Candidature, il Vietnam nascosto a Cassino, Sora e Alatri

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Il Vietnam della prossima campagna elettorale sarà Cassino, per il Partito Democratico. E sarà Alatri per Forza Italia.

Come le paludi asiatiche furono il terreno dello scontro a distanza tra russi e americani, le 33 sezioni elettorali di Cassino e le 21 di Alatri nelle quali si voterà tra un mese, saranno il territorio minato nel quale non avverrà la conta interna ai Partiti ma si combatterà una battaglia ancora più importante.

Lo dicono i numeri. Ad Alatri l’ex deputato Antonello Iannarilli ha il simbolo di Forza Italia tra le 7 liste che lo sostengono. Ma gli uomini che si riconoscono in Mario Abbruzzese stanno tutti nello schieramento che candida a sindaco l’avvocato Enrico Pavia. Tutti giurano che non ci saranno sgambetti né colpi bassi. Se così fosse, sbaglierebbero a non assestarseli. Perchè in caso di vittoria elettorale, Antonello Iannarilli tornerà a tuonare ogni giorno contro il Coordinamento Provinciale accusandolo di incapacità e strillando che è lui l’unico vincente nel Partito. In caso di sconfitta l’ex deputato, ex assessore regionale, ex presidente della Provincia, ex coordinatore del Partito, diventerebbe un ex e basta, fine degli strepiti e della guerriglia interna. Ufficialmente ci sarà un gentlemen agreement. Se sarà di facciata o meno lo diranno i fatti già nei prossimi giorni: basterà vedere se Iannarilli attaccherà i colleghi di Partito che non lo hanno seguito e stanno con Pavia, se nelle sue bordate prenderà di mira anche Abbruzzese; basterà vedere se il coordinatore provinciale Pasquale Ciacciarelli ed il consigliere regionale Abbruzzese andranno a sostenere sul palco l’ex deputato che ha comunque il simbolo di Forza Italia nel suo schiermanento. Basterà vedere cosa accadrà in caso di ballottaggio: se uno tra Iannarilli e Pavia non dovesse né vincere né arrivare al secondo turno, farebbe una dichiarazione di voto in favore dell’altro?

Il Vietnam del Pd invece sarà Cassino. Nemmeno qui ci sarà la conta interna tra Francesco De Angelis e Francesco Scalia. Ma è chiaro che il senatore stimato da Luca Lotti numero due del Pd nel Governo di Matteo Renzi, e l’ex deputato europeo ora alla guida del consorzio Asi, stanno con due candidati diversi. Anche qui ufficialmente non ci saranno sgambetti. Ma il fronte di Scalia ha tutta l’intenzione di giocarsi la partita in favore del sindaco uscente Giuseppe Golini Petrarcone: la clausola del patto tra gentiluomini che prevdeva di non coinvolegere i big nei comizi a Cassino è stata stracciata meno di 12 ore dopo che gli sherpa l’avevano messa negli accordi; Lotti sarà a Cassino. Sul terreno di Cassino, Scalia vuole ribadire il suo livello ‘romano’, il suo peso sempre maggiore nelle file del Partito: non gli interessa contarsi ma riaffermare un ruolo politico. Allo stesso modo, se Francesco De Angelis riuscisse a far vincere invece Francesco Mosillo, dimostrerebbe sul campo di essere lui l’unico signore delle preferenze nel Pd. E potrebbe rivendicare con maggiore forza la candidatura alla Camera, alla luce di un’evidenza: ‘Se volete le preferenze, io sono l’uomo che le può spostare’.

Sora è un Vietnam a parte: è stato il Vientnam dei Partiti. Nessun simbolo, in nessuno schieramento. Il sindaco uscente Ernesto Tersigni in cinque anni ha demolito gli schemi, gli steccati, le sezioni ed i circoli: oggi lo appoggiano quelli che cinque anni fa si erano schierati contro di lui e cioè il Partito Democratico e l’ex sindaco ed ex consigliere regionale Enzo Di Stefano. Chi sta contro di lui? Una parte di quelli che cinque anni fa l’avevano eletto: Forza Italia lo ha lasciato puntando su Roberto De Donatis. Il vero Alfredo Pallone è stato Tersigni.