Canta che ti passa: da Sanremo alle Regionali

Le votazioni per il Festival di Sanremo che si sovrappongono a quelle per le Elezioni Regionali. Confusione su confusione. Alla fine, aveva ragione Battiato. Chi ha vinto il Festival lo sappiamo, a chi non vincerà le Regionali possiamo solo dire "canta che ti passa”

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Ci sono state due Italie in trepidazione stanotte. Quella che aspettava l’annuncio del vincitore di Sanremo e quella che attendeva l’apertura delle urne in Lazio e Lombardia per il rinnovo dei Consigli regionali.

Non succederà mai più credo che una competizione elettorale coincida col festival canoro italiano per eccellenza. Il voto di febbraio è dovuto all’unicum di tre epidosi che si sono sommati: 1) la caduta del Governo Draghi a pochi mesi dalla scadenza naturale; 2) la successiva elezione del Presidente del Lazio Nicola Zingaretti in Parlamento; 3) lo scioglimento anticipato anche del Consiglio regionale del Lazio a seguito del trasferimento del suo Governatore a Montecitorio.

Infatti mentre siamo abituati al clima invernale di Sanremo mitigato solo dalle belle composizioni floreali primaverili, una campagna elettorale invernale è qualcosa di inusitato. Anche diciamolo fortemente limitante, privando i candidati e gli elettori dello scontro a singolar tenzone più classico dei classici: il comizio. E del famoso porta a porta che con il clima da neve di questi giorni è piuttosto impraticabile.

Anche se a pensarci bene i comizi e il porta a porta non si fanno più neanche d’estate sono fuori moda.

A Sanremo vince… Tempera

Frame dalla diretta del Festival di Sanremo 2023

In ogni caso i cantanti di Sanremo a febbraio sono perfettamente a loro agio mentre i candidati alle Regionali sembrano pesci fuor d’acqua.

Oggi il vincitore di Sanremo lo sappiamo già mentre per le regionali aspetteremo domani. È Marco Mengoni con il brano “Due vite”. Un brano certamente bello, che probabilmente parla di ferramenta ma che non ho ancora ascoltato. Infatti gli altri anni mi producevo in un articolo di colore sanremese accoppiando i testi delle canzoni a vari argomenti. Quest’anno no, non le ho proprio ascoltate fino a stasera.

Infatti, a chi mi chiedeva in questi giorni chi prevedevo vincesse il Festival rispondevo come faceva Nino Frassica anni fa: ”Vince Tempera”. Mutuando il gioco di parole sul nome del famoso maestro d’orchestra. Vincenzo Tempera infatti è uno dei maestri di Sanremo più longevi. Decise di mutare il nome d’arte in Vince un po’ all’americana dove si pronuncia “Vins”. Seppur è stato uno dei maestri e compositori più prolifici del panorama italiano partendo da sigle come Ufo Robot e Goldrake fino ad arrivare alle colonne sonore per esempio di Fantozzi o di Febbre da cavallo io lo ricordo soprattutto per questa scemenza che faceva Frassica tirando fuori il biglietto dalla busta dicendo “vince”. E lasciando quel lungo periodo di suspance alla Maria de Filippi che va tanto di moda nelle premiazioni, aggiungendo poi Tempera!

Una scemenza assoluta che a me, appassionato del demenziale, ha sempre fatto ridere. Tanto che anche quando in questi giorni mi chiedevano pareri e profezie o pronostici sulle Regionali in corso rispondevo “Vince Tempera”, ma non tutti capivano la battuta. Ed io diffido sempre da chi non ama il genere demenziale, è gente che non si mette in gioco.

Doppia votazione, doppia confusione

Marco Mengoni (Frame da RaiUno)

Insomma per la prima volta nella storia il toto Sanremo si è sovrapposto al toto elezioni creando una confusione bestiale. A chi chiedeva chi vincesse in Forza Italia tra il presidente del Consiglio Provinciale Gianluca Quadrini ed il sindaco di Roccasecca Giuseppe Sacco uno ha risposto che il secondo veniva dalle nuove proposte. Un altro ha sostenuto che la coreografia di Annalisa che cantava “bellissima” era inferiore per tecnica ai balli scatenati di Quadrini in discoteca.

Quando il direttore ha scritto che il sub coordinatore provinciale di Forza Italia Rossella Chiusaroli (che per inciso canta meravigliosamente) da bambina partecipava a festival canori cantando Rita Pavone, tutti l‘hanno data per favorita sia alla Regione che a Sanremo. (Leggi qui: Rossella, il sogno della Regione per aiutare i più deboli).

Mentre saputo che Vince Tempera era l’autore di “Febbre da cavallo” tutti hanno pensato che il Consigliere di Patrica Samuel Battaglini (noto appassionato di ippica) potesse fare “la mandrakata” e arrivare primo.

A ridosso del caos

Sara Battisti al voto

Insomma immaginate la confusione. Nel Pd ancora qualcuno si chiede se alla Battisti i testi dei comizi li scriva sempre Mogol o se il duo Pompeo – Cecilia fossero due compositori pronti a “suonarla”.

In Fratelli d’Italia c’era chi sosteneva che Maura, Savo, Iannarilli e Picano fossero la riedizione del Quartetto Cetra visto quanto le volevano “suonarle” a tutti quanti. 

Nella Lega viste le incertezze sul quorum (speriamo ovviamente si raggiunga) pare sia stato trovato il Consigliere regionale uscente Pasquale Ciacciarelli a cantare con Gianni Morandi “Uno su mille ce la faaa, ma quanto è dura la salitaaa”. 

