene paragonata alla cometa di Halley. Perché – spiega il magistrato nel provvedimento, c’è “una serie di eventi difficilmente riproponibile e quindi un’occasione da non perdere“. 

E i due – sospetta l’inchiesta – non hanno perso né l’occasione né il tempo. Hanno accumulato soldi attraverso la corruzione. O almeno è questa la convinzione dei magistrati. E cioè che i ricavi delle corruzioni sia stato messo in un posto sicuro da De Vito e Mezzacapo per poi essere diviso. Lo sospettano perché la telefonata prosegue con Marcello De Vito che dice “Va beh ma distribuiamoceli questi“. E Camillo Mezzacapo risponde: “Ma adesso non mi far toccare niente, lasciali lì. Quando tu finisci il mandato, se vuoi non ci mettiamo altro sopra“.

Da quali corruzioni vengono quei soldi? E per quali fatti è stato arrestato questa mattina all’alba Marcello De Vito? È sospettato di avere favorito il progetto del costruttore Luca Parnasi nell’ambito della realizzazione del nuovo stadio della Roma calcio. Non solo, nell’elenco ci sono anche la costruzione di un albergo presso la ex stazione ferroviaria di Roma Trastevere e la riqualificazione dell’area degli ex Mercati generali di Roma Ostiense.

L’indagine ipotizza una serie di corruzioni realizzate da imprenditori attraverso l’intermediazione di un avvocato ed un uomo d’affari, che facevano da raccordo con il presidente dell’Assemblea comunale capitolina. Coordinata dalla Procura della Repubblica capitolina, l’inchiesta parla di corruzione e traffico di influenze illecite. Per due degli indagati è stata disposta la custodia cautelare in carcere e per gli altri due gli arresti domiciliari. Disposto anche il divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriale per due imprenditori. Tra gli indagati c’è anche Claudio Toti, presidente della Virtus di basket.

Ma questa è un’altra storia. Quella giudiziaria. Quella politica è un cerchio che si è chiuso. Dalla disonestà per il parcheggio della Panda alla disonestà per il saccheggio di Roma.

Campione di preferenze nel M5S

 Marcello De Vito è stato il primo candidato sindaco del Movimento Cinque Stelle a Roma nelle elezioni del 2013, vinte poi da Ignazio Marino. Al turno successivo nel 2016 è risultato secondo a Virginia Raggi alle primarie online del M5S ma si è preso la rivincita sul campo: ha ottenuto più preferenze di qualunque altro candidato e forte di 6.451 voti personali ha conquistat la presidenza dell’assemblea capitolina.

Avvocato, grillino della prima ora, fa parte dell’ala ortodossa del Movimento. Da sempre è vicino alle posizioni della ex deputata ora in consiglio regionale del Lazio Roberta Lombardi.

Cura un blog personale. Sul quale spiega di avere aderito al Movimento 5 Stelle perché «Ho una splendida figlia, soprattutto per lei ho scelto di entrare nel Movimento». Sulla sua bacheca Facebook rivendica il merito di avere fatti tagli grazie ai quali Roma ha risparmiato soldi. “Nel primo anno di consiliatura M5S tagliate le spese e ridotti gli sprechi di denaro pubblico dell’Assemblea Capitolina“.

Shock tra i consiglieri M5S

Appena la notizia è stata diffusa è iniziato il tam tam sulle chat dei consiglieri comunali del M5S di Roma. Al momento non si registrano reazioni ufficiali: non ha rilasciato dichiarazioni il Gruppo consiliare, non lo ha fatto la sindaca Virginia Raggi.

Sono scioccata. Aspetto di capire meglio. Nelle chat la reazione è univoca. Tutti dicono ‘impossibile che sia successo‘”, ha spiegato la consigliera Eleonora Guadagno.

Siamo annichiliti“, le fa eco la collega Teresa Zotta. Che, a chi le chiede se si riuscirà ad andare avanti, risponde: “Vediamo, questa è dura. Ci incontreremo sicuramente, non posso credere ad una cosa del genere“.

Anche il consigliere Angelo Diario si dice sorpreso: “Se andremo avanti? E’ uno su 28. Sono più dispiaciuto a livello personale, conoscendolo mi sembra strano”.

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