Blitz per cancellare il ballottaggio

Assalto alla legge elettorale Comunale. Con un emendamento il centrodestra tenta di cancellare il ballottaggio con procedura d'urgenza. Tutto in poche ore. Si compattano le opposizioni. In serata il testo viene ritirato

Alla fine lo hanno ritirato. Dopo una giornata intera di polemiche e veleni. Con la maggioranza di centrodestra che ritira l’emendamento ma poi la ripresenta. Le opposizioni che salgono sulle barricate. A generare scintille tra i due blocchi parlamentari è stata una proposta avanzata da Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega: prevedeva la cancellazione del turno di ballottaggio nelle elezioni Comunali. A partire da subito. (Leggi qui: Comunali, si vota il 14 e 15 maggio).

Il ballottaggio è quel turno che si tiene due settimane dopo le elezioni se al primo turno nessuno dei candidati sindaco ha superato il muro del 50% dei voti. Mette di fronte solo i due più votati in uno scontro diretto. Si applica solo nei Comuni con oltre 15mila abitanti.

Con l’emendamento presentato oggi in Commissione Affari Costituzionali la Legge Elettorale Comunale veniva modificata applicando le regole delle elezioni Regionali. In pratica: niente più ballottaggio, chi prende almeno il 40% dei voti è eletto sindaco. (Leggi qui come si elegge oggi il sindaco).

Procedura d’urgenza

Palazzo Madama

A far esplodere la polemica però è il seguito. A quell’emendamento è stato riconosciuto il carattere d’urgenza: una corsia preferenziale che lo avrebbe portato in Aula a Palazzo Madama alle ore 15 di oggi.

L’allarme lo hanno lanciato i senatori del Partito Democratico Dario Parrini vicepresidente della commissione Affari costituzionali ed Andrea Giorgis capogruppo nella stessa commissione. Spiegano i due parlamentari Dem che Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega, “dopo averlo ritirato in commissione Affari Costituzionali stamani, hanno ripresentato per l’Aula il gravissimo emendamento con cui prova a modificare il sistema elettorale dei comuni sopra i 15 mila abitanti, una riforma gigantesca e iperdivisiva”. Puntando il dito su un’operazione d’astuzia.

Quale? Il centrodestra ha provato ad innestare quel provvedimento su un’altra discussione, che riguarda i piccoli Comuni. Una discussione di portata circoscritta su cui l’Aula ha concesso la procedura d’urgenza sia da destra che da sinistra: proprio perché circoscritta a modifiche precise e condivise. Non quelle che avrebbero cancellato il ballottaggio.

Grazie a quella corsia preferenziale, la cancellazione rischiava di essere approvata già oggi. Perché la commissione Affari costituzionali era convocata alle 14.45 in sede redigente e se l’emendamento fosse rimasto sarebbe andato al voto in Aula alle ore 15.

Problema di merito e di metodo

Foto © Imagoeconomica

Un problema di merito e di metodo. Di merito perché l’emendamento sui Comuni sopra i 15mila abitanti viene infilato in un ddl che riguarda altro e si occupa di Comuni più piccoli. Di metodo perché quella riforma non è stata condivisa con nessuno: nè tra maggioranza e opposizioni, né con l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani. E poi c’è la questione della furbata: cioè di infilare quella riforma così incisiva per i Comuni italiani, di soppiatto e su un tema che invece aveva messo tutti d’accordo.

Quale? C’era l’accordo di tutti per cambiare le regole in quei piccoli Comuni dove si presenta una sola lista e non ci sono avversari. Oggi se non va a alle urne almeno la metà degli aventi diritto, il sindaco non viene eletto: anche se corre da solo con la sua lista. Al suo posto viene inviato un Commissario che traghetta il Comune fino alle elezioni successive. Per evitare questo, in alcuni centri il sindaco deposita la sua lista ed una seconda lista grazie alla quale non c’è bisogno che alle urne si presenti almeno la metà della popolazione.

La norma che cancellava il ballottaggio nei centri con oltre 15mila abitanti era stata infilata lì.Una scorrettezza istituzionale gravissima” denunciano i due parlamentari Dem. Questa, denunciano Parrini e Giorgis, “è una riforma di sistema che impatta sulla forma di governo degli enti locali. Fa venire meno la specificità da tutti ritenuta virtuosa del sistema di elezioni e dei grandi comuni“. Difendono il ballottaggio. Perché “il secondo turno consente di avere un sindaco legittimato da una maggioranza più ampia“,

I Comuni dicono no

Licia Ronzulli (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

Tra l’altro il ballottaggio è stato al centro di un confronto nell’Anci, l’associazione dei Comuni italiani. All’unanimità ha espresso parere contrario.

Perché l’Anci se n’è occupata? Perché questo emendamento è contenuto in una proposta di legge della capogruppo di Forza Italia al Senato Licia Ronzulli. Quando è stata consultata, Anci ha risposto con un no secco. Un emendamento politicamente molto divisivo: Pd, M5S, Italia viva e anche parte della maggioranza non sono favorevoli.

Questa mattina l’emendamento è stato presentato e poi ritirato in Commissione dalla Senatrice Ronzulli. Poi è stato ripresentato dai senatori Adriano Paroli, Marco Lisei (FdI), Paolo Tosato (Lega). Perché la senatrice Ronzulli lo aveva ritirato? Perché stamani in commissione l’emendamento è stato dichiarato ammissibile dal presidente Alberto Balboni ma la sottosegretario Ferro, imbarazzatissima, ha provato a spiegare alla sua maggioranza che era il caso di ritirarlo.

La convocazione della Giunta

L’Aula di Palazzo Madama in Senato

Quel testo ha avuto il merito di compattare le opposizioni. Pd, M5S, Alleanza Verdi Sinistra e Italia viva hanno chiesto la convocazione immediata e straordinaria della giunta per il regolamento del Senato. Per loro, quello di oggi è un “fraudolento colpo di mano. Una vera porcheria“, dice Dario Parrini. Per il quale l’emendamento è “palesemente irregolare e inammissibile, con una portata infinitamente più ampia di quella della legge su cui si innesta”.

Alle parole del senatore Pd si aggiungono quelle di Ivan Scalfarotto (Italia Viva), Peppe De Cristofaro (Avs) ed Ettore Licheri (Movimento 5 Stelle). Anche nella maggioranza però vi sono perplessità.

In serata, l’emendamento viene ritirato dal centrodestra. Il ballottaggio è salvo. Per ora. Ma il clima rimane rovente.

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