Borgomeo: “Donne e green gli assi per le nostre industrie”

La 53ma Giornata Mondiale della Terra. Ed i segnali che gli industriali hanno mandato. Ma la politica ha ignorato. Dall'energia al green. I modi troppo vecchi di vedere le cose.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

È stato il primo a parlare di Circular in provincia di Frosinone ed all’inizio pensavano che parlasse di bus per andare da una parte all’altra delle città. C’era invece un progetto ben più ampio dietro alle parole di Francesco Borgomeo, filosofo specializzato nelle ristrutturazioni aziendali e profeta dell’Economia Circolare applicata all’industria. Il suo concetto chiave è che nulla si distrugge ma tutto si può trasformare, con buona pace di Antoine-Laurent de Lavoisier e la sua Legge di Conservazione della Massa messa a punto nel 1789.

In una provincia di Frosinone fino a quel momento stuprata dall’industrializzazione selvaggia degli Anni 60 e 70, asservita ai signori delle Ecomafie nei successivi Anni 90, Francesco Borgomeo ha iniziato a parlare di vapori che invece di finire a scaldare l’aria dopo essere stati depurati nelle ciminiere potevano essere usati per riscaldare le serre agricole tutto l’anno; di coltivazioni fitodepurative, banalmente piante di canapa per assorbire gli inquinanti dai terreni e poi essere usate per farne bio plastiche; di plastica green ottenuta da quella che oggi inquina i mari e non può essere riutilizzata.

Una delle linee Grestone

È nella sua cassaforte il brevetto per il sampietrino green: le pietre riprodotte in fabbrica, senza sventrare montagne né usare schiavi o bambini come accade nelle cave di basalto dell’est asiatico. Intorno a quel progetto ci ha costruito la Saxa Gres di Anagni e la Grestone a Roccasecca. È nel poker di industriali che a gennaio hanno rilevato acqua, terme e strutture sportive di Fiuggi ed ha voluto che entro il 2030 quell’impianto fosse ad emissioni zero.

Guida gli industriali di Unindustria Cassino. Ed in occasione della 53ma Giornata Mondiale della Terra è stato ancora una volta in prima linea. Per sostenere che il circular è l’unica salvezza per la Terra.

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Presidente, la 53Ma giornata mondiale della Terra ci mette di fronte ai nostri ritardi: il mondo dell’industria potrebbe fare di più?

Tutti possiamo fare di più. E anche il mondo dell’industria può e vuole fare sempre di più. Non ci dimentichiamo che tutti i progressi in ambito ambientale sono figli dell’innovazione, che si fa con la ricerca e lo sviluppo. Che è alla base del nostro fare industria.

Il Pnrr ha reso ‘conveniente‘ investire in risparmio energetico e riduzione delle emissioni: qual è stata la risposta delle industrie sul suo territorio?

Anche su questo le aziende di produzione stanno facendo la loro parte: l’efficientamento energetico è al centro di tutti gli investimenti delle imprese. Cito le parole dette recentemente da Alfonso Verdoliva amministratore delegato di Klopman in occasione dell’evento sulla sostenibilità. A Frosinone ha detto con assoluta chiarezza che la sua azienda ha fatto della sostenibilità un’opportunità. E cito testualmente “Potrei dire volgarmente che ci stiamo guadagnando con la sostenibilità. Abbiamo avuto tanti di quegli spunti e messo in essere tanti di quei progetti che ci hanno fatto risparmiare. Risparmiare gas ed emissioni, recuperare calore, ammodernare gli impianti, spinti dagli investimenti sulla sostenibilità”. Ecco: la sostenibilità non solo garantisce un ritorno economico ma è la via per garantire la continuità delle nostre aziende. (Leggi qui: La sfida dei talenti per rendere attrattivo il territorio industriale).

Lei ha introdotto nell’agenda industriale di questo territorio il concetto di ‘circular’ quanti lo hanno compreso?
Francesco Borgomeo

Ancora pochi, a partire dalla politica, ahimè. Non si è ancora capito che l’economia circolare fa saltare il paradigma per cui produrre e tutelare l’ambiente sono in contrasto. Siamo stati abituati a pensare che il profitto dell’impresa ha un prezzo per l’ambiente. L’uno è a danno dell’altro e quindi bisogna trovare un compromesso. Invece non è così: sono concetti resi vecchi e obsoleti dall’economia circolare. È vero esattamente il contrario, posso fare profitto solo se dò un vantaggio all’ambiente.

