Bomba Piacentini:«Accordi tra destra e sinistra dietro al risultato delle Provinciali»

Lettera a Fazzone: “Congresso possibile il 17 marzo". Chiesta l'espulsione dei 3 dissidenti di Cassino. "Se Abbruzzese vuole il Partito glielo lascio». Dopo il voto Provinciale: "Tutti eravamo pronti ad andarcene». Ecco perché Ciccone disse quelle parole

«Quando abbiamo fatto le elezioni Provinciali il 31 ottobre scorso pure i sassi sapevano che la vittoria del centrodestra era un risultato irraggiungibile: perché erano stati fatti altri accordi provinciali tra destra e sinistra. E qualcuno sa bene a cosa mi riferisco»: vuota il sacco Adriano Piacentini, coordinatore provinciale di Forza Italia, sempre più in procinto di lasciare il Partito.

Rivela anche altro. E cioè il motivo del misterioso silenzio nel quale tutti erano caduti dopo il risultato di quelle elezioni.

«Da quel momento si è entrati in pausa: Nicola Ottaviani, Mario Abbruzzese, Pasquale Ciacciarelli e Adriano Piacentini subito dopo quel risultato hanno preso un momento di riflessione perché si stava pensando di fare cose diverse e cioè di lasciare il Partito già a quella data. Tutti eravamo consapevoli che si stava morendo».

Ognuno ha iniziato a preparare le valigie, stando alla versione di Piacentini. Adesso si spiegano le parole dette a caldo da Tommaso Ciccone, appena incassata la sconfitta nella corsa per le Provinciali contro Antonio Pompeo. Quella sera, in diretta durante A Porte Aperte su Teleuniverso disse:

«Non so se mi presenterò alle elezioni per il Consiglio ma sicuramente non uscirò di scena. Ho fatto una campagna elettorale intesta, capillare, incontrando tutti gli amministratori. Perché sono convinto che sia necessario dare spazio ad una forza moderata, alternativa, capace di raccogliere le istanze di tanti che oggi non si sentono rappresentati. Una forza moderata che possa avere un ruolo nel centrodestra».

(leggi qui Le coltellate a Ciccone erano per Abbruzzese: «Non sa fare squadra, vada via»)

Chi evitò la fuga in massa da Forza Italia fu Antonio Tajani. Impose una tregua. Quella arrivata al termine del pranzo alla vigilia di Capodanno a Fiuggi. (leggi qui Forza Italia, tregua con i mitra spianati tra Frosinone e Cassino). Che poi è stata rotta.

Il Piacentini disgustato

Toglie un sasso dopo l’altro dalla scarpa, Adriano Piacentini. Ce l’ha con Mario Abbruzzese e Pasquale Ciacciarelli, quelli che lo hanno fatto sentire un sopportato. Lui li ha sempre considerati i mandanti delle apparizioni in diretta Facebook fatte dall’ex vice coordinatore provinciale Riccardo Del Brocco: nelle quali lo si accusava di immobilismo, incapacità, inadempienze politiche.

Piacentini protesta: «Questo modo di fare è disgustoso. Cacciarelli sta facendo il consigliere regionale anche con i voti di Frosinone: non ha mai chiesto se ci fosse un profilo da impiegare in Segreteria a Roma. Tutti i suoi collaboratori ai quali ha fatto il contratto nel Gruppo regionale sono del cassinate». In pratica, tutti uomini dell’area Abbruzzese: possibile che dell’area di Frosinone nessuno fosse buono, si domanda Piacentini.

Il via al Congresso, forse

L’amarezza di Adriano Piacentini è diventata incontenibile dopo il nuovo passo verso il Congresso Provinciale.

Dicono che sia intervenuto direttamente il vice presidente nazionale di Forza Italia Antonio Tajani. Individuando – come sempre – una soluzione di compromesso: un colpo al cerchio ed uno alla botte. Il colpo al cerchio di Mario Abbruzzese e della sua area è la disposizione di tenere il congresso provinciale di Forza Italia a Frosinone, come da loro richiesto. Il colpo alla botte di Claudio Fazzone e della sua area (nella quale c’è Piacentini) è la data del 17 marzo, cioè una settimana dopo l’ultimatum indicato come irrinunciabile da Pasquale Ciacciarelli per conto di Abbruzzese.

La lettera di Piacentini

A sbloccare il braccio di ferro è stato proprio Adriano Piacentini. In mattinata ha scritto a Claudio Fazzone. E gli ha detto che per quanto gli compete come coordinatore provinciale «il 17 marzo 2019 può essere la data congressuale sempre che siano rispettati i contenuti di cui al regolamento allegato».

Una sorta di gioco del bastone e della carota. Come a dire: il Congresso lo potete fare ma solo perché ve lo consentiamo noi.

Era stato Claudio Fazzone a dare il via libera a Piacentini per scrivergli quella lettera. Forse dopo la telefonata con Tajani. Che avrebbe fatto da garante suoi ruoli di tutti.

Una garanzia della quale Piacentini non sa che farsene. «Se vogliono la carica di Coordinatore Provinciale per assegnarla a quale loro uomo hanno solo da dirlo: se il Partito me lo chiede io mi dimetto un secondo dopo la richiesta».

Il coordinatore resta della sua opinione: i congressi fatti attraverso le tessere appartengono ad un modello passato della politica. (leggi qui Forza Italia, il congresso rischia di saltare: “Così è una farsa”) . Chiede però che almeno «si rispetti il regolamento. Non capisco le deroghe che si pretende di avere e l’accelerazione che si vuole imporre: è necessario fare la verifica degli iscritti, la riunione dei coordinamenti comunali che devono eleggere i delegati…».

Alla fine tuona: «Vogliono il Partito, perché è di questo che parliamo: glielo lascio».

La lettera degli amici di Abbruzzese

Ma da questa mattina c’è anche un altro fronte aperto. Venti tra amministratori comunali e provinciali di Frosinone hanno inviato una lettera ai Probiviri nazionali chiedendo l’espulsione da Forza Italia di Rossella Chiusaroli, Dino Secondino e Gianluca Tartaglia: con la loro firma, otto giorni fa sono stati determinanti per la caduta del sindaco forzista di Cassino Carlo Maria D’Alessandro.

Un’espulsione che viene invocata come non rinviabile in considerazione dei ruoli ricoperti dai tre esponenti politici. E dallo sbandamento che hanno determinato per questo negli iscritti. Rossella Chiusaroli infatti era la capogruppo di Forza Italia in Consiglio Comunale, Dino Secondino era il presidente del Consiglio Comunale, Gianluca Tartaglia era presidente di commissione.

A che gioco giocano?

I due episodi vanno letti nel loro insieme. Iniziando dall’imminente uscita da Forza Italia del sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani. Manca solo l’annuncio della sua adesione alla Lega: per fissare la data manca solo il giorno in cui Matteo Salvini abbia una finestra per poter essere presente a Montecitorio alla conferenza stampa.

Adriano Piacentini è la guardia pretoriana di Ottaviani. È pronto a seguirlo nella Lega.

Mario Abbruzzese e Pasquale Ciacciarelli stanno facendo lo stesso ragionamento messo in campo da Claudio Fazzone nei giorni scorsi: Forza Italia ha un peso intorno al 10%, cioè fondamentale per qualsiasi equilibrio futuro. È per questo che ora c’è la corsa ad averne il controllo. Puntando a scalarlo proprio nel momnto in cui, in apparenza, è più facile. Ma solo in apparenza.