A capodanno le bollicine del vignaiolo anarchico (Nunc est bibendum)

Cosa bere in una giornata importante come quella di Capodanno? Nunc est bibendum ha assaggiato le grandi bollicine di Nicola Gatta. In Franciacorta ma...

Marco Stanzione

Non invitatemi mai a bere...

Ore di confine. Per molti sono quelle da dedicare ai bilanci, ai resoconti, alle classifiche… No! Meglio impiegarle per stappare una bottiglia e festeggiare. Poi se lo fate con grandi bollicine e non con il bicarbonato di fantozziana memoria (si, avete capito bene, l’Ippopotamo!) sarà tutto più bello e il vostro stomaco e la vostra testa ve ne saranno grati. 

Per festeggiare come si deve, questa settimana vi consigliamo delle grandi bollicine, frutto del lavoro di un grande produttore della rinomata Franciacorta, Nicola Gatta.

Vigne in Franciacorta ma…

Attenzione quando si parla di Franciacorta in sua presenza: «Le mie vigne si trovano in quella zona, ma io non ho nulla a che fare con la Franciacorta. Non per la tradizione e le uve, sia chiaro, quanto per i metodi di produzione che si rispecchiano poi in ciò che andate a bere».

Nicola si è presentato così alla “Cena a bassa temperatura” organizzata dai ragazzi dell’Enoteca Il Santo Bevitore a Cassino, un’occasione per degustare pietanze di carne cucinate a basse temperature e abbinarle con le bollicine di Nicola. Un’occasione di confronto tra produttori, sommelier, addetti ai lavori e semplici clienti che avevano voglia di gustare qualcosa di veramente particolare. 

«I miei spumanti sono fatti tutti con metodo classico, agricoltura rigorosamente biodinamica, nessun “liqueur de tirage” e rispecchiano in pieno il territorio di provenienza. Rispetto alla maggior parte degli spumanti della zona i miei risentono molto di più dell’influenza del terreno, i vigneti sono a 500 mt di altitudine nella zona orientale della Franciacorta. Il suolo è più calcareo e quindi la caratteristica principale dei miei spumanti è la spiccata mineralità che li caratterizza tutti“.

Il vignaiolo “anarchico” è un personaggio di poche parole, ma non gliene servono tante perchè per lui parlano le sue bottiglie. Pochi concetti e tante emozioni.

Facciamo questo sacrificio dunque, lasciamo che le bottiglie parlino… Nunc est bibendum!

Ombra e Blanc de Blancs

Il primo spumante che ci viene proposto è il Brut “Ombra“, un blend di Chardonnay e Pinot Noir: perlage fine, al naso abbastanza complesso, si percepiscono note agrumate ed erbacee, in bocca è abbastanza persistente ideale per accompagnare la prima pietanza della serata, un panino integrale con punta di petto, salsa verde piemontese e chips di topinambur. Assaggiare un panino così elaborato non capita tutti i giorni.

Lo chef Nico Mastroianni ci delizia il palato con la seconda portata della serata, ma prima di spiegarci di quale carne si tratta ci invita a mangiarla. Lo accontentiamo e subito inizia il vociferare tra di noi: “Ottimo questo filetto…ma non è un filetto, è una guacia…mah a me sembra un controfiletto…” insomma alla fine abbiamo sbagliato tutti perchè in realtà nel piatto c’era una lingua di vitello cotta in sottovuoto per 24 ore a 75°, con semi di comino e un mix di crauti rossi e bianchi. Ebbene si cari amici, ho mangiato per la prima volta in vita mia la lingua di vitello…deliziosa!

Ci viene servito in abbinamento il “Blanc de Blancs“, un vino dalle qualità enormi, soprattutto abbinato a questo piatto. Chardonnay in purezza, ben 4 anni sui lieviti, pas dosè con uve provenienti da diverse annate, 2012 principalmente ma anche 2011 e 2010. Perlage ancora più fine del precedente, aromi fruttati come pesca, prugna. Sapidità e mineralità presenti in maniera piuttosto marcata. Un prodotto che mi ha sorpreso perchè alla fine risulta essere non solo buono ma estremamente equilibrato.

400

Terzo vino della serata è il famoso “400“, già avevo avuto modo di assaggiarlo qualche mese fa ma ne ho apprezzato di più le qualità dopo aver sentito la spiegazione di Nicola Gatta.

Poche parole ben precise dietro la sua folta barba: “40 lune sui lieviti, Chardonnay per il 70% mentre il restante 30% è Pinot Nero. Un vino che rispetto ad Ombra ti può dare una maggiore sensazione evolutiva“.

Per certi versi 400 ricorda le più famose e blasonate bollicine dei cugini d’oltralpe e il confronto qualitativo in questo caso si può azzardare tranquillamente. “Da un grande vino deriva un grande abbinamento“, si va bene la frase non è quella ma l’alcol inizia a circolare ed il “Pollo nel Cappello” dello chef Mastroianni è squisito. Trattasi di una specie di raviolo con farina Senatore Cappelli farcito con pollo alla cacciatora. Forse l’abbinamento migliore della serata.

Rosè di Pinot Nero

Quarta pietanza è un capocollo di maiale demì glacè cotto per 6 ore alla temperatura di 80°, con accanto una classica cicoria saltata in padella. Carne morbidissima e succosa, ottima per essere abbinata al Rosè di Pinot Nero.

È il prodotto migliore di Nicola Gatta, perché qui emergono le caratteristiche tipiche degli altri vini (mineralità e sapidità) e il “caratteraccio” del Pinot Noir, un vino che amo alla follia. Fatto con uve provenienti dalle annate 2011, 2010 e 2009 questo prodotto resta in bottiglia per 60 mesi! Il risultato è eccezionale, un perlage fine, al naso è fruttato, ma si possono percepire note speziate. Fresco, abbastanza sapido e di buon corpo. Uno spumante estremamente elegante.

Il vignaiolo anarchico

La degustazione dei prodotti a marchio Nicola Gatta finisce qui ma non la serata. Non mi dilungherò troppo sul post degustazione, non vi dirò che abbiamo aperto altre bottiglie…meglio di no…e meglio non parlare del dolce (Bavarese all’arancia con croccante alle mandorle e cioccolato fondente) servito col cognac, oppure di due bottiglie di Champagne delle quali nemmeno ho visto l’etichetta.

A proposito di etichette, sembra di averne vista una..un Syrah francese del 2006, ma no, questo non ve lo dirò. A proposito di Syrah era presente Amedeo dell’azienda “Il Vecchio Poggio” …e che fai non la stappi una sua bottiglia? Meglio due? Facciamo tre! Morale della favola: mangiare bene e bere bene è importante, ma ridere e stare bene in compagnia è fondamentale!

Il vino su questo aiuta tantissimo, quindi tra qualche ora, quando si avvicinerà la fine di questo 2018 brindate con le persone che vi regalano sorrisi. Gli unici botti di Capodanno che ci piacciono sono quelli delle bottiglie stappate!

Consiglio di bere i vini dell’anarchico Nicola Gatta con del punk rock dei Clash in sottofondo. Non storcete il naso, è una questione di attitudine. I vini di Nicola sono qualitativemente altissimi, eleganti e fuori dagli schemi classici, proprio come i Clash, l’attitudine più punk di tutti con dei suoni all’epoca sperimentali e all’avanguardia per il genere. Fuori dagli schemi ovviamente. Provate “Guns of Brixton” con queste bollicine, non abbiate paura!

Buon 2019!!!

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Recensione a cura di Marco Stanzione, sommelier di Officine Sannite