E Di Battista a Frosinone si contesta da solo

Punti di vista. Diversi ed a tratti distanti. Ma è il bene del ‘pluralismno‘: più voci e più giornali che osservano lo stesso fatto. E lo raccontano in modo diverso. Non ce n’è uno cialtrone ed uno onesto. Si tratta solo di sensibilità diverse. E così, per il quotidiano L’Inchiesta “Di Battista a Frosinone, pienone di folla e parole di fuoco contro il referendum”. Ma per Ciociaria Oggi questo gran pienone non s’è visto.

Sul web poi, c’è chi lamenta non siano stati messi in evidenza dettagli come «le lacrime di una ragazza poco più che 20 enne, delusa da garanzia giovani, 300€ al mese, oppure la disperazione di un signore di 50 anni rimasto senza lavoro, ascoltato senza filtri».

Filtri o non filtri, il dettaglio più gustoso lo coglie Luana Compagnone.

 

 

LUANA COMPAGNONE per CIOCIARIA EDITORIALE OGGI

C’erano tutti i meetup della provincia con i loro stand e le loro bandiere, ma tutti insieme sono riusciti a riempire a malapena la parte antistante il piazzale nuovo di zecca della chiesa della Sacra Famiglia. Non erano lì, ieri sera, per assistere al matrimonio della sposa di turno. Ma per essere galvanizzati da un big del Movimento 5 Stelle, Alessandro Di Battista.

I più audaci tra i militanti hanno tentato, millantando amicizie, di superare il servizio d’ordine per toccare le sacre vesti del “tribuno”, ma il servizio d’ordine non ha fatto passare nessuno, neppure alcuni cronisti. Si sa, i grillini sono tutti d’un pezzo.

Una cosa va subito detta: nonostante qualcuno dei vecchi marpioni della politica lo accusi di sbagliare qualche congiuntivo o di avere qualche defaillance geografica, Di Battista è un grande arringatore. Mercoledì sera, ci ha messo cuore, anima e pancia. Lo ha fatto nello stile proprio del movimento, urlando le proprie verità, quelle talmente logiche e scontate in Paesi più “normali” del nostro, che nessuno può fare a meno di applaudirlo. «Il problema della Repubblica è l’assenza di contatto, il conoscersi nome e cognome tra parlamentari e datori di lavoro che sono i cittadini».

Poi è arrivata la gaffe. Il meetup di Ceccano innalza uno striscione dove ricorda la nota vicenda delle firme false nelle elezioni fabraterne del maggio 2015, denunciate dal Movimento. Ma Di Battista, visibilmente contrariato pensa che siano dei provocatori che stanno lì ad attaccare il Movimento dopo la loro firmopoli di Palermo e Bologna.

«Queste sono piazze dove tutti hanno il diritto di dissentire. Però togliete lo striscione. Ah sono dei 5 Stelle. Non avevo capito nulla. Mi sono fatto un’autocontestazione, sono stanco».

E qui nasce la domanda, ma lui quelli del meetup ceccanese li conosce per nome e cognome? E soprattutto li conosce il collega Luca Frusone eletto in circoscrizione Lazio 2 che, stando sul territorio, magari poteva evitare a Di Battista questo imbarazzo, palesandogli una criticità del territorio che rappresenta?

A sentire i militanti che erano là, l’onorevole Frusone non piace a molti, qualcuno dice «latitante sul territorio e poco incisivo». Ma d’altronde i 5 Stelle in terra di Ciociaria sembrano proprio non attecchire. Un motivo ci sarà.

E intanto Di Battista: «Il Pd ha bloccato un Paese e lo ha diviso per togliere un diritto al popolo, quello di eleggere i senatori, e trasformarlo in un privilegio per chi ci ha impoverito in questi anni. E ci vengono a dire: se abbiamo fatto leggi pessime è colpa del bicameralismo perfetto. Questa è un’assicurazione per tanti di loro per rimanere in carica grazie al sistema delle nomine. Ma sono gli ultimi colpi di coda di un sistema morente».

 

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