Vdc, ecco cosa sa l’Asi sul futuro dell’area venduta a Cardinale

Foto: A. Folcarelli

Non esiste un piano industriale depositato all'Asi nel quale il gruppo Cardinale indichi cosa intende realizzare nell'area ex Videocon. Non era richiesto dal bando. Ma il presidente De Angelis avanza ipotesi precise

Nessuno sa cosa intenda farci. Secomit Srl non ha presentato un piano industriale sul futuro della gloriosa ex Videocon. Se esiste non è pubblico: non c’era alcun obbligo di presentarlo al consorzio Asi di Frosinone per partecipare al bando di compravendita. È emerso in diretta giovedì sera nel corso della puntata di A Porte Aperte su Teleuniverso.

Lo ha ammesso il presidente del consorzio industriale Francesco De Angelis. Le uniche indicazioni sul domani della seconda area industriale per dimensioni dopo Fca Cassino, arrivano dai paletti piantati dal CdA dell’Asi. Lì si potrà svolgere solo attività industriale.

 

Immobiliare e produzione

Ma  Secomit Srl non è un’industria: è una società di capitali che si occupa della compravendita e gestione delle aree su cui hanno sede gli stabilimenti ed i ragazzi della galassia Cardinale. Che invece è uno dei colossi nella commercializzazione della termoidraulica in Europa. A Patrica ha uno dei suoi stabilimenti, la Aeffe. (leggi qui Videocon passa nella galassia Cardinale)

È una prassi in tutti i grandi gruppi industriali. Una società si occupa della produzione, mentre gli immobili e la loro gestione sono affidati ad un’altra società. L’esempio scolastico è Amazon: quando mise gli occhi sull’area comprata ora da Secomit – Cardinali fu Vailog Srl a verificare se la zona rispondesse ai requisiti per ricavarne il polo logistico del Centro Italia. Poi realizzato invece a Passo Corese.

 

Niente bugie sulle assunzioni

Un dato emerge con certezza. «Non possiamo prendere in giro la gente e dobbiamo dire le cose come stanno: non ci saranno migliaia di assunzioni. Non sappiamo quanti posti di lavoro creerà questa operazione e al momento non abbiamo la minima idea. Ma dobbiamo essere onesti e dire che non è immaginabile un’ondata di posti come quella degli anni Sessanta e Settanta».

Nel periodo di massima espansione la Videocolor arrivò ad avere circa duemila dipendenti diretti e più o meno altrettanti nell’indotto. In quegli stessi anni la Fiat di Piedimonte San Germano ne aveva circa undicimila. Oggi Fca Cassino Plant ne ha la metà. «Molto difficilmente – ha detto De Angelis – riesco ad immaginare una Vdc che possa arrivare ad avere la metà dei dipendenti che aveva nei tempi d’oro».

 

Logistica? Forse. Ma anche…

Presidente, vuole farci credere che lei non ha sollevato il telefono e non ha chiamato il dottor Carmine Cardinale per dirgli “Buongiorno, lei ha vinto l’asta: auguri e cosa vuole fare adesso?

Francesco De Angelis sa che non può fuggire. «Ho visto questa mattina per la prima volta Carmine Cardinale. È un imprenditore solido. Ma mettiamo le cose in chiaro: l’Asi, così come nessun altro, possono andare da un imprenditore che tira fuori i soldi per fare un investimento e poi dirgli come deve investire. Noi possiamo dargli dei paletti entro i quali deve stare. Paletti che si chiamano legalità e si chiamano Piano regolatore».

 

E quali paletti gli avete dato?

«Nel bando abbiamo scritto che il sito Videocon deve rimanere a vocazione industriale. Quindi o industria o attività strettamente connesse».

 

Quindi, anche la logistica: come voleva fare Vailog per Amazon?

«La logistica è una delle attività connesse all’industria. E se Cardinale vuole reindustrializzare il sito realizzando lì il suo polo logistico europeo è un suo diritto».

 

De Angelis ha qualcosa dentro. È evidente. La clausola di riservatezza che gli ha imposto il silenzio per un mese fatica a svanire. Poi alla fine lo dice.

«Non escludo che Cardinale possa fare quello che avevamo pensato dall’inizio noi dell’Asi. Ma che non abbiamo potuto fare perché non siamo immobiliaristi, siamo un consorzio. Non escludo che usino una parte di quella immensa superficie. E poi mettano a disposizione il resto per le altre piccole e medie imprese che volessero entrare: una sorta di moderno condom info industriale dove gli investitori trovano l’area pronta, chiavi in mano, per mettere la loro sede».