Zingaretti a Conte ed alleati: “È arrivato il tempo di cambiare l’Italia”

Foto © Imagoeconomica / Sara Minelli

Nicola Zingaretti traccia il solco del Pd nuovo. Cuppi presidente dell'Assemblea. Segnali agli alleati: "Non lasciateci soli contro le destre". Il taglio dei parlamentari "Così è un errore". Al Governo: "Occorre più coraggio: cambiamo l'Italia". Non nomina Renzi ma gli dice: "È un errore dividere sempre”

Nicola Zingaretti traccia il solco del Partito Democratico nuovo. Quello depurato dalle bande, disintossicato dai veleni, liberato dagli intrighi. Nel quale c’è spazio anche per chi non la pensa come il capo: e così gli emiliani, i Dem meno zingarettiani, sono stati inseriti nella Segreteria lì dove si decide la linea del Partito. Nel quale anche le donne hanno un ruolo: la sindaca di Marzabotto Valentina Cuppi è il nuovo presidente dell’assemblea nazionale del Partito. Dove non si tira a campare: in Assemblea oggi il Segretario ha sponato il premier. E dove non c’è più voglia di perdere tempo appresso a Matteo renzi con le sue strategie del logoramento: “È un errore dividere sempre” gli ha mandato a dire Zingaretti. Nel Pd nuovo c’è spazio per i Giovani: Luca Fantini si prepara a lasciare la guida dei Giovani Democratici del Lazio per passare al timone della Federazione Provinciale di Frosinone (quella del 91% a Zingaretti al congresso). Ma dove non si rottama e l’esperienza è un pregio: la vecchia volpe Michele Meta è il capo della segreteria politica.

Nicola Zingaretti © Imagoeconomica / Sara Minelli

C’è tutto questo e molto altro ancora nel Partito Democratico Nuovo che Nicola Zingretti ha messo in campo oggi durante la riunione dell’Assemblea Nazionale. Ad esempio c’è una presa di posizione che solo un Segretario con le spalle larghe e le ginocchia d’acciaio può permettersi. Ha detto che il taglio dei Parlamentari è un errore perché lascerebbe senza rappresentanti molti territori. È il caso di Frosinone: rischia di non avere mai più né un senatore né un deputato perché il nuovo collegio la vederebbe fusa insieme a Latina.

Nel Pd Nuovo c’è l’apertura in direzione di quell’area alla quale nelle ore scorse si è aperta Roberta Lombardi, l’unica nei 5 Stelle che abbia in mente una rotta possibile per dare un futuro politico ad un MoVimento al quale è stato scoperto il bluff di raccattare ogni protesta.

I nuovi vertici

Il profilo è quello giusto e piace moltissimo anche alle Sardine. La nuova presidente dell’assemblea Pd è Valentina Cuppi, classe 1983, sindaca di Marzabotto, paese sull’Appennino bolognese simbolo del sacrificio di 1.830 tra uomini, donne e bambini, vittime dei crimini nazifascisti. È lei che il segretario nazionale Nicola Zingaretti  ha proposto oggi all’assemblea nazionale. Convocata, anche, per lanciare il congresso  straordinario. Valentina Cuppi prenderà il posto di Paolo Gentiloni, nominato commissario europeo.

Il vento nuovo di Nicola Zingaretti soffia anche sulla nuova Segreteria unitaria del Partito Democratico. Il Segretario si è assunto la responsabilità di proporre figure nuove: parlamentari, dei territori, sindaci e amministratori che con diversi incarichi entrano a far parte di questa squadra. Non un’epurazione. Nè una guardia pretoriana. Nel Pd di Zingaretti chi non la pensa come il capo è ben accolto: perché è il dibattito a far crescere il Pd.

Spazio pure a Bonaccini

Nicola Zingaretti con Valentina Cuppi © Imagoeconomica / Sara Minelli

Nela nuova Segreteria Provinciale, nel rispetto dell’autonomia degli organismi, saranno invitati in maniera permanente tutti i rappresentanti delle organizzazioni delle autonomie locali. Così c’è spazio per il confermato Governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza Stato-Regioni; per Mauro Bussone, presidente Uncem. Così come per Michele De Pascale il presidente dell’Unione Province Italiane, molto vicino ad Antonio Pompeo. E Antonio Decaro, presidente dell’Associazione Nazionale Comuni d’Italia. Matteo Ricci, presidente Ali.

Vediamola allora la composizione della nuova segreteria nazionale: Brenda Barnini, Welfare; Vanessa Camani, Turismo e Made in Italy; Caterina Bini, Enti Locali; Chiara Braga, Ambiente e coordinamento Ufficio per il Programma; Pietro Bussolati, Imprese e professioni; Marco Carra, Aree interne; Emanuele Felice, Economia; Emanuele Fiano, Esteri; Marco Furfaro, Comunicazione; Stefano Lepri, Terzo Settore; Marianna Madia, Innovazione; Virginio Merola – Aree Metropolitane; Marco Miccoli, Lavoro; Carmelo Miceli, Sicurezza; Nicola Oddati, Cultura e Coordinamento iniziativa politica; Roberta Pinotti, Riforma dello Stato; Camilla Sgambato, Scuola; Marco Simiani, Infrastrutture; Stefano Vaccari, Organizzazione; Antonella Vincenti, Pubblica Amministrazione; Rita Visini, Volontariato e politiche per la disabilità.

