Barillari? Non candidabile, a norma di (non) statuto

Davide Barillari annuncia la sua candidatura alle primarie per individuare lo sfidante di Nicola Zingaretti. Ma una norma del MoVimento glielo impedirebbe. Quella già aggirata nel 2012

L’annuncio lo aveva dato lui stesso pochi giorni fa. Davide Barillari, cittadino consigliere regionale del Lazio per il MoVimento 5 Stelle, aveva rivelato che un pensierino alla candidatura bis contro Nicola Zingaretti non gli sarebbe dispiaciuta.

Nero su bianco, sulla bacheca personale ha digitato:

Grazie all’importante confronto con gli attivisti qui ad #Italia5Stelle ho deciso di effettuare il mio secondo mandato in Regione Lazio, per completare il lavoro iniziato. Saranno tutti gli iscritti del Lazio a decidere il mio futuro ruolo, come candidato consigliere o candidato presidente.

 

Traduzione: mi ricandido in Regione. Lo so che c’è già la candidatura di Roberta Lombardi e pure quella di Valentina Corrado. Però il sistema di selezione interno non mi costa niente e allora ci provo. Grazie Rousseau.

 

A segare le aspirazioni del mancato presidente di cinque anni fa potrebbe essere però lo stesso regolamento interno del Movimento.

Le solite regole, quelle di sempre. Con una norma in più. Possono candidarsi alla presidenza della Regione Lazio coloro i quali «non abbiano mai partecipato a elezioni di qualsiasi livello con forze politiche diverse dal MoVimento 5 Stelle».

Quindi? Davide Barillari nel 2004 era un giovane tecnico informatico che risiedeva a Milano. La passione per la politica la aveva già allora. Il MoVimento non esisteva. Quindi lui si è candidato alle elezioni per la Provincia di Milano schierandosi nella “Lista delle Liste – Partecipazione e Solidarietà”: una delle liste a sostegno dell’elezione di Filippo Penati (leggi qui).

Area di centrosinistra, programmi molto in linea con quello che poi sarà il M5S. Però la regola è chiara: per potersi candidare alla Regione Lazio ora non bisogna mai avere partecipato a nessun tipo di elezione. Mai. Con nessuno.

Poco conta il fatto che Barillari all’epoca prese appena 85 voti. Che era in un’altra Regione, in un’altra elezione, in un’altra epoca.

La regola è chiara.

Al punto che qualcuno sospetta possa essere una norma anti Barillari per segare il già portavoce regionale del MoVimento ed impedirgli di rosicchiare voti alle aspirazioni di Roberta Lombardi.

In teoria Rousseau è una piattaforma blindata. Pertanto non dovrebbe esserci alcuna possibilità di fare eccezioni. Nemmeno per Barillari. Al quale però resterebbe la possibilità di contattare Rogue0, l’hacker che ha scardinato con facilità il sistema, votato decine di volte per la candidatura di Luigi Di Maio e si è impossessato del profilo di Casaleggio jr.

Oppure c’è una via alternativa. Quella usata per candidarsi alla presidenza della Regione Lazio nel 2012. Anche in quell’anno la norma esisteva. Eppure con un centinaio di clic il perito informatico riuscì ad ottenere la candidatura a Governatore.

Come fece Barillari ad aggirare la norma?

Il quesito lo hanno sollevato all’epoca alcuni attivisti. I quali hanno fatto notare che Davide Barillari si era trasferito da due anni dalla Lombardia al Lazio. E che nel suo passato c’era anche l’attività di sindacalista nella Fiom di Landini. Soprattutto che aveva dimenticato di indicare quella candidatura del 2004 con Penati.

Una dimenticanza. Può capitare. Tanto quanto è capitato a Virginia Raggi quando ha dimenticato di specificare che aveva lavorato nello Studio legale di un certo Cesare Previti.

E ora? Barillari non ha dubbi: “Saranno tutti gli iscritti del Lazio a decidere il mio futuro ruolo, come candidato consigliere o candidato presidente“.