La guerra che ha fatto saltare la fusione tra le Camere di Commercio

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

La notizia in apparenza è di retrovia e riservata a chi è di bottega. Non è così. A Frosinone sta per scatenarsi la battaglia finale per il controllo della Camera di Commercio. Il che significa che un’altra guerra, sotterranea ma non meno feroce, è già in atto. Mantenuta nel silenzio più totale. Perché il buio è l’alleato prezioso per poter mettere a segno le manovre. L’obiettivo è la designazione del nuovo presidente dell’ente che riunisce  intorno allo stesso tavolo industriali, commercianti, artigiani, banchieri, costruttori edili, sindacati, agricoltori, cooperative, servizi. Il fronte per ora in vantaggio ha già ottenuto un primo risultato: la fusione tra le Camere di Commercio di Frosinone e Latina è saltata.

La notizia di bottega
L’annuncio arriva via Facebook, sulla bacheca del presidente emerito della Provincia di Frosinone, Giuseppe Patrizi. Il presidente nazionale di Confimpreseitalia Guido D’Amico lo ha nominato all’interno dell’Ufficio di Presidenza della sua associazione. Diventa così uno dei cinque plenipotenziari incaricati di andare in giro per l’Italia a rappresentare il presidente: quando gli impegni gli impediscono di essere da due parti nello stesso momento. Ma anche quando il tavolo (e qualche testa) sta per saltare ed è necessario compiere un ultimo tentativo per disinnescare. Nei giorni scorsi Guido D’Amico ha nominato anche la nuova presidenza e vice presidenza regionale di Confimpreseitalia in Abruzzo. Designando Luigi Vacana, consigliere comunale di Gallinaro, alla presidenza vicaria.

Notizie di bottega. Riservate solo agli addetti ai lavori. Invece no. L’allarme è scattato subito tra le associazioni che compongono il Consiglio camerale, cioè l’organo di Governo della Camera di Commercio. Come mai Guido D’Amico si sta dotando di ambasciatori? Soprattutto di persone che conoscono il mondo dell’industria e dell’economia? Controllando le cifre, si scopre che nell’ultimo anno ha aumentato il numero di aziende iscritte alla sua organizzazione in provincia di Frosinone. E sono quelle cifre, quelle iscrizioni, a stabilire  quanto ‘pesa’ un’organizzazione all’interno del Consiglio: più iscritti, più peso intorno a quel tavolo.

L’amico Guido
Guido D’Amico è membro della giunta della Camera di Commercio. Fino ad oggi, nella Camera di Commercio, ha vissuto politicamente all’ombra del presidente uscente Marcello Pigliacelli. E’ siciliano di Messina, la sua struttura conta oltre 60mila associati su scala nazionale e nelle loro aziende lavorano oltre 500mila addetti. Uno schrezetto presente in 19 regioni, con 78 sedi provinciali, oltre a 20 Federazioni di Settore e 14 Associazioni autonome affiliate. Esperto di lobby, presenta alla Camera dei Deputati il suo lavoro con cui ne chiede la regolamentazione e di farle uscire dall’ombra. A Frosinone ci sta per comodità. Perché ha sposato una commercialista del territorio, la Ciociaria è a due passi dagli uffici di Roma nei quali detta le linee politiche di Confimpreseitalia.

A Frosinone ha avuto una stagione di intense relazioni: mediatore in ogni conflitto che si accendeva tra i poteri interni, non appartiene alla categoria dei sabotatori. Semmai è un artificiere specializzato nel disinnesco.

Stop and Go
Un anno fa più o meno, l’amico Guido ha smesso di disinnescare ordigni in provincia di Frosinone. E’ tornato a concentrarsi a tempo pieno su Roma ed in un anno infila una serie di iniziative nazionali. E’ di scena a Milano Expo, Bari, Modena, Palermo (con il meeting “Strategie per il progresso della Sicilia”). Poi a Catania (in compagnia del ministro per lo Sviluppo Economico Carlo Calenda), Napoli, Tunisi (Yacht Med Festival “Blue Tunisia Lazio International”), Brescia.