A questi nomi va aggiunta la portavoce della Conferenza delle donne democratiche che sarà eletta il 14 marzo prossimo, e il coordinatore dell’Assemblea Nazionale dei Sindaci che sarà eletto il 28 marzo.

Il segretario nazionale ha nominato altresì come capo della segreteria politica Michele Meta. Originario di Villa Santa Lucia è una delle teste organizzative del Partito: spianò la strada a Francesco De Angelis verso il potentissimo assessorato alle Attività produttive in regione Lazio ai tempi di Marrazzo.

Niente spazio alle polemiche

Nicola Zingaretti © Imagoeconomica / Sara Minelli

Non c’è spazio per le polemiche in questa nuova fase del Pd. Appena il minimo necessario per lasciare un po’ di sale alla discussione. Al punto che Matteo Renzi non viene mai nominato: l’indifferenza per lui è l’affronto più grave.

Senza usare mai le espressioni ‘Italia viva’ o ‘Matteo Renzi’ il Segretario del Pd dice «Distruggere è semplice, costruire è una missione. È un errore drammatico sempre picconare, dividere, polemizzare, cercare sempre avventure solitarie che soddisfano qualcuno ma non aiuta l’Italia».

Sul ruolo del Pd nel governo: “Noi non lanciamo diktat ma facciamo proposte. Io sono convinto che l’Italia ce la farà se cambia. Cambiare l’Italia è possibile se insieme cambiamo la politica. Io difendo questo governo: non corrisponde a tutte le nostre aspirazioni, tante volte le forze progressiste hanno dovuto convivere con situazioni difficili con alleati non in sintonia“.

Conte, occorre più coraggio

Ma occorre un cambio di passo. Non solo nel Partito. Ma soprattutto nel Governo. Occorrono scelte coraggiose. Nicola Zingaretti lo dice senza possibilità di equivoci. «Il governo sia più coraggioso».

A proposito della posizione del Pd sulGoverno: quensto non è un Governo del Partito Democratico ma con il Partito Democratico. «Io non lo considero un governo amico ma il nostro governo. E il Pd ha svolto un ruolo decisivo pur tra mille difficoltà. Ora questo governo ha il dovere di accelerare e superare incertezze del tutto estranee al compito che si è dato».

Ci sono argomenti ai quali mettere mano subito. Lo si deve agli elettori che hanno dato la fiducia al Governo. Ai quali è stato promesso di mettere mano con urgenza ai decreti Salvini. Nicola Zingaretti dice che bisogna «Superare, senza se e senza ma, i decreti propaganda di Salvini. Basta subalternità. Perchè di sicurezza in quei decreti non c’è assolutamente nulla. Sono decreti approvati per la paura non per la sicurezza. Vanno svuotati i decreti propaganda di Salvini. Sia questo governo ad approvare al più presto decreti per la vivibilità e per la sicurezza urbana».

No al taglio dei Parlamentari

Valentina Cuppi © Imagoeconomica / Sara Minelli

A questo punto c’è l’affondo sulla Rai. Che «non può essere utilizzata alla stregua di un citofono in campagna elettorale».

Soprattutto c’è la netta presa di posizione sul referendum per il taglio del numero dei parlamentari. «Non lo condivido e credo sia stato un errore sottoscriverlo ma rispetto chi lo ha fatto anche del Pd». Allora perché è stato portato avanti l’iter e si è giunti fino al referendum? Per lealtà e coerenza nei confronti dell’alleato.  «Abbiamo votato sì alla riforma non perché convinti, ma perché era nell’accordo di governo, assieme a garanzie di cui tutti ora si devono fare carico». E ora perché il passo indietro? Perché «rischia di diventare un referendum sul parlamentarismo, in tempo di populismi». 

Infine un passaggio sulle Regionali. È il segnale a Roberta Lombardi ed al Movimento 5 Stelle. La capogruppo grillina in regione l’altro giorno aveva aperto al dialogo con i Dem in vista delle prossime elezioni. Ora il Segretario nazionale risponde «Dico ai nostri alleati che fanno tanti slogan contro le destre, contro Salvini e il pericolo del populismo, non lasciateci da soli a combattere contro Salvini e le destre. La sintesi non può essere: quando si vince il merito è di tutti, quando si perde è colpa del Pd. Non è accettabile“.

Verso il non Congresso

Nicola Zingaretti © Imagoeconomica / Sara Minelli

Sul Partito, Zingaretti ha riproposto le tappe e il senso del ‘congresso a tesi‘ già annunciato in Direzione. Non lo chiama più congresso, il segretario. Andando incontro anche alle sollecitazioni in questo senso di Base Riformista entrata a far parte della nuova segreteria unitaria Pd.

«Un processo – dice – una costituente delle idee e delle persone» aperta a tutti. «È la boria dell’isolamento che ci ha fatto perdere. Noi vogliamo cercare dentro la società alleati con cui camminare. Così nasce la civiltà della politica. Il consenso attorno al Pd cresce e questo dà fastidio a qualcuno. Sento addirittura che noi stiamo diventando un Partito populista, noi semmai siamo quelli che stiamo sminando l’Italia dal populismo“.

Approvata all’unanimità

L’assemblea nazionale del Pd ha approvato all’unanimità la relazione del segretario, Nicola Zingaretti. Dando così via libera al segretario ed alla segreteria nazionale per attivare un percorso «di coinvolgimento convocando a breve la Direzione».