La rivolta dell’Automotive. «Caro Conte, gli incentivi servono a tutte le auto, basta ideologie sul green»

I commercianti di auto battono i pugni sul tavolo contro il Governo. Che non vede l'agonia di un settore. E che usa il modello tedesco per ipnotizzare il mercato. Davide Papa (Unindustria) e Unrae chiedono di incentivare la domanda. E smontano alcune convinzioni del Governo. Arrivando a dire "Basta ideologie sull'Automotive”

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Stimolare la domanda di veicoli tradizionali e farlo con una strategia di Governo che porti ad ammainare la bandiera ideologica. Quella bandiera che ha quasi mandato a zampe all’aria un settore che rappresenta un decimo di Pil ed entrate fiscali dello Stato italiano. Perché le politiche di incentivi spinti ai motori elettrici fatte nel momento sbagliato (quando Fca non aveva ancora un prodotto pronto) e nel modo sbagliato (tutti i sondi italiani sono andati a case estere) hanno aggravato una crisi che il Covid-19 ha amplificato.

La ricetta di Unrae, l’Unione Nazionale dei Rappresentanti dei veicoli Esteri, guarda al modello tedesco, e non potrebbe fare altrimenti. Perché è proprio la Germania che rappresenta il modello ideale per un automotive che, in Italia, chiede da mesi una nuova rotta. E nel dopo Covid torna con forza a battere i pugni sul tavolo.

Creare più domanda

DAVIDE PAPA – PRESIDENTE UNINDUSTRIA CASSINO-GAETA

Come? Chiedendo all’Esecutivo di correggere il Decreto Rilancio in sede di conversione. Cosa significa? Un Decreto è un atto adottato in condizioni d’urgenza dal Governo ma proprio perché è preso in condizioni molto particolari ha una durata limitata ed entro tre mesi deve essere esaminato da Camera e Senato che devono approvarlo o correggerlo. oppure lasciarlo decadere. Ed in questi giorni è in agenda proprio la conversione in legge per uno dei decreti adottati dal governo Conte 2 durante la pandemia. Ne faceva cenno l’onorevole Enrica Segneri (M5S) durante l’incontro di venerdì con la Fiom Cgil (leggi qui Fca, Buschini porta al Pd il primo applauso degli operai dopo anni di gelo. Ed il risveglio del M5S).

«Noi – spiega Davide Papa – presidente di Unindustria Cassino – Gaeta, il polo sul quale sorge la stragrande maggioranza delle imprese dell’Automotive nel Lazio – chiediamo una serie di interventi mirati, con i quali calibrare il provvedimento in modo da renderlo più efficace. Il suo limite infatti è quello di avere una discreta visione che però perde di efficacia in quanto non è calata sul reale».

Sull’auto basta ideologie

Foto © Dmitry Racer

In concreto? Il presidente di Unindustria Cassino – Gaeta chiede un ecobonus allargato ai motori Euro6 che inquinano meno di una sigaretta, un fisco meno aggressivo, fondi per smaltire i veicoli vecchi e incentivi alla rottamazione. Senza dimenticare che le imprese hanno bisogno, oltre che di risorse, anche di maggiori detrazioni.

A condividere il punto di vista di Davide Papa c’è Unrae. Che sollecita un pacchetto di interventi concreti ed efficaci. Perché si ha una percezione: l’automotive elettrico e le norme adottate finora sembrano solo una sceneggiata green da ostentare, più che una via economica da seguire. Uno modo per fare propaganda politica, per darsi un tono green, mettendo in crisi un intero comparto nazionale. Perché la generazione elettrica o ibrida di Fca è ancora un bambino in fasce, dopo l’annuncio dei 300 milioni da investire nel settore dato a marzo 2020. E gli altri Paesi europei sono invece nella loro prima grande stagione di maturità: commerciale, tecnologica, infrastrutturale e normativa.

Il tempo per le ideologie è scaduto

Automotive
LE VENDITE SONO CROLLATE. FOTO © Kelly Lacy da Pexels

A criticare il piano messo a punto dal governo gialloverde Lega-M5S ed il decreto del governo giallorosso M5S-Pd sono anche i rivenditori che hanno in listino auto elettriche estere. Secondo i quali il governo Conte ha fatto della battaglia green e della mobilità elettrica più un mantra pubblicitario che un piano operativo. Con tutte le conseguenze del caso esposte in una nota ufficiale.

Ora il Covid e le devastanti conseguenze del lockdown che hanno bloccato le vendite impongono un cambio di passo.

Unrae lo scrive in una nota ufficiale. Nella quale spiega di seguire con attenzione tutti gli sviluppi dell’iter parlamentare di conversione in legge del “DL Rilancio”. Tuttavia «è forte la preoccupazione per la posizione di chi, nella maggioranza di Governo, vorrebbe continuare ad incentivare esclusivamente l’acquisto di veicoli elettrici ricaricabili. Il tutto con un atteggiamento ideologico e sordo a qualunque argomento pragmatico».

