Campagna elettorale con sorpresa: c’è il pieno di gente

Il sindaco uscente Roberto De Donatis si presenta agli elettori ma prima revoca l’assessore del suo gruppo Natalino Coletta che si è ricandidato con Di Stefano. Intanto Eugenia Tersigni si presenta a Borgo dei Lecci e fa un bagno di folla. A sorpresa è Lorenzo Mascolo a spiegare perché votarla: per competenza e discontinuità. Pienone anche da Altobelli

Maurizio Patrizi

Rem tene, verba sequentur

Come può essere una campagna elettorale che arriva al termine di tre settimane nelle quali è successo tutto l’impossibile? Nelle quali saltano due dei principali protagonisti con le loro candidature a sindaco. Dove due coalizioni si fondono. E dove un’altra finisce in mille pezzi e miracolosamente si ricompone tutta intera. (Leggi qui: Una poltrona per cinque. E Petricca va con Eugenia).

Dopo avere assistito a tutto ed al suo contrario era lecito aspettarsi una campagna elettorale moscia. Senza fuochi d’artificio politici né petardi. Senza colpi eccezionali. E soprattutto senza gente: vuoi per il covid, vuoi perché – dicono – la gente si è stancata della politica. Invece no. L’inizio dei comizi a Sora è la prima sorpresa di questa campagna elettorale. Tutte le piazze sono piene di gente, a prescindere dallo schieramento.

È strana questa campagna elettorale. Nella quale il sindaco uscente Roberto De Donatis a circa tre settimane dal voto ha il tempo per revocare l’incarico di assessore a Natalino Coletta. Come se davanti ci fossero tre anni di consiliatura e non tre settimane e poi il voto.

GLIELO HA CHIESTO IL GRUPPO

Da sinistra Sandro Gemmiti, Bruno Caldaroni, Roberto De Donatis, Maria Gabriella Paolacci

È stato il capogruppo consiliare uscente di Patto Democratico Bruno Caldaroni ad impugnare il cellulare e chiamare l’assessore all’Ambiente Natalino Coletta, che di quel gruppo era espressione. Lo ha fatto l’8 settembre, ventiquattrore prima che De Donatis presentasse al pubblico le due liste con cui si ricandida alla carica di primo cittadino.

Caldaroni ha chiesto all’assessore Coletta di dimettersi “perché il gruppo di Patto Democratico” in cui Coletta è stato eletto “di fronte all’evidenza della tua candidatura altrove è in forte imbarazzo”.

La campagna elettorale di 5 anni fa è stata un catalizzatore: ha aggregato forze molto diverse tra loro grazie alla Piattaforma Civica ideata da Roberto De Donatis. Ora invece la campagna elettorale è un frullatore che ha scagliato in mille direzioni i vari pezzi di quella maggioranza. Molti hanno scelto altre strade. Tra loro anche Natalino Coletta.

Così come mi ha nominato, il sindaco può anche revocarmi”: è stato questo il tenore della risposta. Coletta ha lasciato intendere che lui la soddisfazione di dimissionarlo non l’avrebbe data al gruppo.

Caldaroni ne ha preso atto. Il mattino seguente il sindaco ha revocato la nomina e pressoché contestualmente ha firmato un altro decreto con cui ha nominato assessore Sandro Gemmiti. La sera si sarebbe presentato agli elettori al fianco dei suoi fedelissimi, fra cui l’assessore uscente al Bilancio Maria Gabriella Paolacci.

PERCHÉ GEMMITI 

Sandro Gemmiti

Sandro Gemmiti era stato già assessore alla Cultura in quota alla civica Augusto Vinciguerra ed era rimasto nell’esecutivo anche dopo il passaggio del suo capogruppo all’opposizione. Lo scorso anno si era dimesso per fare spazio in Giunta a Natalino Coletta per evitare a De Donatis di perdere l’ultimo pezzo della sua maggioranza senza il quale sarebbe andato a casa. Perché il limite della Piattaforma Civica è stato questo: senza i Partiti ognuno s’è sentito indispensabile, per anni la maggioranza s’è retta su un solo voto, Roberto De Donatis è stato un campione dell’alchimia politica. (Leggi qui Rimpasto di Giunta, De Donatis si blinda e nomina assessore Coletta).

