Quando il dolore fa invasione di campo: quel battito lento che ha portato via Astori

Terminata l'autopsia, oggi si prepara la camera ardente in vista dei funerali di domani. Davide Astori ed il dolore che fa invasione di campo. Senza avvertire, senza dare a nessuno la possibilità di spiegarne il perché.

Elisa Ferazzoli

Giornalista in fase di definizione

Nasci, impari a camminare, a parlare, a sorridere. Ti insegnano a correre dietro ad una palla, a prenderla a calci. È così che impari a sognare. Cresci, fai dei progetti, lavori sodo per raggiungerli. Sei diventato quello che sognavi, sei un calciatore di serie A, vesti la maglia della Nazionale, la tua faccia è una di quelle figurine che tanto amavi attaccare sull’album Panini. Nel frattempo ti innamori di nuovo, questa volta di una donna, la sposi. Diventi padre e capitano della tua squadra. Sei felice. Finisci la cena, raggiungi la tua camera, chiami tua moglie, tua figlia ha imparato a dire una cosa nuova. Non vedi l’ora che arrivi la domenica sera per sentirla con le tue orecchie. Spegni il telefono, decidi di dormire. Domani c’è una partita da giocare e tu sei il capitano. Ma il domani non esiste più. Come è accaduto a Davide Astori, il capitano della Fiorentina: l’autopsia nelle ore scorse ha detto che il cuore è un muscolo e si contrae in base a degli impulsi elettrici, ma volte – senza nessuna ragione – inizia a rallentare poco alla volta. Fino a spegnersi.

Siamo abituati ad immaginarli eterni questi perfetti sconosciuti così giovani e belli. Collochiamo i nostri eroi della domenica in una dimensione intoccabile, riservata ai sogni, in cui non c’è spazio per i drammi della gente comune. Finché in un giorno qualunque la vita si prende la briga di cambiare le regole del gioco, il dolore fa invasione di campo, senza avvertire, senza dare a nessuno la possibilità di spiegarne il perché.

 

È in quell’esatto momento che a tutti è sembrato di conoscerti davvero. Per quel posto vuoto che ognuno ha nella vita. Nello spogliatoio, al lavoro, a tavola, al bar. Per quella sensazione di smarrimento che proverà chi ti ama e chi ti conosceva realmente quando per lungo tempo gli sembrerà che tu stia per arrivare da un momento all’altro. E per il dolore che proverà subito dopo ricordandosi che così non è. L’incertezza del domani assumerà sembianze concrete e diventando consapevolezza farà tanta paura. Poi col tempo, la bellezza della vita si riprenderà il posto che merita e quella sensazione si affievolirà senza mai più sparire del tutto.

La vita non è altro che il naufragio dei nostri piani”. La vita nel bene e nel male non è altro che questo.