Il presidente di Un industria Cassino – Gaeta Davide Papa affonda poi il dito nella piaga, che è piaga di mercato contratto come non mai. Già nei mesi precedenti la pandemia aveva sollecitato un provvedimento capace di stimolare il ringiovanimento del parco auto. Ne aveva parlato con i parlamentari eletti nel territorio, a prescindere dallo schieramento politico. Una posizione che viene condivisa ora dall’associazione di categoria.

«Una crisi di mercato come quella in corso ormai da mesi, con conseguenze devastanti sulla nostra economia, non può essere arginata con le misure in essere. Misure che a più di un anno dalla loro entrata in vigore escludono ancora il 98% del mercato. Chi ha veramente a cuore l’ambiente, e non solo una sterile ideologia, avrebbe il dovere di agevolare concretamente la sostituzione di veicoli vetusti con veicoli di ultima generazione».

Cinque step per dare ossigeno

STABILIMENTO SKODA. FOTO IMAGOECONOMICA

In buona sostanza Unrae prende le distanze da certi «provvedimenti di bandiera». Ed avanza le proposte per il rilancio della domanda lanciate da Unrae al governo. «Per il trasporto persone: l’allargamento dell’ecobonus per raggiungere una più ampia platea di cittadini. L’allineamento alla fiscalità europea dell’auto aziendale. Il sostegno allo smaltimento dei veicoli invenduti durante il lockdown. Per il trasporto merci: gli incentivi alla rottamazione. Inoltre l’incremento delle detrazioni per le imprese».

Roba spiccia e ‘di pronta beva’ che però appare come l’unica via per uscire dalle sabbie mobili. Con una velata ma non troppo allusione alla nota abulia del M5S sul tema. Tutto questo avrebbe provocato lo spalmamento orizzontale di 55 miliardi, ma senza fondi specifici per i settori chiave.

Pochi marchi favoriti, effetti disastrosi

PIAZZALE CONCESSIONARIA AUTO. FOTO © GAETANO LO PORTO / IMAGOECONOMICA

E l’automotive è uno di quelli. «Nelle ultime ore, addirittura, è stata paventata ancora la volontà – di parte della maggioranza – di limitare gli incentivi ai soli veicoli con un prezzo di listino inferiore a 18.000 euro. E di escluderne tutti gli Euro 6 di ultima generazione a prescindere dal loro livello di emissioni. Una misura del genere andrebbe a favorire pochissimi marchi fra le decine presenti nel segmento. Creando perciò una grave distorsione del mercato senza riuscire a rilanciarlo. E con effetti nefasti sulla clientela (minore scelta e minori sconti) e sulle emissioni medie (ricambio rallentato del parco circolante). Effetti nefasti che andrebbero a pesare sul gettito dell’Erario (minore IVA incassata dallo Stato)».

Vale a dire un danno serio e simultaneo per economia, ambiente e finanze pubbliche. Altro che green.

E a poco servono i proclami di chi si ispirerebbe al “modello tedesco” per il rilancio dopo Covid. Unrae della Germania sa tutto, e lo scrive. «A differenza dell’Italia, la Germania ha già avviato da tempo e con incisività il percorso della transizione energetica. Lo ha fatto iniziando doverosamente dalle infrastrutture grazie a sostanziosi investimenti pubblici. Non stupisce, quindi, che la quota di mercato dei veicoli elettrici e ibridi plug-in (incentivati in entrambi i paesi) sia tripla rispetto all’Italia.

Il modello tedesco, la ‘grande bufala’

BISARCA IN ARRIVO ALLA CONCESSIONARIA FOTO © GAETANO LO PORTO / IMAGOECONOMICA

Sulle infrastrutture di ricarica. La densità di punti di ricarica pubblica ogni 100 km di rete viaria, in Germania è 3.5 volte superiore a quella italiana. Sul parco circolante. Quello italiano, tra i più anziani in Europa, già prima del Covid-19 aveva un’età del 20% più alta rispetto a quello tedesco. E soffriva un ciclo di rinnovo del 43% più lungo.

Sul mercato in Italia durante il lockdown di marzo-aprile il mercato è crollato quasi del doppio rispetto a quello tedesco. Sull’aliquota IVA ordinaria. In Italia è al 22% anziché al 16%. Come invece previsto dalle recenti normative tedesche per i prossimi 6 mesi. Sul trattamento fiscale dell’auto aziendale. In Germania l’IVA è da sempre detraibile al 100%, mentre in Italia solo al 40%. Con una deroga perennemente rinnovata rispetto alla normativa europea».

Assistenzialismo? No grazie

Insomma, Unrae grida alla inutile propaganda e chiede di affrontare seriamente i problemi in punto di azione dell’Esecutivo. Come?

Restando in fiduciosa attesa di un concreto cambio di marcia. Non c’è più spazio per le politiche di assistenzialismo, è ora di mettere in atto un concreto piano per lo stimolo della domanda. «Cominciando dai settori strategici ed in grado di rimettere realmente in moto la nostra economia».

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