Difficile da comprendere, più ancora è difficile da credere. faccia un esempio.

Una volta le nostre automobili a fine vita si portavano agli sfasciacarrozze, finivano in posti in cui percolavano olii, liquidi vari. Rimanevano sul terreno metalli, gomma, plastiche, ecc. Ed al contempo le aziende produttrici dovevano produrre, partendo da acciaio, metalli, plastiche, gomme, vergini, ovvero tutti materiali presi da zero.

Oggi, con l’applicazione dell’economia circolare, le auto sono progettate per essere riciclate e lo sono al 97%. Ovvero quasi la totalità delle nostre auto, ha una nuova vita: le case automobilistiche aumentano il profitto, perché recuperando spendono meno. E l’ambiente ne ha un enorme beneficio, perché non si consumano nuove materie prime, ed il fine vita dell’auto non va ad inquinare l’ambiente. Ecco quindi che aumenta il profitto e migliora l’ambiente.

La politica viaggia ad una velocità diversa se la sua collega di Frosinone Miriam Diurni deve ricordare che da 30 anni le industrie attendono il depuratore di Anagni… (Leggi qui: Il nervo scoperto degli industriali).
Miriam Diurni

C’è una cultura anti impresa in Italia purtroppo, coltivata da movimenti e partiti ideologizzati che soddisfano la pancia pigra del Paese. Dare servizi alle imprese, renderle competitive, significa dare la possibilità che ci sia occupazione, sviluppo e benessere, senza cercarlo nelle scorciatoie dell’assistenzialiamo ad oltranza. Mancanza di coraggio.

Ignoranza – intesa come non conoscenza- e burocrazia sono i nostri nemici, i nemici della crescita e del Pil. Un pil che guarda caso poi è l’elemento che ci permette di avere potere negoziale ai tavoli di Bruxelles dove si prendono le decisioni strategiche.

Provocatoriamente, propose un termovalorizzatore in ogni distretto industriale: nessuno rispose, poi venne la crisi energetica, più deluso o amareggiato?

Era una provocazione ma poi la crisi energetica è arrivata davvero. E nel frattempo nessuno mosse un dito, lasciando tutto un asset industriale di questo Paese, le imprese energivore, esposto al rischio di collasso economico. Anche sulla la politica energetica è mancato quel coraggio necessario per non far soffrire l’industria manufatturiera, a vantaggio degli speculatori. Ma questa del provare ad essere autosufficienti in ambito energetico, oggi ancor di più con l’economia circolare, è una storia che parte da Enrico Mattei ed è ancora ferma lì.

Perché è convinto che il circular sia il vero nemico delle ecomafie?
Il biodigestore di Sant’Agata Bolognese

Perché i rifiuti esistono e bisogna prenderne atto e non far finta di niente. E qui tornano i due atteggiamenti. Da una parte gli ignavi e gli ignoranti che dicono ‘sono un problema’. E facendo pagare ai cittadini tariffe folli , li mandano altrove dove non vogliamo neanche sapere chi e come li trattano.

Il secondo atteggiamento è il nostro: i rifiuti esistono ma non sono un problema, anzi, vanno trasformati grazie all’innovazione tecnologica per diventare materia prima per produrre o energia per le case e per le aziende. E siccome danno un vantaggio economico, quindi lo danno anche in termini ambientali (l’economia circolare di prima…) perché non vanno nell’ambiente e non vanno in mano a soggetti spregiudicati e criminali che fanno scempio della natura.

A Fiuggi puntate sulle ‘emissioni zero’, renderete green anche l’acqua?

L’acqua è la cosa più green che esiste al mondo. Dovremo solo continuare a rispettarla, “ascoltare” il suo flusso che l’uomo conosce dal XII secolo e farla viaggiare in tutto il mondo per dare a tutti la possibilità di conoscere le sue straordinarie caratteristiche.

A Fiuggi lavoreremo per avere uno stabilimento a servizio dell’acqua, pulito, efficiente ed ad impatto zero. E guidato da una donna e con sempre più presenze femminili. Perché credo che siano determinanti per ritrovare quel coraggio, quella concretezza e quella cultura del fare che il nostro Paese ha perso.