Uno trovando un bigliettino Amata – Chiappini ha iniziato a canticchiare Amado mio… love me forever. Un altro vedendo Maria Veronica Rossi in un perfetto completino verde sgargiante da modella, la sera di Salvini ad Anagni una settimana fa l’aveva scambiata per Elodie.

Fanno eccezione solo i candidati Presidente Francesco Rocca, Alessio D’Amato e Donatella Bianchi che non se le sono “cantate” per niente in una campagna soporifera senza scossoni, più noiosa di una sinfonia di Stockahusen.

Le fusa dei presidenti

Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica

Solo una cosa mi ha permesso di tenere la barra dritta e distinguere Sanremo dalle Regionali: le polemiche. Si perché alle Regionali non sia mai si senta una polemica, una criticuccia, che ne so sulla Sanità o sui Trasporti… niente. Nulla che turbi il serafico andamento delle elezioni. Ad un certo punto una candidata ha dato ad un altro del mafioso ma è stata subito redarguita ed indotta a scusarsi. Ma mica per il contenuto. Perché poteva turbare la calma elettorale! Infatti l’altro invece di fare il pazzo ha detto “scuse accettate” ancora prima che venissero formulate. Non sia mai si creasse una polemica.

Sanremo invece no. Sanremo è la fabbrica delle polemiche. Proprio le creano, le inventano, le costruiscono. Tanto che gli autori ormai lavorano più sui testi delle polemiche che sulle canzoni.

Blanco calcia i fiori? Al rogo! Nonostante si capisca subito che era scena essendo il suo videoclip identico alla esibizione di Sanremo.

Ma dei giudizi morali: che qualcuno lo voleva espellere dall’Italia, togliere la cittadinanza. Io quando gli Who sfondavano le chitarre ai concerti godevo come un riccio; o la polizia entrava nei concerti dei DoorsAdesso frignamo per dei calci finiti alle rose. Ma piuttosto ditelo che Blanco non sa cantare.

E la Egonu, tenera, che va in conferenza stampa interplanetaria a spese dei contribuenti a dire l’Italia è un paese razzista ma aggiunge ingenua, “non per fare polemica”. Noooo ma che. E giù tutti i fagiani pro e contro a inscenare polemiche che più costruite di quelle non esistono. Ed il battibecco annuale Amadeus – Salvini? Ma parlatevi durante l’anno: vi citate solo a Sanremo?

Monologhi da ninna nanna

Il bacio di Rosa Chemical a Fedez (Frame da RaiUno)

Lasciamo stare i monologhi soporiferi osannati come opere letterarie, i Fedez vestiti da nanonazisti, la chiamata alla liberalizzazione della droga che era un tema vecchio già negli anni Ottanta con gli Articolo 31 che cantavano “Ohi Maria”. Non poteva mancare la solita sfilata di baci omosex e mancando Achille Lauro ci ha pensato Rosa Chemical che più che un cantante pare una ditta farmaceutica che si è slinguazzato Fedez con una scenetta preparatissima. Roba che Benigni già quarant’anni fa si andava pomiciando Pippo Baudo e già non faceva scena allora figurati oggi.

Insomma noia mortale su tutti i fronti: Sanremo ed Elezioni. E che è, volete farci morire di noia. Erano più credibili pure Bugo e Morgan di tutta questa pantomima.

In tutto questo, canzoni di bassa qualità ed esibizioni noiose. Solo uno spunto di simpatia per Mr.Rain quello che cantava coi bambini “supereroi”. Soprattutto per solidarietà tra noi supereroi.

Per il resto attendendo i veri vincitori delle elezioni con duelli che sembrano molto più interessanti delle finte polemiche sanremesi vi lascio con delle considerazioni che scrisse il maestro Franco Battiato su Sanremo e sulla politica culturale di questo Paese. Che a titolo personale mi sento di sottoscrivere completamente.

Sanremo, parola di Battiato

Franco Battiato (Foto: Ale3me)

Il Festival di Sanremo? Un inutile spettacolo canoro perfetto per la tv; o meglio un demenziale varietà televisivo, in cui quattro scalzacani travestiti da artisti, fanno da balia a grotteschi presentatori, ridicoli direttori artistici e a damigelle insignificanti. Ancor peggio vedere giornalisti prezzolati, sportivi ed attori del momento, rimpinguare il proprio portafoglio”.

Non è certamente un’iniziativa il cui scopo principale sia parlare di musica, questi parlano del contorno tiepido e insipido che trema intorno al piatto nel quale gli altri gozzovigliano come corvi affamati. Son periodi difficili per la cultura, di questi tempi. Stiamo vivendo una sorta di oscurantismo culturale che sta facendo precipitare la nostra società in derive inquietanti”.

Eppure la cultura non è argomento da sottovalutare, e nemmeno da minimizzare, perché da essa dipende l’emancipazione sociale di un popolo. Purtroppo, proprio chi è preposto, a livello istituzionale, a promuovere, sostenere e preservare la cultura, pecca di latitanza, o ancor peggio di superficialità. Anzi, in taluni casi sono proprio le istituzioni ad essere artefici del degrado culturale che ci pervade in questo periodo”.

Sempre più spesso non sono neanche cattivi, ma incapaci E persistono nell’idea di essere nel giusto”.

Come dare torto al Maestro. Allora con spirito sereno festeggiamo il vincitore di Sanremo e prepariamoci a festeggiare tutti i vincitori che usciranno dalle urne nello spoglio di lunedì. Ed agli sconfitti non ci resterà che consolarli e dargli l’unico consiglio possibile per un’elezione in tempi di Sanremo: “Canta che te passa”.

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