Addio a Tony De Bonis il regista che fece recitare il copione della vita (di B.Cacciola)

Foto: Archivio Storico l'Unità

E' morto Tony De Bonis, il regista ciociaro aveva inventato il 'neorealismo di tipo visionario'. Il suo segreto: portare di fronte alle telecamere la gente normale che interpretava la vita reale

Biagio Cacciola

Politologo e Opinionista

Se c’era, in Italia in particolare, un autore del cinema popolare é’ stato senza nessun dubbio Tony De Bonis. È’ lui, inatti, che ha rappresentato il cinema popolare vero, non quello taroccato con milioni d’euro e cachet d’oro.

 

Il regista ciociaro, d’origine lucana, la macchina da presa ce l’aveva nel sangue, nella mente, nei sogni. Sogni che aveva coltivato in modo incredibile se si pensa a un ragazzino che emigra in Germania dalla provincia di Potenza e va a fare il pugile superwelter nelle arene tedesche per svoltare qualche marco. E’ li che inizia la passione di Tony De Bonis per il mondo della celluloide.

 

Tornato in Italia, dopo aver risposto invano a qualche annuncio pataccaro, decide di farlo lui il cinema. E non con i grandi nomi, ma con la gente che incontra per le strade della Ciociaria, nei bar, nelle feste di piazza.

 

Inizia cosi l’era, veramente epica, di Tony De Bonis regista. Film che mescolano il grottesco all’ironico, creando un neorealismo di tipo visionario. Escono Il Partigiano, Cencio Il vampiro, Tarzan nella macchia di Ceccano e tanti altri, fino a superare la sessantina di opere.

 

Quando fondammo la rassegna del film comico, Comicittà a Frosinone, volli che le proiezioni notturne fossero dedicate alle opere di Tony De Bonis. Fu un succcesso. Anche alle tre, quattro di notte la sala del Nestor era piena. Cineasti del calibro del belga Bocquois alla fine delle proiezioni erano deliziati per quella strana comicità naif che usciva dallo schermo e toccava tutti.

 

Perché questo era il segreto di Tony De Bonis. Dietro e davanti lo schermo c’era la gente di tutti i giorni che, senza una lira recitava, si trasformava, si sorprendeva a interpretare un copione che era quello della vita.

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