«Biometano e rifiuti ospedalieri a Colfelice» il piano futuro per la Saf

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

ALESSIO PORCU per IL MESSAGGERO

 

I rifiuti del futuro? Non produrranno cattivi odori, genereranno gas, arriveranno in parte dagli ospedali. La Saf di Colfelice si prepara alla rivoluzione e progetta l’immondizia 2.0. Il piano lo ha spiegato il presidente Mauro Vicano ai sindaci riuniti in assemblea per approvare il bilancio della società pubblica costituita per lavorare le spazzature dei Comuni. «Questa azienda deve fare un ragionamento a medio – lungo termine, il calo degli indifferenziati è fisiologico – ha spiegato il presidente – e se continua a trattare solo questo genere di rifiuti è destinata al fallimento… Dobbiamo orientarci verso la produzione di biometano che ha incentivi importanti, verso il trattamento dei rifiuti ospedalieri che generano un’alta redditualità e non hanno cattivi odori».

 

Già da ora però, per i sindaci l’immondizia nei cassonetti dei loro Comuni non puzza più. Le proteste ed i picchetti di qualche mese fa davanti allo stabilimento di Colfelice per impedire l’arrivo dei camion carichi di spazzatura da fuori provincia? Tutto finito in un applauso. Quello seguito all’approvazione dei conti: hanno votato si 55 sindaci, astenuti in 4 (Ceccano, Supino, Arnara e Coreno Ausonio), un solo voto contrario. Ha detto no il sindaco di San Giovanni Incarico, spiegando che “è in parte il bilancio della passata gestione, che non condividiamo”. Per chi era l’applauso? Per l’ex presidente Cesare Fardelli «che ci ha lasciato un’azienda sana e che funziona».

 

I conti però dicono che la situazione dei Comuni è complicata. Nel 2014 hanno pagato 32 milioni di euro per lavorare le loro immondizie, i costi sono stati pari a 31,6 milioni, tolte le tasse resta un utile di 270mila euro. Ma ci sono quasi 18 milioni di arretrati: la metà sono ritardi di pochi mesi, il resto sono debiti vecchi di anni. «Proporremo ai Comuni un piano di rientro – ha annunciato Vicano all’assemblea – calibrato sulle esigenze di ciascuno, con la massima comprensione per le difficoltà di questo momento; così abbatteremo gli interessi». Quei 18 milioni di debiti hanno indotto i sindaci a dire no alla proposta di dare un contributo da 20mila euro al Frosinone Calcio: «Non possiamo chiedere soldi ai cittadini per poi darli ad una squadra di pallone» e la proposta è stata ritirata.

 

A proposito di soldi è stato modificato lo statuto per adeguare lo stipendio del presidente: era basato sul 90% del compenso previsto per il Presiedente della Provincia; ma con la riforma Delrio ora questa carica è gratuita. All’unanimità dei 56 sindaci presenti è stato deciso di calibrare lo stipendio del presidente sul 70% dell’indennità prevista per i sindaci dei Comuni con una popolazione simile a quella della provincia di Frosinone che è di 497mila abitanti; tradotto in soldoni è 7840 euro lordi al mese.

 

La Saf per la prima volta avrà anche un ufficio a Frosinone. Sono in corso i lavori di ristrutturazione e arredamento. A cosa serve? «E’ un piccolo ufficio di servizio – ha spiegato Mauro Vicano – da utilizzare quando si lavora nel capoluogo, continuare ad incontrare nei bar gli interlocutori della Saf è improponibile; spenderemo circa 400 euro al mese».

 

Lo staff del presidente è finito nel mirino del Comune di Arnara che ha chiesto conto di alcuni professionisti ai quali sono stati affidati recentemente degli incarichi, chiedendo se «E’ vero che sono parenti riconducibili ai sindaci, violando così la norma che vieta incarichi a parenti fino alla terza generazione». Vicano non risponde «lo faremo per iscritto così come ci è stato chiesto». Altri dubbi sono stati sollevati sulla pubblicità apparsa su alcuni giornali locali nonostante Saf sia l’unica sul mercato. «E’ comunicazione istituzionale – spiega il presidente – serve per far capire alla gente che non siamo né una discarica né un termovalorizzatore ma una realtà di eccellenza».

 

Il mercato intanto impone a Saf di abbassare le tariffe: il differenziato ormai lo ritirano solo imprese concorrenti; così è scattato il taglio del 30% per il differenziato secco (carta, plastica, ferro) e del 10% per l’umido. «Puntiamo ad azzerare il costo del secco – dice Vicano – grazie ai ricavi dai materiali riciclati».

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