Il gioco a carte truccate per il ballottaggio di Cassino

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Il ballottaggio per decidere il sindaco di Cassino. I primi incontri bilaterali. Giocati a carte truccate. Tutti aspettano che sia l'altro a fare l'errore. Ecco quale. la verità di Peppino. L'assedio di Mario. Il Valium di Enzo

Carlo Alberto Guderian

già corrispondente a Mosca e Berlino Est

Una partita a carte truccate. Nella quale tutti aspettano che Enzo Salera faccia una mossa precisa. E dica no all’apparentamento con le loro liste. Così potranno accusarlo di avere chiuso le porte in faccia all’alleanza che poteva riunire il centrosinistra. E potranno accordarsi con Mario Abbruzzese per il voto del 9 giugno. Tutto il resto è solo sceneggiata: a partire dalle trattative avviate ufficialmente venerdì con i primi incontri bilaterali tra i due vincitori del I turno di elezioni Comunali a Cassino e Giuseppe Golini Petrarcone arrivato terzo per una manciata di voti.

La prima serie di confronti Abbruzzese – Petrarcone e Salera – Petrarcone venerdì ha confermato la sensazione detta in modo chiaro dall’ex vice presidente della Provincia Massimiliano Mignanelli: chi ha deciso di accordarsi lo ha già fatto. Ora serve solo il pretesto e la giustificazione di fronte agli elettori. (leggi qui «Non ci pigliamo in giro: avete l’accordo con Mario»)

Il secondo ad averne la percezione chiara che le cose stiano così è il segretario regionale Pd Bruno Astorre. La storia della riunificazione del centrosinistra e della grande occasione per ricomporre la frattura di tre anni fa è una balla della quale non frega niente a nessuno. Infatti si è ben guardato dal citarla. Ed a chi l’ha sparata in queste ore, sperando che Enzo Salera dicesse di no, ha tolto ogni illusione Giuseppe Golini Petrarcone. Dicendo «Io non sono di centrosinistra: io sono civico». E per azzerare del tutto l’illusione che il problema sia politico, ha aggiunto «fino all’altro giorno non ci si è salutati per strada, ci si voltava dall’altra parte se passavano le mogli… è difficile». Ecco: la politica c’entra meno di un fico secco. Almeno Peppino Petrarcone non dice bugie, non ne è capace.

Lo sa benissimo anche Enzo Salera. Il quale venerdì si aspettava di incontrare solo Peppino e invece si è visto arrivare una delegazione di sei o sette persone. Tutti vogliono essere sicuri che ci sia uno spazio per loro, una garanzia per la lista, che gli altri non facciano i furbi e si prendano tutto. Qualcuno è andato convinto che a Salera sarebbero saltati i nervi: soprattutto di fronte alla richiesta di avere il Presidente del Consiglio Comunale per Peppino, due assessorati, il vice sindaco.

Il candidato individuato con le Primarie dal Centrosinistra unito ha sorpreso tutti: più qualcuno cercava di irritarlo e più lui sorrideva, annuiva e ascoltava. Sceneggiata pure la sua, forse accompagnata da mezzo flacone di Valium bevuto a digiuno prima dell’incontro. Perché Salera sa benissimo che i giocatori si sono presentati al suo tavolo portandosi le banconote del Monopoli: nessuno di loro può rivendicare i quasi seimila voti che la coalizione Petrarcone ha raccolto, ognuno ha corso per se e per la propria lista. Non è un caso che a Peppino Petrarcone siano mancati i voti per lui, se le sue liste non avessero fatto il doppio gioco del voto disgiunto e lo avessero sostenuto per davvero ora ci sarebbe lui al ballottaggio (leggi qui Petrarcone tradito dal voto disgiunto: le sue liste seconde davanti a Salera).

Quello che più di tutti sa che è solo sceneggiata ciò che si sta muovendo davanti ai riflettori è Mario Abbruzzese. Non sta perdendo tempo in chiacchiere: sta puntando in maniera chirurgica i veri portatori di voti nello schieramento di Petrarcone, li sta contattando di persona e facendo chiamare da amici comuni. Un assedio. Di ognuno conosce l’obiettivo amministrativo: chi a cuore un quartiere, chi un progetto culturale, chi sogna di realizzare una strada e chi di mettere i lampioni… altro che unità del centrosinistra. Perché di Centrosinistra, nel programma elettorale di Petrarcone c’era solo l’intestazione del Comune dal quale era stato copiato.

Abbruzzese lo sa ed è sta giocando sui margini di oscillazione tra il suo programma e gli obiettivi dei suoi interlocutori. Una corsa avviata già lunedì mentre le urne erano ancora aperte, fatta a fari spenti, senza prendere un solo fosso. Al punto da far sembrare sceneggiata anche l’apparente scivolone di venerdì quando ha firmato il patto per l’acqua pubblica proposto dal candidato sindaco Renato De Sanctis. Quel simbolo vale circa 10mila voti ora in libertà. Il mancato sindaco ha bollato l’operazione come “Demagogia“.

Tutti aspettano che Enzo Salera dica no. Ma Salera non lo dirà. Lascerà che a dirlo sia il principio che già nella prima fase l’ha portato a rinunciare ad un migliaio di voti sicuri, rifiutando un’alleanza con ex amministratori di centrodestra Seguirà la linea della coerenza. Nel frattempo Mario Abbruzzese continuerà a concludere accordi. Ad uno ad uno. E tutto ora tiene la partita dannatamente aperta.