Camera con vista sulla Regione: tutti gli intrecci sulle candidature

Zingaretti capolista nel Lazio. Gli accordi per modificare la legge elettorale. Perché Astorre non può essere il candidato alla Regione Lazio. La cena Gerardi - Lotti. Una donna per Quadrini. Il ruolo di Ciacciarelli

Carlo Alberto Guderian

già corrispondente a Mosca e Berlino Est

L’orizzonte è sempre più nitido. La dottrina Letta – Zingaretti che ha pacificato il Partito Democratico sarà il solco nel quale costruire lo schieramento Dem in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. Verranno garantiti tutti, rispettando gli equilibri e senza tentare purghe. Il Segretario in carica ed il suo predecessore ne hanno parlato l’altra sera a margine di un evento politico che li ha visti insieme a San Lorenzo.

L’ipotesi per ora è che Nicola Zingaretti sarà il capolista del Partito Democratico nel Lazio alle prossime politiche. Collegio uninominale e primo nome nel listino per dare un segnale forte di presenza. Con quale legge elettorale? Il dialogo sotterraneo tra i Partiti va in una sola direzione: ritorno al proporzionale. L’unica contraria è Giorgia Meloni. La Lega ha dato disco verde, a tenere i rapporti è l’ex capogruppo Dem al Senato Andrea Marcucci: “Dopo il congresso di Fdi, chi ha voluto capire nella Lega ha capito. Penso che dopo le amministrative, la riforma della legge elettorale possa trovare la spinta che serve“. Anche il M5S si è convinto ed ha mandato un segnale con Mariolina Castellone presidente dei sentori grillini: “Il proporzionale a nostro avviso garantisce maggiore rappresentanza e corrisponde alla volontà degli elettori”. Che la strada sia libera lo ha confermato la capogruppo Dem a Montecitorio Debora Serracchiani: “Ci vuole la volontà politica. Noi abbiamo posto un tema rispetto al maggioritario: non c’è governabilità e rappresentanza“.

Astorre? Non alla Pisana

Bruno Astorre (Foto Paola Onofri / Imagoeconomica)

Il successore di Nicola Zingaretti verrà scelto con le primarie, come anticipato a gennaio da Alessioporcu.it (Leggi qui). E confermato nelle settimane successive proprio dal governatore uscente in un’intervista con il direttore de Il Messaggero Massimo Martinelli. (Leggi qui).

L’erede designato è l’attuale braccio destro Daniele Leodori: ha iniziato il suo tour elettorale a gennaio con l’ormai celebre convention al Tempio di Adriano. Con lui c’è tutta l’ala Area Dem di Dario Franceschini e la sinistra di Massimiliano Smeriglio, sta lì anche Pensare Democratico di Francesco De Angelis. A metà settimana ha ufficializzato la sua disponibilità a contarsi con le Primarie l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato: fallito il lavoro di retrovia per arrivare a Primarie di coalizione con Leodori come unico candidato Pd.

I nomi sono questi. E potrebbero subire una modifica solo nel caso in cui il centrodestra decidesse di alzare il livello dello scontro, lanciando nella mischia un nome nazionale. Se il nome rimanesse quello del direttore del TG2 Gennaro Sangiuliano i sondaggisti hanno assicurato che tanto Leodori quanto D’Amato reggerebbero il confronto mediatico. Ma se venisse calata la carta della ‘celebrità’? Nel passato c’erano state le suggestioni di Nicola Porro (disse No, grazie ma il mio mestiere è un altro) e di Massimo Giletti (stessa risposta).

In quel caso sarebbero pronte le carte di due ex ministri: Beatrice Lorenzin e Marianna Madia. Non quella del Segretario Regionale Bruno Astorre: “Il Segretario Regionale ha il compito di garantire il campo e non di farne parte per questo è impossibile che possa essere candidato alla guida della Regione Lazio o di qualsiasi altro ente del territorio che devo garantire”.

Non c’è Francesca

Francesca Gerardi e Gianluca Quadrini

Alle Regionali del Lazio non concorrerà Francesca Gerardi, come anticipato nei mesi scorsi da Alessioporcu.it. Sarà schierata a Montecitorio: è una delle tre parlamentari uscenti per la Lega, una di loro ha già comunicato che non si ripresenterà, l’altra è Barbara Saltamartini che vorrebbe ricandidarsi ma in Umbria dove è stata a lungo coordinatrice.

Francesca Gerardi ne ha parlato poche sere fa nel corso di una cena con il renzianissimo Luca Lotti già ministro ed oggi Segretario del Comitato interministeriale per la programmazione economica. Tutti i discorsi partivano dal presupposto di un bis a Montecitorio per la deputata di Pontecorvo. Ma anche per tutta la pattuglia uscente: Claudio Durigon, Francesco Zicchieri e pure Gianfranco Rufa che tornerebbe a candidarsi a Viterbo dove il senatore Umberto Fusco sta ancora valutando cosa fare.

La parlamentare si sta occupando di Regionali per individuare la candidata giusta per costruire la coppia vincente con Gianluca Quadrini. Ha due nomi sui quali sta concentrando l’attenzione: entrambi sono amministratrici comunali e tutt’e due partono con un adeguato bacino di consenso.

I conti di Pasquale

Pasquale Ciacciarelli (Foto Vincenzo Livieri / Imagoeconomica)

Pasquale Ciacciarelli in questa fase sta pensando alle Comunali di Frosinone. Dove deve evitare di restare con il cerino acceso tra le mani. Ossia: la lista della Lega non può arrivare dopo la civica del sindaco Nicola Ottaviani.

È una tentazione che intriga molto il sindaco uscente nonché coordinatore provinciale del Carroccio. Dimostrerebbe in questo modo che è Ottaviani ad avere il consenso più della Lega. Potendo così rivendicare la candidatura al Senato che riterrebbe adeguata come seguito per la sua carriera.

Un’ipotesi di fronte alla quale sia Pasquale Ciacciarelli che il coordinatore regionale Claudio Durigon hanno sollevato una perplessità: “Nicò, la sera in televisione si vedono i numeri della Lega nelle città e non quelli delle civiche, poi a salvini chi glielo spiega? Il Coordinatore sei tu”. In pratica: se la lista Ottaviani arrivasse davanti al partito di Ottaviani, il problema sarebbe solo di Ottaviani.