La luce che Borgomeo tiene accesa per allontanare le mafie

Francesco Borgomeo a Radio Radicale. La formula per fare argine alle mafie. Che in questo periodo di pandemia investono su fabbriche e grandi negozi. Prestandogli i contanti che il Covid ha bloccato. E poi le rilevano.

Lorenza Di Brango

Guardare sempre lontano, col sorriso

Cosa ha creato il lockdown nel mondo dell’economia e dell’industria? «Un far west». «Il dato vero è che la disponibilità economica, quando la gente non ha di che mangiare, diventa un potere enorme. Dà diritto di vita e di morte sulle persone». E sulle aziende. Le mafie, di denaro da investire ne ha tanto: la sua forza rischia di aumentare in modo esponenziale se non si cerca di mettere un argine.

Per questo è il momento di «accendere la luce», per usare una metafora per lui ricorrente. L’imprenditore Francesco Borgomeo, fondatore del gruppo Saxa Gres, torna a parlare della pericolosità delle mafie nel settore in cui lui lavora ma non solo. (leggi qui I clan si preparano a mangiare la nuova Circular Economy del Lazio).

I boss non si fermano

Francesco Borgomeo, presidente e CEO di Saxa Gres Group

Perché in un momento difficile come quello che si sta attraversando, in una fase in cui i normali “affari” della criminalità organizzata, come quello della droga, risentono in qualche modo del periodo che stiamo vivendo, i boss non si fermano.

Anzi. Fiutano gli affari e cercano di inserirsi in altri settori. Bisogna tenere alta la guardia, per esempio «nella compravendita di attività commerciali, specialmente di ristorazione ed altro, che rischiano di essere travolte. Lì bisognerebbe fare qualcosa».

Borgomeo ne ha parlato l’altra mattina con Radio Radicale. Lo ha fatto guardando all’estero, alle misure adottate da altri Paesi, citando i cugini d’oltralpe: «L’Agenzia delle Entrate deve verificare tutte le transazioni e prendersi il diritto di prelazione. Come si fa in Francia per esempio, dove se un esercizio commerciale viene venduto ad un prezzo troppo basso l’amministrazione ha diritto di prenderselo. Poi magari lo rivende. Ma non si possono lasciare le transazioni libere in questo momento ed in questa fase, dove la criminalità approfitta delle persone». (Leggi qui “Contro le mafie vinceremo noi della Circular Economy”).

Gli argini alle mafie

Romano Prodi vista lo stabilimento Grestone

Da qui la necessità di costruire quegli argini per tutelare le imprese pulite. Dighe che devono essere forti per contrapporsi alla spinta altrettanto potente che arriva dal mondo sommerso della criminalità, che sa fiutare, da lontano, l’odore del business. I finanziamenti a pioggia erogati nel corso di questi mesi per le situazioni emergenziali sono un richiamo per la malavita. Per questo gli argini da costruire per sbarrargli la strada devono contemplare aspetti diversi.

Serve «una diga normativa, una di attenzione pubblica intorno a questi percorsi aziendali. Ed anche il racconto pubblico, il racconto di quello che avviene all’interno del mondo dell’imprenditoria o delle aziende. Spesso questi territori sono delle autostrade buie, perché nessuno li racconta, nessuno sa come funzionano».

La formula della ‘cucina a vista’

E Francesco Borgomeo invece, nelle sue aziende, ha voluto «accendere la luce». Parla ancora una volta delle riconversioni industriali messe in atto con la formula della «cucina a vista», quella che si apprezza in alcuni ristoranti.

Il direttore Grestone Fabrizio Torriero, il sottosegretario Manzella ed il presidente Borgomeo

«E’ un segnale di trasparenza e disponibilità a far sapere e conoscere esattamente ciò che si fa. Sarà impossibile che un’azienda in mano alla mafia permetta alle scuole di far visita al proprio stabilimento. O dia la possibilità di essere presenti alle associazioni culturali o ambientali, oppure permetta alle organizzazioni sindacali di avere dialoghi, incontri. O possa partecipare a dibattiti pubblici con l’amministrazione sul cui territorio è presente».

Non sono percorsi accessori, non sono fattori marginali, al contrario: è la chiave del successo, il bollino della trasparenza. 

«Il secondo elemento che tiene lontane le mafie è l’innovazione. Non esiste un’azienda in mano alle organizzazioni criminali che investa in innovazione e ricerca. Perché costano, richiedono competenze sofisticate e protocolli che hanno tempi, impegni da un punto di vista economico-organizzativo». Borgomeo ha puntato tutto invece sull’innovazione: dando nuova vita ai rifiuti, che diventano parte integrante del ciclo produttivo, non qualcosa da far sparire, ma da riutilizzare.

Innovare allontana le mafie

«Il terzo elemento è ovviamente la capacità di saper stare sul mercato con i propri prodotti senza aver bisogno di forme di pseudo assistenza o supporto. Perché un’azienda che zoppica rischia di avere crisi di liquidità o finanziarie che possono determinare l’interesse anche di chi è disponibile a prestare soldi».

Crisi: una parola che in questi mesi coinvolge purtroppo troppe realtà produttive. Crisi che però diventa terreno fertile per quella parte delle organizzazioni criminali che investe sulle aziende e cerca di infiltrarsi, rilevando capitali. 

Francesco Borgomeo. Foto © Alessandro Paris

«Io dico che tutte la fasi emergenziali dove la paura diventa il sentimento diffuso danno enormi opportunità alla criminalità. Perché purtroppo i problemi che ci sono e che sono endemici del paese esplodono». Mettendo in evidenza l’Italia del sommerso, il lavoro nero che dà da mangiare a tanti invisibili. Ma se quelle aziende si fermano, loro, gli invisibili, diventano facile preda per la criminalità, che conquista quel «diritto di vita e di morte sulle persone».

È per questo che la luce diventa fondamentale.