Barillari contro Taverna: “Per una poltrona dicono che stanno bene con il Pd”

Il consigliere regionale del Lazio contro le frasi dette in mattinata da Paola Taverna a Repubblica. “Per una poltrona fanno a gara a dire che stanno bene con il Pd”

Carlo Alberto Guderian

già corrispondente a Mosca e Berlino Est

No al Movimento 5 Stelle di Luigi Di Maio. E ora no anche al M5S di Paola Taverna. Il Consigliere regionale del Lazio Davide Barillari continua nella sua posizione di difesa assoluta della posizione delle origini: nessuna alleanza, il Paese si cambia solo una volta superato da soli il 50% dei consensi. Lo ha ribadito nel pomeriggio con una breve dichiarazione: “Mai più Pd avevamo urlato per anni. Ora per una poltrona, tutti fanno gara nel dire quanto si sta bene con il Partito di Mafia Capitale…“. Questa mattina è stata Paola Taverna a dire che con il Pd il M5s lavora bene.

Il Pd in Taverna

Paola Taverna © Imagoeconomica, Stefano Carofei

 La senatrice pentastellata, tra le possibili eredi di Luigi Di Maio, in mattinata ha detto che il Movimento 5 Stelleper un anno e mezzo è stato con chi ha fatto solo propaganda. Oggi invece lavoriamo con un Partito che non pensa solo a se stesso e questo rende le cose più semplici“. La vicepresidente del Senato Paola Taverna ha speso parole di elogio per il Pd. Lo ha fatto rispondendo ad un’intervista su ‘Repubblica‘.

Non stiamo adeguando la nostra politica a quella del Partito Democratico, stiamo portando avanti il nostro programma anche col Pd” ha puntualizzato. Esclusi nuovi patti con la Lega: “Mai più. Fa cose che cominciano a farmi paura”. Quanto al nuovo capo politico dei 5 Stelle Paola Taverna sostiene che ora “si apre una fase costituente“.

Il passato è stato pieno di episodi sui quali ci sono “molte riflessioni da fare“. Proprio per questo “il ‘chi‘, verrà molto dopo il ‘cosa‘ “. Insomma, prima i contenuti, poi i nomi. A cominciare dal suo: “Non sono stata io a propormi. Ma se qualcuno riconosce il lavoro che ho fatto in questi anni, lo ringrazio“, ha detto la vicepresidente del Senato.

Tutta colpa di Luigi

Luigi Di Maio

I sondaggi dei giorni scorsi preannunciavano una nuova disfatta per il M5S alle Regionali in Emilia Romagna ed in Calabria. Al punto che ora rialzano la testa quelli che avevano suggerito di non presentare candidati di bandiera e quelli che avevano ipotizzato un’alleanza organica con il Partito Democratico.

La strategia messa in campo da Luigi Di Maio ora non solo rischia di affossare il Movimento ma anche di mettere in seria difficoltà i candidati Dem. Come nel caso di Stefano Bonaccini: tutti i sondaggi danno la partita ancora aperta, con uno scarto tra lui e la candidata leghista racchiuso in una forchetta del 2%. È il margine sotto al quale il sondaggio non si assegna perché il margine di errore è intorno proprio a quella cifra.

In queste ore è emerso che Beppe Grillo era contrario all’addio del suo capo politico. Resta da capire se verrà usato come capro espiatorio, come totem da gettare a mare come avviene ogni volta che gli idoli non fanno il miracolo. O se ci sarà un dibattito politico che metterà sotto ‘processo’ la condotta tenuta fino ad oggi dal M5S: il no a tutto è stato disastroso, altrettanto catastrofico è stato non avere compreso che la Lega stava salvinizzando un MoVimento totalmente vuoto di ideologia e per questo prendeva in prestito quella leghista. E’ stato un suicidio ostacolare in ogni modo il rapporto con il Pd delegittimando l’azione del Governo giallorosso.

Luigi Di Maio ha capito tardi. Al Tempio di Adriano ha detto che è “il momento di rifondarsi“. Forse non c’è più tempo. Perché, come dice Davide Barillari, il M5S non era questo.