Gemmiti allora, privo dell’assessorato ma indispensabile al sindaco, era stato tenuto nella squadra dell’Amministrazione con una nomina nello staff. Incarico da cui ha dovuto dimettersi qualche giorno fa per potersi ricandidare in una delle due liste che ora sostengono De Donatis. L’assenza di un incarico gli avrebbe impedito di frequentare ancora il Palazzo comunale. Da qui l’esigenza del sindaco di nominarlo assessore per avere un aiuto, visto che gli altri assessori sono tutti schierati altrove.   

UN PARAGONE CHE NON REGGE

La foto ‘incriminata’

Una decisione che Coletta non ha preso affatto bene, fra l’altro in una fase in cui la Giunta perde tutti i suoi poteri e resta in carica soltanto per l’ordinaria Amministrazione. Ha contestato l’uso di due pesi e due misure. Perché? Qualche settimana prima l’assessore ai Servizi sociali della Lega Veronica Di Ruscio che si era fatta fotografare nel gruppo del candidato sindaco del centrodestra, in quel caso il sindaco si era limitato a chiedere le dimissioni senza poi revocarla. (leggi qui De Donatis: “Di Ruscio dimettiti”. Caschera: “Sei un sindaco scaduto”).

Oppure nel caso dell’assessore al Commercio Daniele Tersigni, espressione del gruppo consiliare di Alessandro Mosticone ora candidato con Luca Di Stefano.

Ma dove sta la differenza? In realtà la differenza c’è ed è tutta politica. Nel caso di Coletta a chiederne le dimissioni è stato il suo stesso gruppo consiliare e politico, visto che è anche una delle due liste che sostiene di nuovo De Donatis. Se poi la manovra sia partita o meno dal sindaco fa poca differenza. Mentre nel caso di Veronica Di Ruscio, la richiesta era partita direttamente dal sindaco. E la risposta della Di Ruscio era stata: “Devi parlare col mio capogruppo”. E Lino Caschera ci aveva messo due secondi a ricordargli che come il resto dell’Amministrazione lui era un “sindaco scaduto, rimasto in carica solo perché il Covid ha costretto a posticipare le elezioni”. (leggi qui De Donatis: “Di Ruscio dimettiti”. Caschera: “Sei un sindaco scaduto”).

 E De Donatis aveva dovuto frenare perché rischiava di rimanere senza numeri anzitempo.    

EUGENIA HA LE IDEE CHIARE

La folla da Eugenia Tersigni

Si è presentata alla stampa venerdì sera con le cinque liste che la sostengono. In realtà insieme a loro ed ai giornalisti presenti c’era anche un bagno di folla al ristorante il Borgo dei Lecci: tutti rigorosamente muniti di green pass controllato all’ingresso e adeguatamente distanziati.

Prima di lei sono stati gli stessi rappresentanti delle liste a presentarsi e a presentare parte del programma: Risaniamo Sora con Giuseppe Conte, Dora Lombardi, Lucio Conte. Città Progresso con Rita Ricci, Lorenzo Mascolo, Franco Leonetti. Patto Sociale per la quale hanno preso la parola Francesca Reale, Serafino Pontone Gravaldi e Francesca Panacci. Noi con Eugenia con Alessio Simoncelli e Daniele Mora. Sora Civica con Manuela Cerqua, Andrea Petricca, Giuliana Pagnanelli.

