Alla fine ci si aggrappa sempre al totem Berlusconi

Sala gremita e attenzione mediatica al massimo per l’evento di Antonio Tajani a Fiuggi. L’autorevolezza di Maria Elisabetta Alberti Casellati, la grinta di Mara Carfagna e la calma di Elisabetta Gardini. Sembra un partito al 30%, ma i sondaggi sono diversi. Nessuno però sembra crederci

L’illusione è quella di un partito al 30%. Minimo. Giudicando dalle presenze e dall’entusiasmo registrati nella sala del Grand Hotel Palazzo della Fonte, dove si sta svolgendo la settima edizione della rassegna “L’Italia e l’Europa che vogliamo”.

Ma anche guardando all’attenzione mediatica, alla copertura totale delle televisioni. Sul presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani, sulla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, sul segretario del Ppe Antonio Lopez Isturiz. A Fiuggi ci sono tutti: Elisabetta Gardini in prima fila per l’intera giornata, Mara Carfagna agguerritissima contro i Cinque Stelle, Maurizio Gasparri abilissimo a tessere rapporti. C’è l’ex presidente del Senato Renato Schifani e tantissimi senatori, deputati, consiglieri regionali, amministratori locali.

 

I sondaggi dicono però cose diverse, con Forza Italia che scende rispetto al dato delle politiche del 4 marzo. Per alcuni sotto il 10%.

Lo stesso Antonio Tajani non ha usato mezzi termini nel criticare il rilassamento di un partito nel quale l’obiettivo principale è quello di restare o entrare nel cerchio magico di Silvio Berlusconi.

Già, alla fine si torna sempre a lui. A Silvio Berlusconi, che Tajani intende candidare alle elezioni europee. Ma il numero due degli “azzurri”, Antonio Tajani, ha fatto capire che il Partito va cambiato e che non dovrebbero più esistere rendite di posizione per quanto riguarda candidature, incarichi e cariche.

 

Però la sensazione è che a Fiuggi tutti confidino proprio in Berlusconi. Perché alla fine, da diversi anni a questa parte, le rivoluzioni in Forza Italia vengono solo annunciate. La classe dirigente resta sempre la stessa. Chiedere ad Angelino Alfano, Raffaele Fitto e Stefano Parisi per avere conferma che sono i “colonnelli” a decidere le strategie.

 

Loro tre infatti adesso sono altrove. Perché stavolta dovrebbe essere diverso?