Cari sindacati è ora di aggiornare il fronte Stellantis

La risposta della politica ai sindacati. Che chiedevano risposte concrete sul caso Stellantis. La sfida ai sindaci. Sulle nuove energie. E le nuove materie prime. "Non possiamo continuare a chiedere nuovi modelli. Qui è cambiato tutto”

L’ultimo segnale arriva da Roma, direttamente dal Ministero del Lavoro. Lì in queste ore è stato firmato il contratto di espansione che coinvolge Stellantis e i sindacati metalmeccanici. Spiana la strada all’esodo incentivato per altri 390 dipendenti. Chi vuole lasciare il posto in anticipo riceverà uno scivolo con il quale agganciare la pensione oppure un sostegno con il quale realizzare la sua nuova attività.

Riguarda il personale degli enti di staff non produttivi: impiegati dell’Amministrazione, addetti alla ricerca, esperti dei servizi finanziari. Gente che sia a non più di 5 anni dalla pensione. Le firme sono quelle di Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm Uil, Fismic, Uglm Ugl e Associazione Quadri.

Chi vuole andare via ha tempo per dirlo fino al 2 ottobre, le uscite avverranno entro il 30 novembre. A fronte delle 390 uscite, Stellantis si impegna ad un piano di assunzioni a tempo indeterminato per 130 dipendenti.

La consulta dei sindaci

Il sindaco Enzo Salera nella scorsa riunione su Stellantis

Stellantis non è Fiat e non è Fca: le sue dinamiche non sono più quelle di una grande azienda nazionale, nemmeno quelle di un piccolo colosso mondiale. Ora si ragiona in termini di azienda globale. Il primo a lanciare l’allarme con assoluta chiarezza è stato il presidente di Unindustria Cassino Francesco Borgomeo. Così concreto che il sindaco Enzo Salera ha convocato per giovedì pomeriggio la Consulta dei sindaci. (Leggi qui Qualcuno faccia una proposta ora per Stellantis… o sarà tardi; leggi qui Stellantis, la spallata di Borgomeo ed il silenzio di una politica paurosa; leggi anche Stellantis, l’inizio della fine del vecchio modello Fiat).

I sindacati sono stanchi delle parole. Rimproverano alla politica di non avere finora portato soluzioni. Il paradosso più assurdo è che fino a pochi mesi fa il Lazio non faceva parte del Tavolo dell’Automotive istituito al MInistero dello Sviluppo Economico. Perché nessuno sapeva che a Cassino ci fosse il principale stabilimento metalmeccanico della regione, nessuno al Mise immaginava che tra diretti e indotto ci fossero nel Lazio ben 35mila lavoratori nell’Automotive. (Leggi qui I sindacati contro la politica: dateci soluzioni per Stellantis).

L’agenda da riscrivere

Gabriele Picano

Non ci sarà il senatore Massimo Ruspandini (FdI) precettato a Palazzo Madama per il voto sul Green Pass. La posizione la riassume il vice presidente provinciale del Partito Gabriele Picano: «Fino a quando ragionavamo in termini di Fca era giusta la richiesta che arrivava dai sindacati. E cioè di lavorare per fare in modo che arrivassero qui altri modelli da produrre. La politica doveva lavorare – tanto per fare un esempio – in modo da portare a Cassino Plant la produzione di Alfa Romeo Tonale. Che invece è andata nel collegio del ministro Luigi Di Maio, a Pomigliano d’Arco».

Ora però non si ragiona più in termini di Fca. «La vendita a Stellantis riscrive tutte le regole, tutta l’agenda. O il governo Draghi realizza un’agenda industriale concreta oppure l’Automotive a Cassino ed in Italia finirà nel giro di pochi anni. Perché tra poco verrà sostituita dalla Mobilità Sostenibile. Vi faccio riflettere su due punti: Stellantis sta rivoluzionando l’intera rete di vendita in Italia e sta passando alle concessionarie on line. Il gruppo ha venduto asset come Magneti Marelli ed ha investito nei software per auto. In questo contesto, se ragioniamo in termini di modelli da portare a Cassino facciamo un ragionamento di breve respiro».

Gabriele Picano lancia una sfida al sindaco di Cassino, agli altri sindaci della Consulta, ai sindacati. «Cassino Plant sarà industrialmente competitivo se scenderanno i costi dell’energia, se affronteremo il tema delle materie prime che l’Italia oggi importa ma che domani verranno ricavate dal riciclo totale. Siamo pronti ad affrontare un ragionamento del genere?».

La bolletta troppo cara

Francesca Gerardi

Il tema dell’energia a Cassino era stato sollevato dal Ceo di Stellantis Carlos Tavares. Ma non è stato l’unico. Lo conferma Francesca Gerardi, deputato della Lega. «In queste settimane ho incontrato i rappresentanti di altri importanti gruppi nazionali, non dell’automotive. Tutti mi hanno posto la stessa questone sull’industria in provincia di Frosinone e nel Mezzogiorno in genere. Tutti mi dicono che il costo dell’energia qui è più caro e per loro conviene delocalizzare. Nella maggior parte dei casi non ci confrontiamo con imprenditori: le aziende oggi sono nelle mani di fondi d’investimento internazionali ai quali interessano solo i numeri».

La Lega ha una posizione chiara. Matteo Salvini l’ha espressa più volte: da Roma in giù occorrono con urgenza 34 impianti capaci di realizzare l’energia attraverso i rifiuti, abbattendo la tariffa di smaltimento e generando corrente elettrica a costi competitivi.

Per Guido D’Amico, presidente di ConfimpreseItalia, il fatto di essere riusciti ad attrarre qui Fincantieri significa che questo territorio «ha gli asset giusti per proiettarsi nell’industria del nuovo millennio. Ma non possiamo più ragionare soltanto in termini di nuovi modelli di auto da portare a Cassino. Tra poco le auto si compreranno on line, faranno la manutenzione ogni 2milioni di chilometri, avranno meno della metà degli attuali componenti, guideranno sempre più da sole. Noi dobbiamo ragionare in termini di attrattività del territorio: o rendiamo questo territorio interessante per gli investitori oppure resteremo tagliati fuori» .

C’è vita oltre Stellantis

Foto: via Imagoeconomica

È Gabriele Picano a tracciare la sintesi. «Come in Emilia Romagna è nata dal nulla la Motor Valley che punta con forza sull’elettrico, Cassino deve essere capace di attrarre Stellantis e darle buoni motivi economici per indurla a restare. Oppure, in caso contrario, deve essere attrattiva per altri investitori. Per questo mi auguro che si inizi da subito a parlare di energia, materie prime seconde, agenda industriale. Da Cassino deve partire un chiaro segnale per il Governo Draghi e per il ministro dello Sviluppo Economico».