Aziende in crisi: le comprano i dipendenti ed i soldi li mette la Regione Lazio

Foto: © Can Stock Photo / Nejron

La Regione Lazio mette a disposizione i fondi per i lavoratori che vogliono comprare la l'azienda in cui lavoravano ma finita al fallimento. Chi può accedere. Come funziona la norma. I casi già riusciti in Italia. Le 226 operazioni andate a buon fine.

Il caso più recente è quello di poche settimane fa ad Acerra. Lì 12 operai della Screen Sud hanno comprato l’azienda per la quale lavoravano da quindici anni. L’hanno fatto mettendo sul piatto i soldi della loro liquidazione. Un iter concluso dopo tre anni: fatturano 2 milioni. Uno dei primi casi è quello della Ipt (Industria Plastica Toscana) nata nel 1994 dalle ceneri del colosso europeo del polietilene International Plastics Italiana: nel periodo d’oro impiegava quasi 500 lavoratori, al momento della crisi ne aveva un centinaio di dipendenti, l’hanno ricomprata i lavoratori ed ora ne ha 76 in forza e fattura oltre 30 milioni lavorando per la grande distribuzione da Esselunga a Coop. Nel campo dell’Editoria il caso più famoso è quello della Zanardi, collassata nel 2014 sotto il peso della crisi del libro e del suicidio di uno dei titolari che si impiccò in fabbrica; l’hanno presa i lavoratori e adesso fattura poco più di tre milioni e mezzo.

Ora anche nel Lazio

Si chiamano, operazioni di WBO che sta per ”Workers Buyout, praticamente i lavoratori che si comprano la loro fabbrica entrata in crisi. Da oggi sarà più facile farlo anche nel Lazio: la Giunta regionale ha  approvato oggi le linee di indirizzo per l’accesso al fondo rotativo  per il recupero di aziende in crisi da parte dei dipendenti. Lo stesso provvedimento detta le linee anche per  l’individuazione del soggetto gestore che si occuperà dell’attuazione  degli interventi del ”Workers Buyout”.

A disposizione ci sono 6 milioni di euro  nel triennio 2019-2021, autorizzati con la Legge di Stabilità 2019.

Potranno accedere al fondo le imprese cooperative che abbiano al loro interno i lavoratori delle aziende in crisi. Devono essere almeno due terzi dei soci. 

Se non hanno fatto in tempo a mettersi insieme e creare la cooperativa? La Regione Lazio ha previsto che potranno presentare domanda anche dipendenti o ex  dipendenti che si impegnino a costituirsi in cooperativa entro un mese dalla  delibera di concessione del prestito.

La Legge Marcora

Le “imprese rigenerate dai lavoratori” sono promosse in Italia fin dalla metà degli anni Ottanta con la cosiddetta legge Marcora (49/1985). È il risultato di un meccanismo negoziato fra lavoratori, settore cooperativo e talvolta lo Stato.

Il ”Workers Buyout si basa sulle competenze dei lavoratori: la loro conoscenza della fabbrica, dei suoi macchinari, dei processi produttivi, rappresenta un valore aggiunto inestimabile. Spesso sono fondamentali.

Il processo si fonda poi sulla loro disponibilità a rimettersi in gioco, investendo i soldi che dovrebbero avere come Tfr, stipendi arretrati, ferie non godute, anticipo della mobilità.

Una mano spesso arriva dalla competenza di realtà specializzate nella cooperazione: Legacoop, Confcooperative e Agci.

La legge Marcora ha portato alla creazione della società CFICooperazione e finanza impresa”, partecipata dal Ministero dello Sviluppo Economico. Il suo scopo è quello di sostenere i processi di ”Workers Buyout. Il vantaggio per lo Stato è nel fatto che grazie al Wbo risparmia sugli ammortizzatori sociali, tenendo la fabbrica in piedi dopo poco inizia a tornare ad incassare imposte e oneri previdenziali.

Dal 1986 al 2018 sono state 226 le operazioni di Wbo finanziate da CFI.

Nuovo impulso al Lazio

«Con i 6 milioni riconosciuti a favore dei Wbo con la  Legge di Stabilità 2019 e con l’approvazione delle linee guida oggi – ha evidenziato l’assessore regionale allo Sviluppo Economico del Lazio Gian Paolo Manzellala Regione Lazio sostiene con decisione le cooperative di lavoratori  che rilevano le loro aziende in crisi sulla base di un piano  industriale approvato da soggetti specializzati».

«Nel Lazio – evidenzia l’assessore – ci sono già state esperienze importanti. Spero che queste  risorse aiutino a dare impulso a questo strumento di democrazia  economica: perché da situazioni di crisi aziendale possano aprirsi  nuove opportunità di sviluppo per il territorio. Si tratta di un  esempio di lavoro che nasce dalla condivisione tra maggioranza e  opposizione. Sono certo che i lavori del Commissione consiliare che  dovrà esaminare il testo saranno veloci e che nel giro di qualche mese questo strumento emblematico sarà attuato».