Ballottaggio di Cassino, le eccezioni che decideranno il vincitore

Foto © Roberto Vettese

Il ballottaggio ha cambiato del tutto lo scenario del primo turno a Cassino. Ora la scelta non è più pro o contro Abbruzzese. Ma è tra centrodestra o centrosinistra. Così si spiegano tregue e rappacificazioni di queste ore. Con Salera che punta invece sul referendum

A poche ore dalla chiusura dei tempi supplementari della campagna elettorale di Cassino la situazione è abbastanza definita: Mario Abbruzzese ed Enzo Salera si avviano ad un ballottaggio punto a punto. Sul piano politico, però, le novità sono state molte. Comunque vada a finire domenica notte.

La candidatura sindaco di Mario Abbruzzese è nata con un obiettivo: tenere il centrodestra unito dopo tutto quello che era successo. E cioè un anno di logoramento interno, palese dimostrazione di un fallimento del centrodestra chiamato alla prova del governo. Missione – riunificazione compiuta. Intanto perché la Lega di Claudio Durigon e i Fratelli d’Italia di Massimo Ruspandini hanno sostenuto Abbruzzese, chiudendo una fase di forte contrapposizione. Al di là di quelli che sono stati i risultati delle singole liste, il passo però c’è stato.

Nel corso del ballottaggio sono emerse chiaramente alcune cose. Intanto Giuseppe Golini Petrarcone, alla quinta candidatura  a sindaco (per due volte ha vinto) ha detto quello tutti sapevano da tempo: con il Pd il feeling si è rotto da tempo, sicuramente non voterà né farà votare Salera. (leggi qui La scomunica di Petrarcone: «Maledetto il Pd ed i suoi antenati»). Un vantaggio per Abbruzzese, che ha incassato anche il sostegno di Massimiliano Mignanelli, ex vicepresidente della Provincia in quota Pd. (leggi qui Mignanelli torna a destra: «Votate Abbruzzese sindaco»). Mignanelli torna nel centrodestra dopo essere stato per anni il braccio destro di Antonello Iannarilli? No: c era di tenere il piede in due scarpe, come fanno un po’ tutti a Cassino. Come dimostrano i messaggi inviati nella notte a chi gli chiedeva conto di questa virata a destra anticipata da Alessioporcu.it. A loro Mignanelli ha scritto “Io resto al momento civico con la lista Cassino nel Cuore“. Sarà più chiaro dopo il ballottaggio, anche perché soltanto allora si capiranno eventuali accordi o intese. Intanto però c’è stata l’indicazione di voto.

Come del resto aveva fatto, in anticipo su tutti, il Polo Civico di Gianfranco Pizzutelli, schierato nella coalizione di Petrarcone. Una specie di richiamo della foresta, considerando che il Polo Civico è la forza di maggioranza relativa al Comune di Frosinone, guidato dal sindaco leghista Nicola Ottaviani. Un richiamo al quale hanno detto no i ex leghisti che erano scesi dal Carroccio ed avevano chiesto un passaggio al Polo dopo l’assurda gestione delle trattative per la candidatura a sindaco. “Io so niente di questo accordo, per quello che mi riguarda lascio libertà di voto ai miei elettori” ha detto a caldo l’ex capogruppo della Lega in municipio Robertino Marsella.

La candidatura di Petrarcone ha rappresentato il punto di approdo tra chi è di centrodestra ma non voleva Mario Abbruzzese. Lo dimostra il voto disgiunto che c’è stato tra le file di Petrarcone: moltissimi hanno votato per i suoi consiglieri Comunali ma non per lui come sindaco. Un voto disgiunto che alla fine lo ha condannato (leggi qui Petrarcone tradito dal voto disgiunto: le sue liste seconde davanti a Salera). Ma ora che la scelta è tra Abbruzzese e Salera, lo scenario cambia del tutto.

L’esempio plastico è la scelta fatta da Niki Dragonetti: è stato lui a cucire addosso a Mario Abbruzzese il soprannome gliu buciard’, una presa di distanze netta e astiosa al punto di sfiorare l’odio, maturata tre anni fa quando Dragonetti mollò il prestigioso incarico di Capo della Segreteria dell’allora Presidente del Consiglio Regionale del Lazio Abbruzzese. Perché rivendicava un ruolo da protagonista nelle elezioni Comunali dove invece Mario scommise su Carlo Maria D’Alessandro. Vincendo. E Dragonetti non raggiunse nemmeno l’aula. Nel momento in cui la scelta è stata tra Abbruzzese e Petrarcone, Dragonetti non ha avuto dubbi: è stato lui a rigenerare Petrarcone estromesso dalla corsa del centrosinistra. Ma ora che la scelta è tra Salera e Abbruzzese, Dragonetti segue il famoso consiglio di Indro Montanelli sulla Dc: “Turatevi il naso ma votatela“.

Nello schieramento di Petrarcone è emerso abbastanza chiaramente che la maggioranza è orientata a votare e far votare per Abbruzzese piuttosto che per Enzo Salera. Non è detto che questa scelta sia negativa per il candidato del centrosinistra.

Quest’ultimo infatti punterà tutto sull’istanza di “cambiare verso”, chiamando a raccolta l’intero centrosinistra ma non solo. In queste ore il messaggio di Salera è lo stesso che consentì a Petrarcone di vincere le elezioni del 2011: sono assediato dai grandi poteri, il mio avversario è il sistema che ha governato la città per anni, mi sta contro una parte di quel centrosinistra che ha assecondato il sistema. Anche nel 2011, con il candidato del centrodestra Carmelo Palombo si erano schierati molti pezzi del Centro sconfitto al primo turno: ma non gli bastò per vincere. Il fatto che Mignanelli, Dragonetti e – de facto – anche Fardelli e Fontana non stiano con lui, rende Enzo Salera molto più indentitario. Trasformando tutto in un referendum.

Se la politica fosse una sommatoria, non ci sarebbero molti dubbi considerando le percentuali del primo turno di Mario Abbruzzese, Enzo Salera (equivalenti) e Giuseppe Golini Petrarcone (subito dietro). Abbruzzese sarebbe il favorito. Ma la politica non è una sommatoria ed elementi come l’affluenza e il fatto che per i consiglieri non si vota più peseranno tantissimo.

Stasera in piazza con Mario Abbruzzese ci sarà il suo predecessore Carlo Maria D’Alessandro, sfiduciato con le dimissioni di massa qualche mese fa. In campagna elettorale si è schierato naturalmente con Abbruzzese. Oggi è semplice dire che era scontato. In realtà non è così, perché proprio queste comunali di Cassino hanno dimostrato che le appartenenze politiche hanno pesato meno rispetto alle rivincite personali. D’Alessandro è un’eccezione.

Come è un’eccezione Barbara Di Rollo, rimasta nel Pd nella buona e nella cattiva sorte in questi anni: da candidata alle regionali a consigliere comunale, da possibile presidente della Saf (poi si è scelto Migliorelli) a più votata come consigliere comunale. Tanti altri sono andati via, molti si sono disimpegnati, alcuni hanno cercato il boicottaggio interno. Non la Di Rollo. Anche lei è un’eccezione.

Saranno tante eccezioni come queste, alla fine, a determinare il risultato domenica notte.