L'annuncio della nascita di Stellantis arriva nel giorno in cui l'automotive dichiara il suo anno più nero. L'attesa per gli incentivi del 2021. Le posizioni di Anfia, Unrae e Federauto. Davide Papa: "Occorre più coraggio”
L’astro di Stellantis inizia a brillare nel giorno in cui l’Automotive annuncia il suo anno più disastroso. Le assembleee dei soci Fca e Psa hanno dato il via libera alla fusione dei due storici gruppi. Stellantis debutterà in Borsa a Milano e Parigi il 18 gennaio, il giorno dopo lo farà a Wall Street.
Ma se il presidente di Fca parla di un “Coraggioso passo avanti” chi sta sul campo si fascia ancora le ferite. L’automotive chiude il 2020 con un calo del 15% nelle immatricolazioni di dicembre, vuol dire 535.000 vetture in meno rispetto al 2019 (-27,9%). E l’intera filiera in ginocchio L’anno della pandemia «verrà ricordato come drammatico anche per il settore automotive, con un crollo di immatricolazioni spaventoso”.
Lo hanno detto a voce unica Unrae ( l’Associazione delle Case automobilistiche estere che operano in Italia nella distribuzione e assistenza); Anfia (l’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica); Federauto, la potentissima federazione dei concessionari d’auto che rappresenta la categoria di fronte al Governo.
Spirito costruttivo e incentivi
Sostengono che per ripartire occorre spirito costruttivo. «Occorre guardare avanti, così come avvenuto in Parlamento con l’approvazione bipartisan di un emendamento alla Legge di Bilancio 2021. È l’elemento che ha introdotto nuove misure di sostegno al rinnovo del parco circolante. Grazie a quel provvedimento avremo vetture meno inquinanti e più sicure».
C’è ottimismo ma anche fiducia. Cosa li induce a guardare in modo positivo? Lo spiega il presidente di Anfia, Paolo Scudieri. «Guardiamo al 2021 con fiducia grazie alle misure entrate in vigore con l’inizio del nuovo anno. Su di loro c’è stata intesa tra tutte le forze politiche. Oltre a sostenere la domanda, favoriranno la ripartenza della produzione industriale di autoveicoli e componenti a beneficio dell’intera filiera automotive. Ci saranno ricadute positive sui livelli occupazionali e sugli investimenti per la transizione green e digitale».
I dati di dicembre mostrano la realtà del mercato auto in epoca Covid-19. In pratica: senza incentivi la propensione agli acquisti si riduce drasticamente. Il presidente di Federauto Adolfo De Stefani Cosentino ricorda come il 2021 «parta sulla spinta delle nuove misure della Legge di Bilancio» anche se «il lavoro da fare non è certamente esaurito perché il Recovery fund sarà la sfida sarà trasformare l’incertezza in nuove opportunità di crescita del mercato».
Papa: Serve più coraggio
L’osservatorio privilegiato sul territorio è quello di Davide Papa: il presidente del gruppo Ecoliri è tra i top Seller nazionali di Fca. Nei giorni più bui della crisi era tra i primi a sostenere la necessità di una maxi serie di incentivi con cui rinnovare il parco auto circolante.
«Gli incentivi vanno bene, sono uno strumento fondamentale per stimolare un mercato spaventato dalla pandemia e preoccupato per il futuro. In queste condizioni si tende a rinviare una spesa che viene considerata superflua. L’incentivo la trasforma in un’occasione da non perdere. Fatta questa premessa non possiamo nasconderci dietro un dito: la situazione è seria e richiede maggiore coraggio». (Leggi qui Auto, c’è la ripresa. Papa: “Il Governo aumenti la rottamazione”).
È la nota sulla quale il presidente Davide Papa aveva suonato già all’inizio della prima ondata di coronavirus. Le imprese del comparto devono avere la possibilità di pianificare le loro azioni e decicere anche gli investimenti. «Investimenti che vanno ad incidere sui posti di lavoro. C’è bisogno di un piano più corposo».
La traduzione meno aulica è che nella sostanza ci vogliono più soldi.
Benefici per occupazione e ambiente
Guarda il lato buono della medaglia il Presidente di Unrae Michele Crisci.
Sottolinea che «Il Parlamento recepisce, in larga parte, quanto da noi auspicato. Riconosce l’importanza degli incentivi pubblici per l‘acquisto di autovetture nuove in sostituzione di mezzi fortemente inquinanti. Si tratta di un investimento i cui benefici vanno a vantaggio dell’occupazione, dell’ambiente e di uno dei settori industriali che più contribuisce al PIL del Paese. È un grande risultato per il quale abbiamo lavorato con convinzione in questi mesi».
I numeri di dicembre
I numeri di dicembre sono in controtendenza per Fca che a fronte di un mercato italiano dell’auto in flessione ha immatricolato 31.370 vetture. Un dato in crescita dell’1,1% rispetto allo stesso mese del 2019.
Sono numeri che hanno permesso di raggiungere una quota del 26,3%, in crescita di 4,2 punti percentuali. Inoltre prosegue il trend di crescita già registrato nei mesi precedenti dopo le crescite del 17,5% di settembre, del 12,6% di ottobre e dell’1,4% di novembre.
Il marchio Fiat con 19.500 registrazioni a dicembre ha aumentato le vendite dell’1% e ha ottenuto una quota del 16,3%, pari a +2,6 punti percentuali. Quasi 5.500 le immatricolazioni di Jeep per una quota al 4,6% in crescita di 0,5 punti percentuali. Lancia ha registrato oltre 4.700 vetture, il 20,5% in più rispetto all’anno scorso per una quota del 4%, +1,2 punti percentuali. Alfa Romeo immatricola quasi 1.700 vetture per una quota dell’1,4%.