Buon 8 marzo, ma senza alcuna baggianata

Senza ricevuta di ritorno. La raccomandata del direttore su un fatto del giorno. L'8 marzo è una festa da tenerci stretta. Ma senza scrivere baggianate su Facebook

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Le donne si rispettano tutti i giorni e non solo l’otto marzo”: è la baggianata che rispondono gli uomini per dimostrare alle donne di avere capito, quando loro scrivono cose impegnate su Facebook durante la giornata dell’8 marzo.

E purtroppo è la baggianata che molte donne scrivono quando non hanno cose più intelligenti da copiare.

È una baggianata perché l’8 marzo è una data dannatamente importante. E fino a quando non avremo imparato perché lo è, sarà giusto tenerla nei calendari e celebrarla.

Non è una baggianata

Una prima cosa da imparare: è la festa della donna. Punto. Non la festa contro la violenza sulle donne, non la festa per la parità tra uomini e donne. Quelle sono altre date: sono altre giornate in cui scrivere altre baggianate.

L’otto marzo è la festa in cui celebrare il fatto che le nostre nonne dovevano andare in giro con il foulard sulla testa, nei luoghi di aggregazione si stava rigorosamente gli uomini da una parte e le donne dall’altra: a scuola, come in chiesa, come nelle feste da ballo. L’altro ieri, non nel Settecento.

L’otto marzo è festa perché qui tutto questo non è più. Ma ad altre latitudini del mondo se metti male il velo la polizia morale può portarti in caserma e fare di te ciò che vuole. Tutto. Ad altre latitudini devono mettere il burka per proteggersi da uomini che altrimenti si sentono liberi di abusare. In altre ancora, l’abuso e la sopraffazione sono la regola.

Capiamoci. Non dobbiamo festeggiare che qui non si porta più il velo, si può andare in giro senza burka, e spesso senza nemmeno il minimo per salvare la decenza. Dobbiamo festeggiare perché abbiamo già fatto quel piccolo pezzo di strada. E tenerci stretto l’8 marzo perché da fare ce n’è moltissima. 

La strada ancora da fare

Fino ad arrivare a capire che non siamo uguali. Anzi, siamo diversi. Profondamente. Tanto diversi che nella migliore delle ipotesi ci completiamo. Ma ragioniamo in modo totalmente diverso, usando parti del cervello differenti.

Noi di fronte ad una lavatrice studiamo prima le istruzioni, loro senza averla mai vista la accendono e sanno come farla funzionare. Fino a quando non ci metti la wireless che loro non useranno mai. Noi non impazziremo mai per una borsa, loro non lo faranno mai per l’elettronica.

Siamo diversi. Ma abbiamo gli stessi diritti. Primo tra tutti, quello di essere diversi e scegliere se piacerci e sopportarci, accettando per questo anche le cose più insopportabili delle nostre diversità.

Si chiamano rispetto e amore. Fino a quando non li impareremo, servirà un 8 marzo: a costo di usarlo per dire e scrivere cose sceme. Un po’ come queste.

Senza Ricevuta di Ritorno.

(Foto di copertina © Depositphotos.com).