Poi è arrivato il suo turno: un discorso impegnativo con cui ha toccato tutti gli aspetti del suo progetto. Ha tirato fuori le idee e le soluzioni a problemi della città. “Questa è la squadra della competenza – ha detto Eugenia Tersigni prendendo la parola subito dopo la proiezione di uno speciale videomessaggio per i sorani – questa è la squadra di chi crede di poter cambiare veramente Sora”.

È la competenza la parola d’ordine, insieme ad impegno e amore per la città. “Con Eugenia abbiamo davvero l’opportunità di cambiare non soltanto il volto e l’anima della prossima Amministrazione comunale – hanno detto i candidati – ma anche di cambiare la classe politica sorana”.

LORENZO SPIEGA PERCHÉ VOTARLA

Lorenzo Mascolo

È stato Lorenzo Mascolo a spiegare perché votare Eugenia. Lo ha fatto in modo chiaro e sintetico. Lorenzo era l’uomo forte di Insieme Si Può, il gruppo che fa capo ad Augusto Vinciguerra: aveva sostenuto ed ottenuto la candidatura a sindaco di Maria Paola Gemmiti in una coalizione con il Pd. E poi l’aveva bruciata.

Lorenzo Mascolo ha fatto una scelta di coerenza a costo di cambiare bandiera: Maria Paola Gemmiti ha rinunciato alla candidatura e la sua coalizione è confluita nel progetto civico di Luca Di Stefano. È un progetto diverso: Mascolo ha salutato e se n’è andato insieme all’ex segretario del Pd Enzo Petricca. (leggi qui La candidata Gemmiti affossata dalle piroette di Vinciguerra)  

Alla fine di agosto ho avuto due lunghi colloqui con Eugenia – ha detto a chiare note Mascolodurante i quali ci siamo confrontati e raccontati in modo schietto. Abbiamo parlato di famiglia, di futuro e ovviamente dei tanti problemi di Sora. Non abbiamo invece proferito parola sui voti, gli assessorati, gli incarichi e le varie posizioni politiche. Questo è ciò che mi ha convinto in prima battuta”.

A sugellare il tutto, la composizione della sua squadra, costruita sulla base di due imprescindibili parametri: novità e discontinuità. Il primo è rappresentato dalla larga maggioranza di volti nuovi presenti nelle sue cinque liste. Il secondo è caratterizzato dalla ferma volontà di creare un’Amministrazione comunale completamente nuova rispetto a quella che ha appena concluso il proprio mandato”.

IL PROFILO DEL CANDIDATO

L’elemento che fortifica molto il progetto – l’altro concetto essenziale espresso da Lorenzo Mascoloè rappresentato dal profilo della candidata a sindaco: Eugenia è una dirigente della Pubblica amministrazione che conosce dettagliatamente il Palazzo comunale di Sora e, allo stesso tempo, vanta molta esperienza operativa anche in ambito politico, pur non essendo mai stata candidata direttamente”.

Ciò vuol dire che, una volta consegnatale la fascia tricolore, non ci saranno inerzie politiche da vincere, né sarà necessario attendere un tempo irragionevole per il cosiddetto rodaggio della nuova Amministrazione: al contrario, grazie alla sua guida, si potrà subito iniziare a lavorare in modo performante”. Più chiaro di così…

PIENO ANCHE A DESTRA

Altobelli con il consigliere regionale della Lega Pasquale Ciacciarelli

Non ha sofferto di solitudine nemmeno Federico Altobelli, l’avvocato che ha reincollato in due giorni i mille cocci del centrodestra. Ha presentato le sue liste ed il suo progetto. (Leggi qui Altobelli, il candidato che gioca a rugby e cita il Papa).

Ha spiegato che le divisioni sono nate da un problema politico. Ma che il progetto amministrativo non è mai stato in discussione. A sostenerlo c’è il centrodestra unito: da Fratelli d’Italia alla Lega, da Forza Italia all’Udc. Il consigliere regionale Pasquale Ciacciarelli non lo ha mollato un secondo.

I dettagli, in un’altra storia.