Automotive sempre più debole. Le previsioni a 6 mesi: tagli e sacrifici

I dati della congiunturale Unindustria: suoi segni di indebolimento per il comparto dell'Auto e del Metalmeccanico in genere nel Lazio. Le cifre aggiornate

L’Automotive soffre. Nel Lazio il settore dell’industria automobilistica continua ad indebolirsi. Significa che Fca – Fiat Chrysler Automobiles sta male: se lo stabilimento Cassino Plant ha la febbre tutto il comparto finisce a letto con l’aspirina. È quello che sta accadendo ora. Lo dicono i risultati dell’indagine congiunturale di Federmeccanica sul terzo trimestre del 2019.

Le cifre confermano la difficile fase che sta interessando il settore da alcuni trimestri. Soprattutto dicono che non si vedono segnali per un’inversione della tendenza. Non a breve almeno.

La linea Giulia nello stabilimento Fca Cassino Plant

I dati di consuntivo evidenziano un significativo ridimensionamento dell’attività produttiva metalmeccanica sia nel suo complesso sia per le quote indirizzate ai mercati esteri; diminuiscono inoltre gli ordini in portafoglio. I numeri Alfa Romeo di Cassino sono stati strategici. L’andamento di Giulia e Stelvio prodotte nello stabilimento di Piedimonte San Germano ha condizionato il risultato nel suo complesso.

E guardando le prospettive per l’ultimo trimestre dell’anno, le previsioni permangono negative. Non solo: peggiorano, nel contempo, anche le prospettive sui posti di lavoro a sei mesi. Dopo avere evidenziato dinamiche positive ma calanti nel corso delle indagini più recenti, risultano ora negative.

Per ciò che riguarda il Lazio, i risultati dell’indagine svolta da Unindustria indicano, per il terzo trimestre 2019, un andamento sostanzialmente in linea con il trend nazionale. Con riferimento al risultato della produzione, il 40% delle imprese del campione considera insoddisfacente il livello di produzione del terzo trimestre 2019 rispetto alle potenzialità. Sono in condizione di produrre molto di più.

Alfa Romeo Cassino Plant, la linea Giulia

Similmente, il portafoglio ordini è ritenuto soddisfacente dal solo 22% delle imprese. Per quanto riguarda il fatturato, la percentuale di imprese che ne segnala una flessione nel terzo trimestre 2019 è pari al 31%, ben superiore al 22% che ne indica un aumento.

L’export è la nostra salvezza. La componente estera del fatturato ha ottenuto risultati migliori: è segnalata in aumento dal 23% del campione e in riduzione dal 20%, sebbene prevalga nettamente l’indicazione di stazionarietà, con il 57% delle risposte.

Più critici i segnali che emergono sulla tendenza dell’occupazione nei prossimi sei mesi: la percentuale di imprese che prevede di ridurre l’organico è superiore a quella che ne programma un incremento (22% contro 19%). Una tendenza che è da ricondurre al solo settore industriale, mentre la componente dei servizi mantiene prospettive positive.

In questo scenario si è da pochi giorni avviata la trattativa del rinnovo del Contratto nazionale di categoria – sottolinea Fabio Mazzenga, Presidente della Sezione Meccanici di Unindustria – e per tale ragione è necessario proseguire sulla strada del rinnovamento intrapreso con il precedente rinnovo contrattuale. Non è il momento di gravare le imprese con costi non sostenibili che metterebbero a rischio la competitività e l’occupazione già nuovamente sotto pressione“.

Fabio Mazzenga

Fabio Mazzenga spera nel’apertura di una linea di dialogo. Come avvenne “nel precedente Contratto, dove sono state modificate molte norme. Occorre adesso lavorare insieme alle Organizzazioni Sindacali per portare avanti il cambiamento culturale. Il contratto del 2016 è la dimostrazione che cambiare si può. Ora continuare a cambiare si deve. La collaborazione, il fare insieme, l’impegno congiunto per perseguire interessi generali sono oggi un imperativo. È giunto il momento di costruire insieme un nuovo sapere delle Relazioni Industriali