Il Frosinone al cospetto della ‘Dea’. E tutti gli altri stanno a guardare

Domani inizia il secondo campionato di serie A dei “canarini”. Il tutto in pochi anni: un evento unico ed enorme. Ma è un risultato che dovrebbe “ispirare” politici e capitani d’industria, che invece si accontentano di un selfie.

Domani il Frosinone esordisce nel suo secondo campionato in serie A in pochissimi anni. Lo farà a Bergamo, sul campo della “Dea” Atalanta. Si tratta di un evento enorme sul piano sportivo e unico per quello che è il panorama della Ciociaria. 

Eppure si ha quasi la sensazione che ormai sia diventato normale, che in fondo sfidare la Juventus di Cristiano Ronaldo, l’Inter di Maurito Icardi, il Milan del Pipita Higuain, il Napoli di Carlo Ancelotti faccia parte dell’ordinaria amministrazione.

 

Non è il caso di ripetere che il miracolo sportivo della società di Maurizio Stirpe è destinato ad essere ulteriormente studiato nei prossimi anni. Non è il caso di sottolineare ancora il ruolo che il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani ha avuto nello sblocco della pratica riguardante la costruzione del nuovo stadio.

Però vale la pena di soffermarsi sulla circostanza che poi in serie A bisogna restarci. O perlomeno tornarci presto nell’ambito di un effetto-pendolo (tra B e A) che ha fatto la fortuna di molti club medio-piccoli.

Ora, il contesto nel quale una squadra opera è importante fino ad un certo punto, perché alla fine la spinta vera la danno la società, i calciatori e l’allenatore.

 

La classe politica e imprenditoriale può incidere sotto un altro punto di vista. Prendendo esempio innanzitutto ed ispirandosi a quello che è stato fatto dai “canarini”.

Ma se la realizzazione di una strada diventa un’impresa titanica, allora è chiaro che non ci siamo. Perché al di là di quelle che sono le competenze e i confini, un territorio può puntare i piedi se c’è un’azione sinergica e coordinata, se ci si mette in testa che sul fronte delle infrastrutture è venuto il momento di accelerare.

Se verso il Governo, il Parlamento e la Regione Lazio è necessario assumere un atteggiamento diverso chiedendo risultati concreti invece delle solite chiacchiere.

 

Ma se tutto questo non si fa, allora nessuno si lamenti più. Perché poi alla fine, nella tribuna d’onore dello splendido stadio Benito Stirpe, piace a tutti i politici, gli imprenditori e i capitani d’industria, stringere mani, cercare un selfie con Andrea Agnelli, “giocare” a fare i commissari tecnici, fingersi esperti delle tattiche offensive del Frosinone calcio.

 

La serie A è un traguardo che appartiene soltanto al presidente Maurizio Stirpe, alla società, ai giocatori e a Moreno Longo. Potrebbe rappresentare una fonte di ispirazione.

Ma non per pavoneggiarsi, bensì per costruire qualcosa di altrettanto importante.

Invece questo non è accaduto.