Aspettando la Raggi. E Conte. Gli scenari dei 5 Stelle

Virginia Raggi (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

La definizione della candidatura a sindaco di Roma ritarda l’avvento dell’avvocato del popolo. Che non ha fretta. Ma intanto in Ciociaria hanno messo tutti il pilota automatico: da Ilaria Fontana a Loreto Marcelli. Non Luca Frusone, che vuole capire se il vincolo del doppio mandato (che lo taglierebbe fuori) resterà davvero.

Con un Partito Democratico letteralmente senza pace e un centrodestra lacerato tra le posizioni della Lega e quelle di Fratelli d’Italia, il Movimento Cinque Stelle non ha urgenza di svoltare. Anche perché l’ex premier Giuseppe Conte, leader in pectore dei pentastellati, è alle prese con due problemi non di poco conto. Entrambi divisivi e fortemente impattanti.

Il primo è la definizione dei rapporti con la piattaforma Rousseau di Davide Casaleggio, il secondo è quello della ricandidatura a sindaco di Roma di Virginia Raggi. Blindata da Beppe Grillo. Mentre gli altri big pentastellati non sono andati oltre una difesa d’ufficio.

Fortissime implicazioni interne

Virginia Raggi (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

Ha scritto l’Huffington Post: “Conte non ha fretta, anzi. Anche la grana Raggi, come quella Casaleggio, ha delle fortissime implicazioni interne, scava fossati, crea inimicizie, divide il Movimento. Anche per questo l’ex premier non ha nessuna intenzione di intestarsi la risoluzione quasi impossibile di un problema che erediterebbe dal passato. “Conte aspetterà che si siano chiarite le posizioni in campo per poi ufficializzare l’accettazione del ruolo di capo politico che Grillo gli sta offrendo”, spiega un 5 Stelle di rango.

D’altronde l’avvocato del popolo sa che prima dell’investitura dovranno passare almeno tre settimane solo dall’indizione delle votazioni online, sempre che i rapporti con Rousseau non si sfilaccino al punto dal dover valutare altre strade, e anche questo è un problema. Prima occorre cambiare lo Statuto, e se il quorum, come possibile, non dovesse essere raggiunto dovranno passare altri 7 giorni prima della seconda votazione. Poi, dopo un’altra manciata di giorni, la consultazione sul suo nome come nuovo leader. A Roma probabilmente si andrà a uno scontro, con la prima cittadina niente affatto intenzionata al passo indietro, costringendo il Movimento a una difesa d’ufficio”.

Se c’è una cosa che il Movimento ha imparato benissimo in questi tre anni è l’arte di tergiversare, di prendere tempo, di decidere di non decidere, di mediare fino allo sfinimento. Un approccio democristiano che ha consentito al Movimento, dopo il brusco calo nei sondaggi dei primi due anni, di attestarsi comunque su posizioni importanti.

Tutti al coperto

Luca Frusone (Foto: Paolo Cerroni / Imagoeconomica)

In attesa che Giuseppe Conte sciolga la riserva e soprattutto in attesa di capire cosa succederà a Roma, nei territori si resta al coperto. E allora succede che il sottosegretario Ilaria Fontana si concentri sul Governo, che il capogruppo regionale Loreto Marcelli pensi a come svolgere al meglio il suo nuovo ruolo di capogruppo. E Luca Frusone rompa un lungo silenzio e torni a farsi sentire.

L’unica a non sbilanciarsi è Enrica Segneri. Per adesso. Ma è la posizione di Luca Frusone quella più significativa in tale fase. Perché Beppe Grillo ha ribadito il vincolo del doppio mandato parlamentare. Oltre non si va.

Resterà proprio così? Difficile fare previsioni adesso. Certo che se questo punto dovesse essere confermato, allora significherebbe per Frusone avere davanti solo altri due anni alla Camera. E questo non potrebbe che aprire una fase nuova nel Movimento. Ad ogni livello e a qualsiasi latitudine. Ne vedremo delle belle.