Bello ma inutile, l’incubo di Mastrangeli

Un progetto bello. Ma se applicato nel posto sbagliato rischia di rivelarsi del tutto inutile. È l'incubo che inizia a turbare i sonni dell'amministrazione Mastrangeli

Roberta Di Domenico

Spifferi frusinati

Bello e inutile: è il fantasma che agita i sonni del sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli. Uno spettro che rischia di prendere corpo poco alla volta nei prossimi mesi. Il nuovo piano della mobilità fatto di piste ciclabili e metropolitane leggere rischia di rivelarsi straordinariamente bello ma inutile. Ripetendo il flop del parcheggio multipiano di viale Mazzini concepito e realizzato negli anni scorsi: progetto ineccepibile ma appena inaugurato è stato chiuso l’ospedale Umberto I per il quale doveva essere naturale valvola di sfogo. Diventando inutile.

Ci sono progetti straordinariamente efficaci. Ma che perdono tutta la loro capacità di spinta e d’innescare una rivoluzione se realizzati nel posto sbagliato. Immaginate una modernissima autostrada concepita per le auto elettriche: con un sistema di ricarica ad induzione posizionato sotto l’asfalto, viaggi e allo stesso tempo la macchina si ricarica. Bellissima. Ma se la realizzi in Arizzona è un conto, sulla Pianura Padana è un altro, nella laguna di Venezia è assolutamente inutile.

Il piano anti traffico di Frosinone

Nella visione di Frosinone avuta dai governi di centrodestra dei sindaci Nicola Ottaviani e Riccardo Mastrangeli c’è una sfida epocale. Talmente grossa da sfiorare l’utopia. È la sfida di ridurre il traffico (la parola ‘eliminare‘ non avrebbe il coraggio di utilizzarla nemmeno Tommaso Moro).

Il piano parte da una serie di evidenze: a Frosinone ci si sposta con la macchina perché l’alternativa non esiste. E siccome la conformazione della città è quella che è non ci sono abbastanza strade per tutti. Dove il traffico l’hanno abbattuto sono partiti dalle alternative: vai in bici, risparmi e fai bene alla salute. Ineccepibile. Ma a Pesaro o Cesena oggi è impensabile fare diversamente. Ma a Roma rischi il ricovero coatto. Ed il cancro ai polmoni. Perché fare il Grande Raccordo Anulare in bicicletta è sconsigliabile. Per questo nascono le metropolitane sotto il suolo delle grandi città.

I due sindaci di centrodestra sono consapevoli della conformazione del capoluogo. È bicentrico, una parte alta ed una parte bassa. Nasce da lì il progetto dell’ascensore inclinato: come ad Orvieto che ha una situazione simile. Arrivi, lasci l’auto nel parcheggio e con lo stesso ticket prendi l’ascensore inclinato che in un minuto ti porta sù senza consumare benzina, inquinare, imbottigliarti al semaforo, smadonnare in attesa di un parcheggio. L’ascensore inclinato di Frosinone non è bello ed inutile ma bello ed inutilizzabile: il che è un’altra cosa.

Proprio per questa consapevolezza sia Ottaviani che Mastrangeli hanno deciso di raddoppiare l’ascensore inclinato, affiancandolo a piste ciclabili e ad una Metropolitana di Superficie.

Lo stato dell’arte

L’ipotesi di metropolitana di superficie a Frosinone

Un piano che non resterà sulla carta e del quale vantarsi ai giardinetti o parlare solo in campagna elettorale. Come tante altre cose in questi undici anni gli stanno dando forma e sostanza. I cantieri per le ciclabili non aperti, il Consiglio ha dato il suo parere sul raddoppio dell’ascensore, l’altro giorno la giunta comunale di Frosinone ha approvato il quadro economico e finanziario del progetto per la realizzazione della metropolitana leggera.

Chiamiamo le cose con il loro nome. In termini tecnici è una rete di ‘Bus Rapid Transit‘ cioè tradizionali circolari su gomma che si muovono solo all’interno di corsie preferenziali in modo da aumentare la velocità dei collegamenti raggiungendo tempi simili a quelli di una metropolitana su rotaia. Il progetto verrà finanziato con 5,5 milioni di euro interamente coperti con fondi del Pnrr. Verranno usati per l’acquisto di bus urbani ad emissioni zero con alimentazione interamente elettrica. I tempi d’attuazione stimati sono di otto mesi.

Bello ma… l’incubo di Mastrangeli

Foto Massimo Scaccia © Giornalisti Indipendenti

L’incubo è che quella visione della città libera dal traffico sia bellissima. Ma con quei progetti possa rivelarsi impraticabile. Cosa che stanno iniziando a far dubitare i primi cantieri. Perché? Le strade di Frosinone sono quelle che sono: non puoi allargarle, la carreggiata è quella. E se sulla stessa larghezza vuoi metterci le macchine (meno in lunghezza ma l’ingombro è lo stesso), le corsie per le bici e quella riservata al Brt iniziano ad esserci dei problemi.

A sollevare i dubbi sono le evidenze: via Don Minzoni o via Marittima già oggi non reggono l’onda del quotidiano. Togliere gli spazi imporrà un cambio radicale di abitudini: non tanto per la necessità di pedalare. Ad esempio fare la spesa diventerà del tutto diverso. E lo sarà anche in quella che oggi è considerata la via del commercio cittadino, via Aldo Moro: se passa il Brt si devono togliere le auto dai lati e quindi addio parcheggi. Fattibile, senza dubbio. Ma funzionale ed efficace? Per Cesena e la sua tipologia di frequentatori (è una città a trazione universitaria) assolutamente si. Ma Frosinone?

I dubbi stanno nella stessa maggioranza. Fino all’altro giorno c’è stato chi ha mugugnato ma non ha parlato. Ora c’è chi parla e ci mette le faccia. Lo ha fatto Maria Grazia Cestra candidata nella lista civica del sindaco. È lei a dire che le piste ciclabili stanno determinando un aumento esponenziale del traffico cittadino. Perché? Tolgono lo spazio alle macchine e quindi le file si allungano. Con aumento dello smog nell’aria. E lei a dire che «Su via Fontana Unica non c’è una fascia di rispetto tra la carreggiata, le abitazioni ed il passaggio dei pedoni. In via Marittima, su un tratto di ciclabile lungo poco più di un chilometro e mezzo, ci sono 80 ingressi per le attività o per le abitazioni».

Lo scontro con la realtà c’è già stato in zone come Via Fontana Unica. Il cantiere s’è dovuto fermare. Si sta valutando la possibilità di dimezzare lo spazio per le bici ed aumentare quello per le auto. Ma allora che pista ciclabile è? Una ciclopedonale. Cosa diversa.