“Contro le mafie vinceremo noi della Circular Economy”

Gli appetiti delle mafie sulla Circular Economy ci sono. Ne percepisce gli interessi anche un industriale come Borgomeo, fondatore e presidente del gruppo Saxa Gres. Che risponde. Tracciando quella che può diventare la diga di sbarramento alle mafie.

È Francesco Borgomeo a rompere il silenzio. Ed a tracciare la rotta. Il fondatore e presidente del gruppo industriale Saxa Gres indica la strategia contro la nuova offensiva della criminalità organizzata ed i suoi appetiti nella Circular Economy.

Una rotta che non ha solo il sapore degli intenti etici, ma che chiama a raccolta società, istituzioni e apertura dell’azionariato al pubblico. Come con il modello Chinnici, per cui un caso che scottava doveva essere condiviso da più persone. Perché la collegialità di intenti è la diga più alta contro le mafie.

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Caro direttore,
ho letto con morboso interesse il suo articolo dal titolo “I clan si preparano a mangiare la nuova Circular Economy del Lazio”. (leggi qui I clan si preparano a mangiare la nuova Circular Economy del Lazio).
Con morboso interesse ed un po’ di apprensione certamente, non posso negarlo. È un’analisi puntuale che conferma come le mafie si orientano velocemente verso i nuovi business soprattutto se supportati da risorse pubbliche. Un po’ come gli squali che sentono il sangue e partono feroci all’attacco delle prede.

Primo argine: il quadro normativo

Francesco Borgomeo. Foto © Alessandro Paris

È così. Per me, per la mia azienda, per noi di Saxa, che abbiamo innovato e riconvertito verso l’economia circolare, quando ancora nessuno sapeva cosa fosse. E quando le Istituzioni ci fermavano perché il progetto, troppo innovativo, non trovava un quadro normativo di riferimento. Per noi, tutto questo era già molto chiaro. 

Chiaro ed evidente: eravamo assolutamente consapevoli di un fatto. Che tra i pericoli più grandi che avremmo incontrato nel nostro lungo viaggio della riconversione, della nuova frontiera dell’economia circolare, la criminalità sarebbe stata al primo posto.

Una criminalità che, come ben ha descritto, sa portare il doppiopetto e sa sventagliare con il mitra, all’occorrenza. Conosce il territorio, i punti deboli, i varchi in cui passare. Sa insinuarsi nelle pieghe (piaghe) della burocrazia ottenendo il massimo vantaggio nel frenare le aziende e renderle più deboli e vulnerabili. Ed ha a disposizione fiumi di denaro da riciclare, sapendo che in un’Italia sempre più impoverita ed impaurita, “pecunia olet”  sempre meno.

Coinvolgere il pubblico

Romano Prodi con Francesco Borgomeo

Tuttavia, chi fa impresa, sa calcolare il rischio, sa dosare le energie per non perdere la corsa e la forza. Anche nei passaggi più difficili dove gli agguati possono essere letali. E sa non arrendersi mai quando tutto sembra difficile o impossibile. Non mollare mai.

Si chiama tenacia, si chiama coraggio, ma si chiama anche spirito di squadra, partecipazione, condivisione, collegialità. E si chiama programmazione, ricerca, innovazione, sviluppo. 

Quando i progetti sono forti, ben programmati, figli di anni di ricerca e sviluppo e davvero indirizzati all’innovazione industriale, in pochi sanno stare al tuo passo, sanno capire la complessità per poi provare a governarla

Se poi, all’innovazione di processo e di prodotto, si aggiunge la partecipazione della parte sana del territorio, forze sociali, Istituzioni e forze politiche, cui chiedere pubblicamente l’assunzione di responsabilità negli ambiti di competenza, ma soprattutto la reale e trasparente partecipazione dei propri lavoratori e collaboratori, allora non può batterti nessuno.

Né la burocrazia, né la sfiducia che affiora ogni volta che prove e test non vanno nella direzione sperata. Né le difficoltà di mercato, né quelle dell’approvvigionamento finanziario, né soprattutto loro: le mafie.

‘Cucina a vista’ e si vince

Francesco Borgomeo. Foto: Igor Todisco

L’impresa, innovativa e partecipata, trasparente, con la “cucina a vista”, e integrata in partnership di ricerca e sviluppo internazionali, è forte e non deve avere paura, o meglio, non deve farsi condizionare dalla stessa.

Se poi aggiungiamo la capacità di aprire l’azionariato al pubblico in un modello di partecipazione che Ella ha ben ha individuato nel suo articolo con la definizione di open circular economy, in cui i vantaggi della creazione di valore ricadono su un numero sempre più ampio di soggetti, locali e nazionali, allora le mafie non saranno in grado di entrare.

Più è ampio il coinvolgimento, più c’è luce che rende visibile e comprensibile a tanti la vita dell’impresa, più non c’è spazio per chi sa vivere solo nel buio e nell’opaco. Ecco perchè, grazie alla complessità industriale dell’economia circolare, all’innovazione, alla reale partecipazione e trasparenza, ed alla costante presenza delle istituzioni, delle forze dell’ordine, delle forze sociali quali armi a nostra disposizione, vinceremo noi.

Senza alcun dubbio, vinceremo noi.