Forza Italia, non contano più le truppe. Bastano i fedelissimi

Si consuma lo strappo tra Silvio Berlusconi e Giovanni Toti. L’obiettivo del Cavaliere è arrivare in doppia cifra e dimostrarsi indispensabile per le Lega. Mantenendo a distanza Fratelli d’Italia. La furbizia di Fazzone e i casi di Iannarilli e Ottaviani.

Lo strappo tra Silvio Berlusconi e Giovanni Toti si è consumato platealmente. All’assemblea nazionale degli eletti il Governatore della Liguria, vicinissimo alla Lega ma pure a Fratelli d’Italia, non si è presentato. Alimentando la narrazione del grande esodo da Forza Italia. Silvio Berlusconi ha detto: “Siamo un Partito che s’è sempre rinnovato  ma continuano a darci del vecchio. Storie tutti infondate, anche se qualcuno che s’è assunto la responsabilità del governo regionale continua a insistere in questa direzione. Abbiamo avuto pazienza sino adesso. Credo che sia il momento di far finire questa pazienza”.

Giovanni Toti ha controreplicato: “Continuiamo a dire che va bene tutto così, che chi dice qualcosa di diverso semplicemente vuole contestare. Non si parla del perché abbiamo perso tanti voti, del perché i 5 Stelle sono al Governo, o perché la Lega prende 4 volte i nostri voti, come se chi sale su un palco e parla non avesse una responsabilità, qualcosa da farsi giustificare o, se ci riesce, da proporre per cambiare”.

Sembra l’anticamera del celebre “che fai mi cacci?”, pronunciato da Gianfranco Fini.

In realtà però Silvio Berlusconi ha un obiettivo più modesto rispetto a qualche anno fa: arrivare in doppia cifra, dimostrare che senza Forza Italia il centrodestra non va da nessuna parte, mantenere almeno il doppio dei voti di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Non solo: contribuire alla vittoria dei Popolari in Europa, per tenere i “sovranisti” sotto scacco.

Per fare questo non ha bisogno di tante truppe, ma di fedelissimi. Come Antonio Tajani, che ha prenotato la conferma alla presidenza del Parlamento Europeo nel caso di successo del Ppe. E in provincia di Frosinone i fedelissimi di Tajani sono Mario Abbruzzese, Pasquale Ciacciarelli e Danilo Magliocchetti.

Mentre il senatore e coordinatore regionale Claudio Fazzone ha dato l’ennesima prova di forza all’assemblea degli eletti. Portando uno “squadra” numericamente e politicamente agguerrita. Fazzone ha criticato il “cerchio magico” di Forza Italia, ma al contrario di altri è rimasto a fare la battaglia all’interno del Partito. Il perché è semplice: vedere la percentuale del 26 maggio. Perché gli “azzurri” potrebbero essere ancora decisivi.

In platea, nella zona riservata alla delegazione della provincia di Frosinone, il ragionamento era questo: “In fondo non è che chi è uscito dal Partito ha fatto chissà così. Antonello Iannarilli in Fratelli d’Italia non è più andato. E Nicola Ottaviani nella Lega è stato accolto da un assordante silenzio”.

Musica per le orecchie di Antonio Tajani.

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