La mozione che farà un baffo a Carlo Brancaleone D’Alessandro

La mozione di sfiducia contro Carlo Maria D'Alessandro rischia di tramutarsi in un immenso panettone sul quale la sua amministrazione potrà prosperare almeno fino alla tappa delle Europee. A dirlo sono i numeri. Ecco perché

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

La mozione di sfiducia sarà un gigantesco regalo di Natale che gli avversari si accingono a consegnare al sindaco Carlo Maria D’Alessandro.

I numeri a loro disposizione sono sufficienti al massimo per una simpatica e rumorosa chiacchierata in Consiglio Comunale. Ad uso e divertimento del pubblico assiepato oltre le transenne. Nulla di più.

 

La mancanza del ‘numero legale‘ durante la seduta di giovedì sera dimostra assolutamente nulla. Così come avvenuto la settimana scorsa a Ceccano in una situazione gemella di quella vissuta a Cassino. (leggi qui Salta il Consiglio, la maggioranza non ha i numeri). In pratica. Troppo pochi consiglieri  per poter ritenere valida la seduta: la minoranza non si è presentata, dimostrando così che una maggioranza non c’è.

Non è stato così a Ceccano, non è così a Cassino. La maggioranza c’era, in entrambi i casi. Più simile ad un’armata Brancaleone che ad una falange romana, ma pur sempre maggioranza.

A Cassino, infatti, in Aula per Carlo Brancaleone D’Alessandro c’erano 12 voti su 24. Il tredicesimo uomo (in questo caso una donna, l’assessore Dana Tawinkelova) era seduta tra il pubblico, pronta ad entrare al posto di Franco Evangelista che si è dimesso.

L’opposizione ha fatto il suo dovere: mettere in difficoltà la maggioranza. Lunedì ci si rivede e siccome l’argomento verrà inserito all’Ordine del Giorno per la seconda volta, saranno sufficienti per approvarlo molti voti in meno. A quel punto si procederà con la surroga, l’assessore Dana Tawinkelova entrerà in Consiglio, rimetterà la delega ed in aula saranno tredici per Brancaleone D’Alessandro.

 

La mozione di sfiducia è un’altra cosa. Ma ha bisogno degli stessi numeri. Che Brancaleone ha dimostrato di avere. Più di qualcuno spera in un niet di Dana Tawinkelova: da giorni l’opposizione sussurra ai quattro venti, sperando che qualche giornalista lo scriva, la storia che l’assessore ha preteso di mantenere alcune deleghe per completare il lavoro avviato. Altrimenti farebbe saltare il banco.

Una speranza molto fragile. Per due motivi. Il primo: Dana Tawinkelova giovedì sera era in municipio pronta ad entrare in aula se fosse passata la surroga. Viceversa, se avesse voluto minacciare l’armata Brancaleone, sarebbe rimasta a casa a fare il sugo, guardare un film, leggere un libro… I fatti dicono che giovedì non era comodamente a casa.

Il secondo motivo: anche ammettendo che l’assessore abbia rivendicato con il sindaco il mantenimento di alcune competenze, si tratterebbe di richiesta facilmente esaudibile.

 

In queste condizioni: chi sarebbe il tredicesimo uomo, pronto a firmare la Mozione di Sfiducia? Nessuno.

Al massimo la firmeranno in dodici perché sono tutti sicuri che non passerà. Perché nessuno ha intenzione di andare a casa. Non prima di avere votato per le elezioni Provinciali. E non per spirito civico. Ma perché i 24 voti di Cassino, nel gioco delle preferenze ponderate (il voto vale in proporzione al numero degli abitanti) sono i più pesanti insieme a quelli di Frosinone. Il voto di un solo consigliere vale come quelli di tre o quattro Comuni più piccoli.

A meno che non si provenga dal convento delle Orsoline è chiaro che quel peso si tramuta in un valore che i consiglieri mettono sul piatto della bilancia: chiedendo ed ottenendo. In termini politici, s’intende.

Andare tutti a casa significherebbe rinunciare a far valere quel peso. In cambio di nulla.

 

Tutti sperano che Carlo Brancaleone non cada da cavallo perché nessuno è pronto a nuove elezioni comunali a Cassino. Fatta la sola eccezione per il leghista Carmelo Palombo, animato da una furia iconoclasta che lo spinge a distruggere qualsiasi cosa abbia plasmato, benedetto o anche solo toccato Mario Abbruzzese. Al quale non perdona l’atteggiamento avuto dopo la sconfitta nelle comunali di 7 anni fa quando venne battuto da Peppino Petrarcone. Sul che, non ha tutti i torti.

Il Pd è diviso in tre tronconi esattamente come due anni e mezzo fa quando ha consegnato la città al centrodestra. Cambiano, in parte, i volti ma la situazione politica è la stessa.

 

In un quadro del genere, la Mozione di Sfiducia si tramuterà in un immenso panettone sul quale la brancaleonesca amministrazione di Brancaleone D’Alessandro camperà almeno fino al momento di infornare la colomba.

Perché la compatterà, come le tribù indiane di fronte al comune nemico bianco. E se si dovesse arrivare al voto in aula, in assenza del tredicesimo voto per approvarla, il risultato sarà che Carlo Brancaleone D’Alessandro diventerà una specie di generale Patton. Che potrà dire: “Non avete i numeri, li ho io: adesso lasciateci governare”.

Ecco perché Mario Abbruzzese non si fa né vedere né sentire.