Assolombarda scarica i Cinque Stelle. Ultimo appello a Salvini. E Tajani resta sullo sfondo

La più importante associazione del sistema di Confindustria boccia la manovra: “Il Governo del cambiamento non ha prodotto una manovra di vero cambiamento e tutti comprendiamo che il dividendo che si ricerca è quello elettorale e non della crescita”. Tornano alla mente le parole pronunciate a Fiuggi da Vincenzo Boccia sul presidente del Parlamento Europeo

Assolombarda è l’associazione più importante di tutto il sistema Confindustria, quella che rappresenta le imprese di Milano, di Lodi, di Monza, della Brianza. Per questo le prese di posizione del suo presidente hanno un forte significato anche politico.

Nelle ore scorse, il presidente di Assolombarda ha letteralmente smontato la manovra economica messa a punto dal governo Conte – Salvini – Di Maio. Muovendo rilievi di sostanza pesantissimi.

Ecco perché le parole del presidente di Assolombarda Carlo Bonomi vanno analizzate.

“Se il maggior deficit fosse dovuto a un drastico innalzamento degli investimenti e degli stimoli alla crescita assumerebbe tutt’altro significato agli occhi di Europa, mercati e agenzie di rating e soprattutto al mondo delle imprese. Se invece il maggior deficit si persegue per continuare sulla vecchia strada di miliardi aggiuntivi alla spesa corrente, come a tutti gli effetti avviene destinandoli a reddito di cittadinanza e prepensionamenti, ecco che allora le stime di maggior crescita del Pil del governo non risultano credibili, e il debito pubblico continuerà a salire. Non saranno 5 miliardi soli di investimenti pubblici in più, a far salire il Pil dallo 0,9% potenziale a cui anche il governo lo stima, a + 1,5% programmatico indicato dal governo stesso”.

 

Quindi la rasoiata.

“Ma tutti comprendiamo che il dividendo che si ricerca è quello elettorale, non quello della crescita”.

 

Attenzione però, la critica è indirizzata più ai Cinque Stelle che alla Lega. E Bonomi lo ha fatto capire benissimo quando ha rincarato la dose:

“Il punto è tutto qui, il Governo del cambiamento non ha prodotto una manovra di vero cambiamento e tutti comprendiamo che il dividendo che si ricerca è quello elettorale e non della crescita. Noi non siamo quelli dei campi, che sfruttano col caporalato italiani e stranieri. Siamo stufi di essere confusi con chi lucra sulla fame, le leggi ci sono, lo Stato intervenga e li metta in galera. Basta, una volta per tutte, dire che quelli sono imprenditori, noi con i delinquenti non abbiamo nulla a che fare e non siamo prenditori”.

 

Prenditori è un termine spesso utilizzato da Luigi Di Maio, vicepremier, ministro del lavoro e capo politico dei Cinque Stelle.

Quello di Assolombarda va letto come un ultimo appello a Matteo Salvini per riconsiderare il rapporto con i Cinque Stelle.

 

Tornano alla mente anche le parole pronunciate da Vincenzo Boccia (numero uno di Confindustria) a Fiuggi: “A noi industriale piace uno come Antonio Tajani”.

La bocciatura della manovra da parte dell’Unione Europea, i contrasti tra Cinque Stelle e Lega sul decreto fiscale, il premier Conte isolato in Europa. Sono tutti elementi che vanno considerati.

Gli industriali si fidano della Lega, non dei Cinque Stelle. Si fidano anche di Antonio Tajani. Nessuno crede al ribaltone. Oggi no. Domenica chissà. Perché domenica?

Perché potrebbe esserci una cena tra una ventina di imprenditori di Assolombarda e Salvini.