Caccia grossa a Durigon, Conte si lancia ma rischia il boomerang

Il sottosegretario leghista nella bufera dopo le frasi sull’intitolazione del parco di Latina ad Arnaldo Mussolini. L’ex premier cerca lo “scalpo” come primo atto di capo dei Cinque Stelle, ma in realtà già in passato l’attacco è andato a vuoto. E ora di rischia di ripetersi lo stessoi scenario.

Il Fatto Quotidiano (direttore Marco Travaglio) ha riservato l’apertura della prima pagina a Claudio Durigon. Meglio, alle richieste di dimissioni da sottosegretario al Mef del coordinatore regionale della Lega nel Lazio. Sia l’Anpi, l’Associazione Nazionale Partigiani, che il leader dei Cinque Stelle Giuseppe Conte chiedono l’allontanamento dal Governo per l’esponente del Carroccio.

Il motivo sono le frasi pronunciate durante un comizio tenuto la scorsa settimana a Latina. Durigon proponeva il ritorno al nome che il parco aveva fino a poco tempo fa: era intitolato ad Arnaldo Mussolini, fratello del Duce. Parco dedicato poi, dall’attuale sindaco Damiano Coletta, alla memoria dei giudici antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, assassinati da Cosa Nostra. (Leggi qui «Ridateci il parco Mussolini»: e su Durigon si scatena la polemica bis).

La caccia di Conte

Giuseppe Conte e Il Fatto

Certamente un argomento forte sul piano mediatico. Fatto sta che Durigon spesso inciampa in frasi del genere. Ma probabilmente c’è anche dell’altro e cioè la volontà di Giuseppe Conte di intestarsi una battaglia identitaria come primo atto da capo dei Cinque Stelle. Magari cercando di ottenere lo scalpo politico di Durigon.

Ha detto Conte a Il Fatto: “Trovo grave e sconcertante il proponimento del sottosegretario al Tesoro di cancellare l’intitolazione del parco di Latina a Falcone e Borsellino, con l’aggravante di volerlo intitolare al fratello del Duce”.

Poco più di due mesi fa, dopo l’inchiesta giornalistica di Fanpage, sempre Conte (allora leader in pectore dei Cinque Stelle) aveva affermato: “Continuiamo a considerare non tollerabile, ad esempio, quanto detto da un esponente di governo come Claudio Durigon, ancora al suo posto nonostante le gravi affermazioni divulgate. Riteniamo vada fatta chiarezza: anche fosse solo millanteria, saremmo comunque di fronte a esternazioni che restituiscono un’idea marcia delle istituzioni, lontana anni luce dai concetti di “disciplina e onore” che l’articolo 54 della nostra Costituzione richiama nell’esercizio delle funzioni pubbliche”. (Leggi qui Fanpage silura Durigon: M5S “Dimissioni”. Lui: “10 querele”).

Bufera mediatica per settimane, poi nulla di fatto. Con Matteo Salvini a difendere Claudio Durigon, che poi trovò perfino la blindatura totale del premier Mario Draghi. Adesso si sta profilando lo stesso scenario. Con Fanpage che si chiede per quale motivo Claudio Durigon sia un intoccabile di questo Governo.

Quel nome tormentato

Ajmone Finestra

C’è però da tenere presente la tormentata storia dell’intitolazione del Parco di Latina. All’inizio era dedicato ad Arnaldo Mussolini, poi nel 1943 fu cambiata l’intitolazione, reintrodotta da Ajmone Finestra (sindaco dell’Msi), infine l’intervento di Damiano Coletta.

In ogni caso, comunque la si pensi, quel parco va inquadrato nella storia politica di Latina. Ma il punto non è questo. Sicuramente Claudio Durigon è uno degli uomini più potenti della Lega, tra i più ascoltati da Matteo Salvini. Ha firmato Quota Cento, interviene su tutti i temi più delicati di politica economica, rappresenta la Lega in vari contesti.

Giuseppe Conte lo conosce benissimo, visto che è stato sottosegretario del suo primo Governo, al lavoro. In quella occasione si intestò Quota 100. Oggi Giuseppe Conte cerca il pressing per le dimissioni di Durigon per parlare a tutta l’area movimentista dei Cinque Stelle, quella che maggiormente gli serve. Perché in caso contrario resterebbe schiacciato solo su posizioni governative.

Buco nell’acqua

Difficile che il caso Durigon possa arrivare però sul tavolo di Mario Draghi. Siamo alla vigilia di una stagione autunnale che prevede la fine della campagna di vaccinazione di massa, il rientro a scuola in presenza, la messa a regime del Green Pass e scelte economiche da far tremare i polsi. Se poi davvero la linea di Giuseppe Conte è quella delle epurazioni degli alleati, allora è arduo pensare ad uno scatto vero dei Cinque Stelle.

Poi c’è una regola non scritta della politica: quando si vuole far dimettere qualcuno, bisogna essere sicuri di riuscire a centrare quel risultato. Altrimenti si genera l’effetto boomerang e quello che si voleva mandare a casa si rafforza.

Per Claudio Durigon è successo più di una volta.

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