Biodigestore, lo stop? Lo vota la maggioranza

Il paradosso. In Commissione, la delibera per fermare il progetto del biodigestore di Anagni viene votata solo dalla maggioranza. Cioè quelli accusati di volerlo fare. E l'opposizione...

Paolo Carnevale

La stampa serve chi è governato, non chi governa

È durata davvero poco la scia di ottimismo che si era diffusa ad Anagni sulle sorti del centro sinistra locale in vista delle comunali del 2023. La strategia del segretario del Pd cittadino, Egidio Proietti, ovvero quella di cercare tenacemente un legame tra le varie anime del centrosinistra locale, allargato al mondo civico, potrebbe essersi frantumata dietro il niet senza appello degli esponenti di Sinistra Italiana e Possibile. (Leggi qui Adelante Egidio: Proietti prova ad unire gli anti Natalia).

Chi ha votato per lo stop

Tutto ruota ancora sulla questione del biodigestore. O meglio, su quanto accaduto nella Commissione consiliare che lo scorso 15 ottobre si è riunita per valutare la proposta di delibera di iniziativa popolare contro l’impianto capace di ricavare concimi naturali e metano bio dalla fermentazione degli avanzi di cucina. La proposta di bloccare il progetto è stata presentata con oltre 600 firme di cittadini.

La sala Consiliare di Anagni

In quella Commissione, che alla fine ha dato il via libera alla proposta di delibera (ora, dopo il vaglio tecnico, verrà vista dal sindaco) non c’erano i consiglieri di minoranza. Cosa che ha scatenato l’ira del gruppo di Sinistra Italiana e Possibile. Che agli esponenti «istituzionali» della minoranza consiliare (Pd, Anagni cambia Anagni, Casapound e Fdi) non le ha mandate  adire; «Ma quei consiglieri non sono gli stessi che da settimane gridano ai quattro venti la loro contrarietà al progetto?».

La proposta di delibera che potrebbe bloccare tutto è quindi passata grazie, paradossalmente, ai voti della maggioranza. Cioè di quegli stessi esponenti che, invece, «fino a qualche giorno fa erano convinti sostenitori del progetto». 

Divisi alla meta

Al netto della questione specifica, sembra proprio che, come era accaduto in altre circostanze, il campo progressista anagnino sia destinato, salvo miracoli o conversioni improvvise (anche se in un paese in cui il sindaco passa dal sì al no al biodigestore in un amen può sempre succedere di tutto) a presentarsi diviso alla meta. Da una parte quelli (e ce ne sono diversi) che cercano di guardare soprattutto ai possibili punti di contatto. Dall’altra quelli che tendono a sottolineare le differenze.

Ad oggi, i secondi sembrano essere più consistenti dei primi. Tra una decina di giorni una nuova riunione potrebbe però far cambiare ancora le cose.