Frosinone e Latina non sono colonie di Roma: ma elementi di uno schema (di A. Porcu)

Lo scontro frontale all'interno di Federlazio porta in luce la battaglia sotterranea sui futuri assetti della Camera di Commercio unificata. Che fanno parte di un sottile gioco di equilibri nel quale sono coinvolti tutti gli altri territori del Lazio

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Il sentimento sta tutto nelle parole usate dal quotidiano di riferimento della provincia di Latina. Nel titolo, Latina Oggi sintetizza “Federlazio colonizzata da Roma. Licenziato Saverio Motolese, direttore della sede di Latina. Iniziate le grandi manovre per il primato sulla Camera di Commercio“. (leggi qui La guerra di Federlazio sull’asse Frosinone – Latina e leggi anche qui Terremoto in Federlazio: Olivetti se ne va. I sospetti su Frosinone)

La ragione fornisce anche un’altra chiave di lettura. Non contrapposta a quella di Latina Oggi. Ma complementare. E la ragione dice che né Frosinone né Latina sono principati autonomi ma territori inseriti all’interno di uno scacchiere ed uno scenario: politico, economico, industriale.

Lo stesso in base al quale, negli anni Settanta, si decise che a Latina sarebbe stata realizzata la sede distaccata del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio. Mentre a Frosinone doveva nascere la prima sezione staccata della Corte d’Appello di Roma. Che poi la seconda non sia stata più realizzata e la prima si è un altro discorso.

È il principio in base al quale a Frosinone venne basato lo Stormo LXXII specializzato negli elicotteri ed a Latina il LXXI specializzato negli aerei, diventando ciascuno il traino per lo sviluppo di un diverso segmento militare ma anche di industria civile.

Tutto trova collocazione in uno schema di equilibri. Senza del quale sarebbe vero il principio che Roma e matrigna e ci ruba tutte le risorse. Invece Roma da sola è una metropoli ed è fisiologico che i suoi numeri, il suo mercato, il suo indotto, attirino e drenino più che Frosinone o Latina.

Che però hanno un ruolo. Fondamentale. All’interno dello scacchiere. In base al quale si stanziano gli Stormi e le sezioni distaccate.

Uscire dalla logica dello schema globale, sognare di essere autosufficienti e potersi così autodeterminare, non è realistico. Perché significa tornare ad un mondo nel quale i confini delle province hanno un senso.

Lo ha capito il felpato direttore generale di Federlazio Luciano Mocci, che ha costruito un intricato sistema di equilibri tra Roma e le altre province del Lazio nel quale collocare la sua associazione. E tenerla in equilibrio con le altre associazioni degli imprenditori: industriali, artigiani, commercianti…

Immaginare che gli assetti della futura Camera di Commercio di Frosinone – Latina siano indipendenti dagli equilibri di potere raggiunti nella Camera di Commercio di Roma è impensabile. Tanto quanto, a quelle sorti saranno legati anche gli assetti camerali di Rieti e Viterbo.

Lo dimostra la circostanza che non più tardi di un mesetto fa, il tavolo sul quale si è disegnato lo schema d’accordo era tutto Regionale. Ed era stato benedetto da figure nazionali dell’Industria e del Commercio ai massimi livelli. Perché Roma fa, a sua volta, parte di un sistema di equilibri nazionale.

La forza di ciascun territorio riuscirà ad avere più o meno rappresentanza in base alla propria forza imprenditoriale ed abilità politica. Ma sempre all’interno di una logica di sistemi.

È quello che Frosinone e Latina, insieme a Roma, dovrebbero spiegare al nuovo Governo nazionale che si sta costituendo. Un’Italia fuori dall’Europa rischia di ritrovarsi come Federlazio Latina e la sua spinta a rompere lo schema: con un direttore licenziato ed una dirigenza decapitata.