Automotive, Cassino scopre che ha molte speranze

Il convegno di Fim Cisl sul passaggio all'elettrico. Il realismo di Uliano, la prospettiva di Coppotelli, i progetti di Borgomeo. Ed i fondi della Regione: Automotive dentro un piano da 70 milioni. Perché Cassino ha molte speranze

Alberto Simone

Il quarto potere logora chi lo ha dato per morto

Non hanno aspettato con il cappello in mano. Si sono messi insieme, hanno fatto sinergia. Da un lato gli industriali e dall’altro il sindacato, in mezzo l’università di cassino con i suoi poli di ricerca e la Regione Lazio con le sua capacità di mettere il tutto a sistema. «Se questo territorio ha speranza? Non vi darò una risposta da politico. Ma vi risponderò mettendo in fila i fatti. Ed i fatti dicono che questo territorio non è rimasto con il cappello in mano ad aspettare le commesse Stellantis; si è specializzato, ha sviluppato suoi prodotti, ha saputo rispondere alla crisi adattandosi e non limitandosi alla protesta. Si, per questi motivi vi dico che sono prudentemente ottimista». Strappa l’applauso dei delegati Fim Cisl l’assessore regionale allo Sviluppo Economico Paolo Orneli.

Con lui c’erano tutti gli attori di quella scossa, e di quel non voler restare con il cappello in mano. Si sono incontrati al Campus Universitario della Folcara al convegno  “Electric is back. Viaggio tra passato e futuro: cambiamenti, prospettive e nuove opportunità nel mondo dell’automotive” organizzato dalla Fim-Cisl di Frosinone.

Un luogo evocativo

Non è stata una scelta a caso né di comodo. Il sindacato dei Metalmeccanici Cisl ha scelto l’Università di Cassino perché è la culla di un progetto che promette di dare sviluppo all’industria Cassinate per i prossimi vent’anni. Perché qui è nata una parte fondamentale del progetto con Power 4 Future, la joint venture con Fincantieri per sviluppare e produrre batterie. O per dirla con le parole alla moda in questo periodo: la prima Giga Factory nel Lazio.

Ma bisogna capire bene cosa si intende per sviluppo. Non è più quello degli anni Settanta e delle migliaia di posti. Lo ha spiegato il Segretario nazionale Fim Ferdinando Uliano: «Stellantis ci conferma che Cassino come tutti gli altri stabilimenti stabilimenti resteranno aperti. Se restano aperti ma svuotati di lavoratori a noi non sta bene». Perché il rischio è proprio quello: le nuove macchine elettriche hanno bisogno di meno professionalità per essere realizzate: «Che fine fanno quelle persone? Come si intende dargli una nuova prospettiva? La risposta non deve arrivare solo da Stellantis ma anche dalle istituzioni. Perché altrimenti la Transizione diventa solo un taglio dei posti di lavoro».

Le cifre che allarmano

Mirko Marsella e Roberto Benaglia

Il profilo del dramma lo ha spiegato il segretario provinciale della Fim-Cisl Mirko Marsella. Nella sua relazione ha evidenziato: “Da alcuni studi studi  viene fuori un quadro allarmistico, come quello commissionato dall’Associazione europea della componentistica automotive. Prevede che i nuovi posti di lavoro generati dal processo di elettrificazione saranno circa 226.000 in tutta Europa, mentre quelli che rischiano di andare persi nella filiera dell’auto saranno 501.000 con un saldo netto negativo di 275.000”.

Anche l’ANFIA, che rappresenta la filiera dell’industria automobilistica italiana, non nasconde la propria preoccupazione; secondo l’associazione infattila filiera italiana dell’auto con il passaggio all’elettrico perderà circa 73 mila posti di lavoro, a fronte dei circa 6mila generati dalla mobilità elettrica“.

C’è anche un altro aspetto ad allarmare il Segretario Generale nazionale Fim Cisl Roberto Benaglia. Ha spiegato che si sta cancellando il modello che finora ha tenuto in piedi l’industria Automobilistica: il modello Fordista: Henry Ford diceva che le auto dovevano costare poco affinché i suoi operai potessero permettersi di comprarle. Oggi abbiamo un taglio dei lavoratori, un netto calo della produzione ma i guadagni delle case automobilistiche crescono. Significa che si stanno producendo modelli che in pochi possono comprare. E questo crea un problema di natura sociale”. 

Milioni e progetti

La via d’uscita l’ha illustrata Francesco Borgomeo, presidente di Unindustria. Ha raccontato in che modo le aziende di componentistica del territorio si sono alleate realizzando il primo Contratto di Rete in Italia nel settore Automotive. Per capirci: a Torino non c’è.

Specializzazione, qualità, evoluzione. “Abbiamo fatto squadra con la Regione Lazio sul serio per ripensare il settore dell’automotive. Oggi – ha evidenziato il presidente di Unindustria Cassino – molte aziende del territorio hanno oltre il 50% del fatturato che deriva da clienti non Stellantis. Si sono affrancate. Per contro, Stellantis ha fornitori per il 65% che vengono da oltre 600 km da questo stabilimento”. Significa che l’industria dell’Automotive nel cassinate è matura, sviluppata, capace di camminare accanto a Stellantis ma non dipende totalmente da lei a differenza del passato.

Per questo motivo abbiamo iniziato a pensare che tante cose le possiamo fare da soli. Abbiamo quindi contribuito a favorire una crescita a prescindere da Stellantis. E questo è stato apprezzato da Stellantis che, pur non essendo più in Confindustria, siede ai nostri tavoli“. (leggi qui: Automotive, nasce il Cluster Cassino e sfida i poli nazionali).

Una speranza che trova il pieno sostegno della Regione Lazio. Nel corso dell’evento l’assessore allo Sviluppo Economico Paolo Orneli ha infatti annunciato che entro fine anno ci saranno bandi da 70 milioni di euro e minibond per finanziare e potenziare anche il settore dell’automotive.

Il futuro degli altri

Enrico Coppotelli (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Che fine faranno quelli che non serviranno più per la realizzazione delle auto? Enrico Coppotelli non si è nascosto. “C’è la consapevolezza che siamo in una fase di passaggio. Le istituzioni le ho trovate molto attente e sensibili, la Regione ha ben capito che i problemi del Lazio non terminavano all’interno del Grande Raccordo Anulare e l’impegno è tangibile“. Bisogna puntare sulla formazione. Ha ricordato l’accordo di Cisl con la scuola romana che già utilizza la realtà aumentata ed il 5G, una parte delle sue lezioni si svolgono nel Metaverso. (Leggi qui: La Cisl del Lazio si lancia nel metaverso).

Spiega che occorre mettersi in discussione ed essere disponibili a reinventarsi. Ma serve anche un interlocutore che aiuti a capire quali saranno le nuove professioni necessarie per il mondo Automotive e compatibili con le esperienze degli attuali lavoratori.

Su tutto, emerge un concetto: il territorio che fa squadra e sa ancora competere.

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright