“Zingaretti si candiderà alle primarie se deciderà”

Bruno Astorre, il signore delle preferenze tra Roma ed i castelli: "Se deciderà di candidarsi, Zingaretti lo farà passando dalle Primarie”. Calenda? “Ha legittimamente scelto lui di tirarsi fuori, non è un avversario irriducibile”. A Formia domani si scioglie il nodo.

Nicola Zingaretti si candiderà alle primarie qualora decidesse di scendere in campo per le elezioni comunali di Roma. Non so se deciderà di candidarsi: ma se lo farà potete stare certi che passerà attraverso lo strumento previsto dallo Statuto del Pd, deciso dal Partito romano, rilanciato dal Segretario nazionale Enrico Letta”: parola del senatore Bruno Astorre, coordinatore regionale Dem nel Lazio e soprattutto uomo chiave delle strategie per le prossime Comunali di Roma Capitale. (Leggi qui Zingaretti, Raggi, Calenda: intreccio al Campidoglio).

Il tema della Regione

Virginia Raggi e Nicola Zingaretti (Foto: Benvegnu’ Guaitoli / Imagoeconomica)

Il dilemma amletico però è se il Governatore si candida o non si candida. Bruno Astorre non contribuisce a sciogliere l’enigma. Si limita a confermare “Il tema della Regione esiste ed è concreto”. È il tema che molti attribuiscono a Nicola Zingaretti e lo indicano come il vero freno alla sua discesa in campo: non ci si può presentare agli elettori romani con un tipo di alleanza ed una di tipo diverso alle Regionali. Perché al popolo Dem romano il solo nominare Virginia Raggi provoca l’orticaria. Mentre in Regione Zingaretti è riuscito a costruire un’alleanza solida con l’altra sensibilità dell’universo pentastellato, rappresentato da Roberta Lombardi: non un peso piuma ma lo spietato boxeur che mise all’angolo Pier Luigi Bersani nell’unica diretta streaming grillina che si ricordi.

Serve una linea di coerenza politica che unisca Roma Capitale e la Regione Lazio. E serve una candidatura di peso per le prossime Regionali del Lazio, capace di proseguire il lavoro di risanamento e ricostruzione compiuto in questi anni da Nicola Zingaretti. Il Governatore non se la sente di lasciare a cuore leggero un ente che ha ereditato con un cratere miliardario nei conti della Sanità, lo ha ripianato e portato sotto controllo, riaperto gli ospedali che Renata Polverini aveva chiuso, organizzato una vaccinazione che in Italia viene presa ad esempio.

Astorre e la Capitale

Carlo Calenda (Foto: leonardo Puccini / Imagoeconomica)

All’appello del centrosinistra per le elezioni a Roma manca Italia Viva. Ma soprattutto manca Carlo Calenda. Al quale Bruno Astorre manda un messaggio. Fermo. Ma non di chiusura. “Carlo Calenda non è un mio avversario irriducibile. Si è messo fuori da solo, legittimamente, dal nostro ragionamento. È lui che ha iniziato ad insultare me e Goffredo Bettini. Ha tutta la legittimità di fare le scelte che ritene più giuste ma non siamo stati noi a chiudergli le porte”.

C’è una strada ancora aperta. Sono le primarie. “Noi le faremo perché sono lo strumento capace di legittimare la scelta del candidato sindaco: lo prevede lo Statuto lo ha confermato il Segretario nazionale Enrico Letta. Non le faremo dappertuto ma soltanto lì dove si rendono necessarie per fare le sintesi di un dibattito. E Roma richiede questa sintesi. Altre città italiane richiedono quel tipo di sintesi. In altre ancora, le comunità locali hanno raggiunto un punto di equilibrio su un nome condiviso e lì non faremo le Primarie”.

Un esempio? “A Latina non c’è bisogno delle Primarie. Lì il Partito ha scelto di andare in coalizione con Damiano Coletta. Noi non interveniamo, rispettiamo le scelte dei territori e delle comunità locali. Come a Latina pure a Roma. Se quella sintesi a Roma non c’è si fanno le Primarie, se c’è come a Latina le Primarie non si fanno” .

Ed il tema di Formia

Uno dei fronti più sensibili è quello di Formia. Lì il Partito Democratico rischia la spaccatura tra l’anima che vorrebbe seguire l’ex quattro volte sindaco Sandro Bartolomeo in un progetto Civico nel quale confluirebbe anche la Lega; e l’anima che è vicina al Segretario cittadino Mallozzi che vorrebbe individuare una sintesi con gli ambienti post grillini dai quali tre anni fa scaturì la candidatura della professoressa Paola Villa (Leggi qui Il Pd corre verso la spaccatura. Il centrodestra l’ha già fatto).

Sandro Bartolomeo

Bruno Astorre non si sbilancia: “È in corso un confronto. Domani saremo lì insieme al Segretario provinciale Claudio Moscardelli. Sono certo che si individuerà una sintesi”.

Quello che Bruno Astorre non dice è che a pesare sono i numeri: alle scorse Comunali il Pd si è chiuso a riccio, non è stato competitivo: è riuscito a malapena ad eleggere un solo consigliere comunale. Proseguire su quella strada significherebbe commettere lo stesso errore strategico visto nei mesi scorsi alle Comunali di Terracina ed a quelle di Fondi. La conservazione del sistema non fa crescere. Il campo largo è l’unica soluzione. Se il campo giusto per il Pd di Formia sia quello Civico di Bartolomeo o quello post grillino al quale guarda Mallozzi lo dirà il dibattito di domani pomeriggio.