Perché lo stop a Frosinone? La risposta potrebbe essere nel documento fatto votare all’unanimità un mese fa dal presidente della Camera di Commercio Marcello Pigliacelli: via libera alla fusione con la Camera di Latina. Quindi, significa che non c’è più la possibilità di incidere sulla crescita del territorio, perché il timone del nuovo ente camerale Frosinone – Latina tocca proprio ai pontini per via delle cifre superiori. D’Amico, da buon lobbista, sa che si ha un ruolo se si è strategici alla partita. E se non vale la pena giocarla, meglio concentrarsi su altro.

La fusione della Camera di Commercio è saltata
Il Go invece riparte improvviso, in silenzio, a fari spenti. Perché la fusione tra la Camera di Commercio di Frosinone e quella di Latina è saltata. Non si farà adesso. Il Consiglio Camerale  di Frosinone è stato convocato per martedì e tra i punti all’Ordine del Giorno c’è la presa d’atto della situazione. Dovrà essere ridiscussa la delibera di piena fusione adottata un mese fa. Latina non ne ha fatto una identica: sostiene che il commissario attualmente alla guida dell’ente pontino non abbia questi poteri. E che – anche se li avesse – si tratterebbe di una scelta politica che sarebbe più opportuno lasciar prendere all’intero consiglio camerale.

Una decisione politicamente ‘strana’ quella presa da Latina. Perché ha tutto da guadagnare con la fusione. Il protocollo infatti prevede che la nuova Camera di Commercio abbia sede legale a Latina, mentre a Frosinone resterebbe solo una sede operativa, nella quale non si prendono decisioni. Il direttore generale resterebbe l’attuale Segretario Generale della Camera di Commercio di Latina Pietro Viscusi, dirigente a tempo indeterminato appartenente all’organico camerale.

Sta di fatto che il commissario straordinario che governa l’ente di Latina da quando è caduto il governo di Vincenzo Zottola, il dottor Mauro Zappia ha avviato le procedure di rinnovo del Consiglio camerale. E sulla fusione? si è limitato a formulare un atto di indirizzo. Nulla di più.

La guerra sotterranea
A stoppare l’operazione di fusione sarebbe stato l’intervento pesante di Unindustria, l’associazione degli industriali delle province di Roma, Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo. La seconda in Italia dopo Assolombarda. E’ l’associazione che fino a poco tempo fa aveva al vertice il presidente Maurizio Stirpe che ora è salito fino alla vice presidenza nazionale di Confindustria.

Sempre più spesso, nello scenario extra Frosinone, Pigliacelli e Unindustria si trovano su posizioni opposte. Accadde nella delicata fase della scelta del nuovo presidente della Camera di Commercio di Roma, nella votazione per la scelta del presidente dell’associazione nazionale degli Autotrasportatori. E anche in questo caso qualcuno sostiene che lo stop all’operazione Pigliacelli nasca da visioni strategiche molto differenti. Che partono da lontano.

Un esempio su tutti: la fusione delle due aziende speciali possedute dalla Camera di Commercio, Innova (Formazione)  Aspin (internazionalizzazione). La prima era guidata da Curzio Stirpe (già nell’ufficio di presidenza nazionale dell’Associazione che riunisce i grandi Costruttori Edili aderenti a Confindustria). Venne assorbita dalla seconda. Alla presidenza unificata rimase Genesio Rocca (imprenditore che ha costruito un impero sui palloncini). Il Governo nazionale, con uno degli ultimi provvedimenti adottati da Matteo Renzi, ha detto che le Camere di Commercio non devono più occuparsi di proiezione sui mercati esteri. Rocca intanto è rimasto al suo posto, Stirpe si è concentrato su altre attività. Resta il fatto che dall’inizio sosteneva la necessità che fosse Innova ad accorpare Aspin e non viceversa.

Proprio Curzio Stirpe potrebbe essere uno dei prossimi candidati alla guida della Camera di Commercio. Una presidenza che Marcello Pigliacelli avrebbe invece cancellato.

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